Welfare

Amnistia e indulto, quali proposte

Tra le possiiblità anche il "Piano Marshall" di Segio e Cusani per il reinserimento sociale dei detenuti

di Antonietta Nembri

Provare per credere. Basta digitare le parole “indulto e amnistia” nella ricerca per temi dei progetti di legge del sito del Senato della Repubblica e sullo schermo appaiono ben 19 schede. Sono anni che senatori e deputati presentano proposte: le più vecchie riguardano la concessione di indulto per le pene relative ai reati di terrorismo. Oggi, complice il Giubileo e le pressioni che la stessa Chiesa sta facendo verso tutti i governi per la realizzazione di atti di clemenza, sembra che anche nel Parlamento italiano non si parli d’altro. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Si deve partire dall’Abc. Non è la stessa cosa parlare di amnistia o indulto: la prima, infatti, indica un provvedimento di clemenza di carattere generale e per essere concessa deve essere approvata dal parlamento con una legge approvata da una maggioranza di due terzi. L’amnistia estingue il reato e, se c’è una condanna ne cessa l’esecuzione. L’indulto, invece, è un provvedimento di clemenza revocabile nel caso in cui la persona che ne usufruisce, una volta libero, commetta lo stesso reato. La legge in questo caso deve essere approvato dal Parlamento con una maggioranza semplice. Condona una parte della pena o la commuta in una pena diversa, ma non estingue il reato. Le diverse proposte che sono state presentate possono essere raggruppate in tre grossi filoni. Nel primo possono essere annoverate le proposta A.C. 7015 presentata da Giuliano Pisapia e l’A.S. 4638 presentata da Giovanni Russo Spena (primo firmatario) che, in sintesi, prevede un provvedimento di amnistia per i reati fio a cinque anni inclusi alcuni reati contro la Pubblica Amministrazione. Il secondo filone è rappresentato dalle proposte presentate al Senato da Luigi Manconi e alla Camera da Luigi Saraceni, con un provvedimento di amnistia e indulto per i reati non finanziari per i quali è stabilita una pena inferiore ai quattro anni. Infine ci sono le proposte, depositate al Senato e alla Camera il 13 giugno, per la concessione di amnistia e indulto: si tratta dei Ddl A.S. 4658 e A.C. 7086 che prevedono la cancellazione della parte finale della condanna per pene che non superino i tre anni. Queste ultime proposte nascono dall’ipotesi di Francesco Maisto e Massimo Paravini legata alla riflessioni sulle emergenze del mondo penitenziario e del sistema penale che si basano sulle proposte di Sergio Cusani e Sergio Segio, ideatori di quello che chiamano un “Piano Marshall” per favorire il reinserimento sociale dei detenuti e rafforzare la sicurezza dei cittadini. La riflessione su indulto o amnistia, infatti, non può essere distinta da una più ampia sul sistema carcerario e in generale sulla politica penale seguita in Italia.
Non va comunque dimenticato che per tutte le proposte non è ancora iniziato l’iter in nessuno dei due rami del Parlamento. Alla fine di giugno, nel corso del convegno organizzato dal gruppo Abele in un luogo simbolico come Castelnuovo Don Bosco, paese natale di San Giuseppe Cafasso patrono delle Carceri, è stata redatta una “Carta di San Cafasso”. In questo documento vengono iscritti 10 punti che puntano a ottenere “più giustizia, più dignità, più umanità”. Oltre a chiedere naturalmente che le proposte di legge nate secondo le modalità della proposta Cusani-Segio vengano messe all’ordine del giorno della commissione Giustizia del Senato, si chiedono tutta una serie di attenzioni per migliorare il mondo carcerario italiano. Punto di partenza anche in questo caso è quello che Segio e Cusani hanno pensato come un “collegato” di accompagnamento al varo della legge di indulto e amnistia, perché non basta infatti approvare una legge per cambiare un mondo, occorrono dei progetti.
Tre le grandi aree indicate: la prevenzione, il recupero e il reinserimento sociale. «L’amnistia-indulto», scrivono Cusani e Segio, «è occasione per innescare, a partire da questo terzo anello (il reinserimento sociale), un nuovo e inedito circuito virtuoso. Si tratta di creare le premesse, le condizioni e le opportunità in grado di consentire che una quota significativa di quanti escono dal carcere non abbiano a rientrarvi di li a poco. Si tratta di definire e finanziare un Piano straordinario d’azione sociale per sostenere il reinserimento e tutelare la legalità, collegato al varo dell’amnistia e indulto e con un impegno distribuito almeno su un triennio». Nella Carta di San Cafasso viene chiesto che parte delle risorse derivanti dalle concessioni Umts vengano utilizzate per finanziare misure alternative al carcere e per l’apertura dello stesso carcere a tele-lavoro, tele-formazione, tele-informazione e tele-università.
Ma i nostri parlamentari, nelle discussioni tra maggioranza e opposizione, sembrano più preoccupati di altro, di giocare anche questa opportunità sul tavolo dei continui scambi e ripicche cui la politica italiana ci ha purtroppo abituati. (A. Ne.)

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