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Amnesty si appella alla Commissione europea
L'organizzazione teme che la nuova Costituzione e le leggi ungheresi abbiano conseguenze sui diritti umani
La situazione in Ungheria preoccupa Amnesty International: «La Commissione europea deve fare di più per monitorare la Costituzione e le leggi ungheresi, che temiamo possano avere gravi conseguenze per i diritti umani nel paese. Tutti gli stati membri dell’Unione europea hanno l’obbligo di rispettare i diritti umani» ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. L’organizzazione oggi ha sollecitato la Commissione europea ad agire per assicurare che la nuova Costituzione e le leggi sui media dell’Ungheria siano in linea con gli standard dell’Unione europea.
Lo scorso dicembre Viviane Reding, Commissaria europea per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, aveva esposto al governo ungherese la propria preoccupazione su alcuni specifici aspetti della Costituzione, entrata poi in vigore il 1° gennaio di quest’anno. Amnesty International ritiene che l’analisi della Commissione europea si sia troppo concentrata su carenze tecniche e abbia ignorato il più ampio impatto negativo sui diritti umani causato dalla Costituzione e dalle nuove leggi.
Analizzando le nuove disposizioni ungheresi Amnesty sottolinea: «La nuova legge sulla Corte costituzionale pare limitare il diritto dei cittadini a un rimedio giudiziario. Il testo prevede l’obbligo di rappresentanza legale per presentare un ricorso costituzionale e, per le autorità giudiziarie, il potere discrezionale di elevare una multa di 1700 euro nei confronti dei ricorrenti “che abusino del loro diritto di presentare un ricorso”». Ma non solo, sul fronte discriminazione per Amnesty la nuova legislazione ungherese, adottata a seguito dell’approvazione della Costituzione, «rischia di produrre un’ampia discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersexual, in quanto la famiglia viene definita come unione “basata sul matrimonio di un uomo con una donna, sulla discendenza diretta o sull’affidamento”».
«Questa definizione restrittiva discrimina nei confronti delle coppie omosessuali e potrà impedire, in futuro, ai tribunali di estendere in loro favore l’istituto del matrimonio», ha commentato Duckworth.
Ma non mancano problemi anche per la libertà d’espressione. Un elemento cruciale nelle leggi sui media è la concentrazione del potere sui media nell’Autorità sulle comunicazioni e sui mezzi d’informazione. Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato l’assenza d’imparzialità e i controlli arbitrari sulle assegnazioni e sulle licenze.
Amnesty ricorda che lo scorso dicembre, l’Autorità ha deciso di non concedere la licenza a Klubradio, un’emittente radiofonica indipendente d’informazione, che ha posizioni critiche nei confronti del governo. La radio non potrà così più andare in onda alla scadenza della licenza, il mese prossimo.
«Una singola agenzia governativa ha ora il potere di zittire le voci critiche dell’informazione ungherese, una situazione che sta già avendo effetti negativi sulla libertà di stampa», ha precisato Duckworth che conclude: «La Commissione europea deve agire senza indugio per garantire che il governo ungherese rispetti i diritti umani e intraprenda le riforme necessarie per allineare la nuova Costituzione e le leggi sui media alle norme dell’Unione europea»
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