Non profit

Amnesty: scriviamo al G8 contro il traffico d’armi

In occasione del summit annuale che si terrà in Canada dal 26-28 Giugno, Amnesty International chiede al G8 di controllare il commercio internazionale di armi.

di Redazione

Con il loro enorme potere politico ed economico, i paesi del G8 potrebbero scegliere di difendere e promuovere i diritti umani. Al contrario, troppo spesso, esportando materiale bellico, i Grandi 8 contribuiscono a violare i diritti umani e ostacolano lo sviluppo sociale ed economico in tutto il mondo. In occasione del summit annuale che si terrà in Canada dal 26-28 Giugno, Amnesty International chiede al G8 di controllare il commercio internazionale di armi. Scrivi al Primo Ministro canadese che ospiterà il G8 nel suo paese! clicca qui Tutti gli Stati hanno l’obbligo legale di controllare se le armi e il materiale bellico che esportano sono usati per violare i diritti umani, e devono assicurarsi che con il traferimento di queste armi, essi, non stiano appoggiando consapevolmente tali violazioni. I trasferimenti di armi non sono legali solo perché i destinatari sono agenti governativi o perché i trasferimenti sono stati autorizzati dai governi. Essi possono essere legittimi solo se fatti in linea con gli standard internazionali. Il fallimento dei governi nel rispettare questo obbligo sta contribuendo alla distruzione di milioni di vite. Amnesty International chiede a tutte le parti coinvolte nel commercio di armi di rispettare due regole fondamentali. -I governi che forniscono armi non dovrebbero autorizzare alcun trasferimento di armi ove c’é un chiaro rischio che tali materiali verranno usati per: violare i diritti umani; commettere crimini di guerra; commettere crimini contro l’umanità. I governi che comprano le armi dovrebbero assicurarsi che la loro circolazione e uso sia strettamente limitato ai termini stabiliti dalle regole internazionali. L’uso militare sia permesso solo se proporzionato, mirato, e in linea con la legislazione umanitaria internazionale; le armi illegali tenute dalla popolazione civile vengano raccolte e distrutte in situazioni dove potrebbero contribuire a commettere gravi violazioni di diritti umani.

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