Welfare

Amnesty: più tempo al Tpi per giudicare Karadzic e gli altri

Il mandato del Tribunale penale internazionale, nato nel 1993, scade nel 2010. "Il rischio, in mancanza di una proroga", spiega Amnesty, "è che siano vanificate decine di processi"

di Redazione

All’indomani dell’arresto di Radovan Karadzic e della sua consegna al Tribunale penale internazionale per l‘ex Jugoslavia (Tribunale), Amnesty International chiede che questo organo di giustizia abbia il tempo e le risorse necessarie per stabilire la verita’ e garantire giustizia per le vittime dei crimini di guerra commessi in Bosnia ed Erzegovina.

‘Il Consiglio di sicurezza deve rivedere la scadenza arbitraria, imposta al Tribunale, di terminare i suoi lavori entro il 2010’ – ha dichiarato Amnesty International. ‘Sui 161 casi di persone incriminate dal Tribunale, 115 sono chiusi ma ci sono procedimenti in corso riguardanti gli altri 46
imputati. Due di essi, Ratko Mladic e Goran Hadzic, sono ancora latitanti. Il Tribunale deve avere il tempo necessario per completare tutti i procedimenti’.

Il rischio, in caso contrario, e’ che non vi sara’ tempo per esaminare tutte le imputazioni e gli eventuali appelli. Oppure, i casi potranno essere deferiti ai tribunali nazionali, su cui Amnesty International nutre profonde preoccupazioni relative alla qualita’ della giustizia, alla capacita’ di proteggere vittime e testimoni cosi’ come di rintracciare le prove e, infine, all’impegno di condurre indagini e procedimenti approfonditi. Nella maggior parte dei paesi dell’ex Jugoslavia la mancanza  di volonta’ politica e, talvolta, persino ostruzioni deliberate continuano a bloccare le indagini e i processi nei confronti dei criminali di guerra.

‘L’arresto di Radovan Karadzic, che Amnesty International sollecitava da oltre un decennio, e’ una grande vittoria. Ma di fronte a imputazioni cosi’ gravi, come anche nel caso di Ratko Mladic e Goran Hadzic, la competenza dev’essere del Tribunale’ – ha precisato l’organizzazione per i diritti umani.

Radovan Karadzic, ex presidente della Republika Srpska, capo del Partito democratico serbo e comandante supremo dell’Esercito serbo bosniaco, e’ stato latitante per oltre 12 anni dopo essere stato incriminato per genocidio, complicita’ in genocidio, sterminio, omicidio, persecuzione,
deportazione, atti inumani e altri crimini commessi contro la popolazione musulmano bosniaca, croato bosniaca e altri civili non serbi in Bosnia ed Erzegovina durante il conflitto 1992-1995.

Le accuse contro Karadzic comprendono l’assassinio di circa 8000 uomini, adulti e ragazzi, avvenuto a Srebrenica nel 1995. Egli e’ inoltre indiziato di genocidio, persecuzione e altri crimini commessi dalle forze sotto il suo comando, tra cui uccisioni, arresti e detenzioni di migliaia
di persone non serbe. Nei centri di detenzione istituiti dalle forze serbo bosniache, i soldati sotto il suo comando si sarebbero resi responsabili di maltrattamenti, torture, stupri e uccisioni di civili non serbi. Karadzic e’ indiziato di crimini di guerra per l’assedio di Sarajevo, i bombardamenti sulla citta’ e le migliaia di morti e feriti che ne derivarono.

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