Welfare

Amnesty: per gli italiani le discriminazioni sono ancora molto diffuse

Secondo l’indagine realizzata dall’associazione in partnership con Doxa violenza sulle donne, discriminazione di persone LGBTI ed episodi di bullismo sono ancora oggi fenomeni all’ordine del giorno

di Redazione

In Italia, ancora oggi, si sente parlare troppo spesso di donne vittime di violenze, di casi di omofobia e di ragazzi perseguitati dal bullismo. Fenomeni distanti tra loro ma che sono legati da un unico filo invisibile che racchiude in sé una delle violazioni dei diritti umani più grave: la discriminazione. Ma cosa ne pensano i nostri connazionali dell'incidenza di questi fenomeni in Italia e nel mondo? Amnesty International per rispondere a questa domanda presenta l’inedita indagine “Gli Italiani e le discriminazioni”, realizzata in collaborazione con Doxa, per fotografare il pensiero dei nostri connazionali su questi fenomeni in Italia e nel mondo. Lo studio, realizzato su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-70 anni), è stato presentato oggi dall’Organizzazione che dà così il via alla campagna di raccolta fondi con il 5×1000.

I dati emersi su queste forme di discriminazione non sono incoraggianti. Infatti, per 6 Italiani su 10 la violenza sulle donne è aumentata in questi ultimi anni e sempre più spesso si sentono notizie in cui si parla di femminicidio. Ma, a pensarla così, sono quasi 7 donne su 10, contro il 50% degli uomini. C’è poi un restante 40% di Italiani per i quali il fenomeno è rimasto invariato, ma che credono che se ne parli di più su media e social media (anche in questo caso, a minimizzare il problema sono gli uomini, risponde così il 47% contro il 30% delle donne). Altro fenomeno in crescita, secondo 7 Italiani su 10, è quello del bullismo. Addirittura, quasi la metà degli intervistati (45%) pensa che si sia verificato un incremento del fenomeno proprio a causa della grande cassa di risonanza fornita dai social media. Inoltre, un ulteriore 26% crede che la crescita sia dovuta al costante clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media. Per 1 Italiano su 4, invece, il bullismo è sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce. La legge che istituisce le unioni civili per le coppie formate da persone dello stesso sesso, approvata a maggio 2016 dal Parlamento, è considerata come un passo di civiltà per 1 Italiano su 2, che vede un reale cambiamento nei diritti delle persone omosessuali negli ultimi anni. L’86% degli Italiani pensa che le persone omosessuali debbano avere gli stessi diritti degli altri, dato in aumento rispetto al 72% di una ricerca pubblicata nel 2016. Ma per le coppie omosessuali c’è ancora tanto da fare e questo viene confermato da 1 Italiano su 5 per cui, nonostante i progressi fatti, le coppie omosessuali sono ancora vittime di omofobia.

«Le discriminazioni, in ogni loro forma, sono ancora oggi all’ordine del giorno e sappiamo che c’è ancora tanto da fare», ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, «La nostra organizzazione si impegna quotidianamente per contrastare questi fenomeni, sensibilizzando l’opinione pubblica e le istituzioni e creando progetti specifici. I risultati della nostre azioni iniziano a vedersi e questo viene confermato dall’indagine Doxa, in cui emerge una maggiore consapevolezza dei nostri connazionali che vedono un cambiamento o, quanto meno, si iniziano a rendere conto del problema».

Valutazioni e sensazioni confermate dai preoccupanti dati sulle discriminazioni in Italia. Infatti, nel 2017, dei 355 omicidi commessi, 140 sono femminicidi. Sebbene il numero degli omicidi commessi nell’ultimo anno sia diminuito dell’11% dal 2016, e del 25% negli ultimi 4 anni, il numero dei femminicidi è rimasto invariato. Ma le donne non sono le uniche a subire discriminazioni. Il 40,3% delle persone LGBTI, infatti, afferma di essere stato discriminato nel corso della vita, il 24% a scuola o in università mentre il 22% sul posto di lavoro. In molti casi, discriminazioni e violazioni dei diritti umani avvengono già tra i ragazzi. In Italia, un ragazzo o una ragazza su 2, tra gli 11 e i 17 anni, ha subito episodi di bullismo e circa il 20% ne è vittima assidua, cioè subisce prepotenze più volte al mese.

Anche quest’anno Chef Rubio ha deciso di schierarsi al fianco di Amnesty International a sostegno della campagna e della lotta alle discriminazioni: «Per il secondo anno di seguito confermo la mia scelta a sostegno di Amnesty International perché la tutela dei diritti umani riguarda tutti noi ed è fondamentale continuare nelle grandi battaglie per affermare i diritti di chi non ha voce, sia in Italia che nel mondo», ha raccontato Chef Rubio, cuoco non convenzionale artefice di significative ricette di solidarietà per persone e situazioni disagiate: dal “Pasto Sospeso” per migranti e indigenti, ai tutorial di ricette in Lingua dei Segni per i sordi, alle lezioni di cucina in carcere per i detenuti, «È vero che alcuni passi avanti sono stati fatti, ma non basta. Bisogna lottare ogni giorno, combattere le ingiustizie e proteggere chi ne è vittima. Tutti possiamo fare qualcosa per un mondo più giusto e senza discriminazioni. A cominciare da me, dal mio impegno personale da semplice individuo e poi da personaggio pubblico per promuovere e difendere i diritti e le libertà civili: donare il 5×1000 ad Amnesty International è un primo passo che, tra le altre cose, non ci costa niente ma può fare tanto».

Amnesty International si impegna da decenni per combattere qualsiasi forma di discriminazione e violazione dei diritti umani. È costante il lavoro dell’Organizzazione per far emergere il problema della violenza sulle donne sia sui media che tra le istituzioni. Di fronte al numero esorbitante di femminicidi compiuti nel nostro paese, lo Stato ha il dovere di garantire una protezione efficace e assoluta alle donne che trovano il coraggio di ribellarsi a persecuzioni e violenze. Inoltre, Amnesty International è attivo dal 2016 con un progetto pilota con l’obiettivo di ridurre i casi di bullismo in tutti i settori della vita scolastica. Infine, è dal 1979 che l’Organizzazione si occupa dei diritti negati e/o violati della comunità LGBTI e ora, dopo anni di campagne e sensibilizzazione, si iniziano a vedere i primi frutti. A confermarlo è sia la percezione degli italiani, ma anche la legge sulle unioni civili. Tuttavia, la legge non ha affrontato la questione dell’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso.

Per continuare a sostenere l’attività di Amnesty International in Italia e nel mondo, per contrastare i fenomeni discriminatori grazie alla creazione di progetti specifici, sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, si può contribuire destinando il proprio 5×1000: basta inserire il codice fiscale 03 03 11 10 582 e la propria firma nella dichiarazione dei redditi.

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