Cultura

Amnesty ottimista. E ora Pechino?

La svolta del Papa verso Pechino. Intervista a Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty.

di Benedetta Verrini

Ben venga l?apertura del Papa. Ben vengano le visite di Bush e l?ingresso nel Wto. Abbiamo sempre detto che chiudere le porte alla Cina non è l?atteggiamento giusto per risolvere la questione della violazione dei diritti umani. Perciò, tutti questi sono segni positivi». Così Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty international, commenta il messaggio del Papa e il corteggiamento sempre più stretto che la diplomazia internazionale ha messo in atto nei confronti del governo cinese.
Vita: Che ripercussioni avrà tutto questo nella gestione dei diritti umani?
Marco Bertotto: Sarà senza dubbio uno stimolo al riconoscimento delle libertà fondamentali che il governo cinese tuttora calpesta. La stessa designazione della Cina come paese ospite dei Giochi olimpici è un fatto positivo, che costringerà il governo a rivedere molte restrizioni che affliggono la popolazione. Attenzione, però: le aperture dei governi occidentali vanno anche riempite di contenuti.
Vita: In che senso?
Bertotto: La Cina non può essere considerata solo come un potenziale partner economico e il problema dei diritti umani non può essere messo in secondo piano. Il mondo dell?economia non potrà restare neutrale, anche perché l?apertura dei commerci e la globalizzazione economica porterà, come contraltare, una globalizzazione dei diritti e di possibilità che i cinesi non hanno mai avuto.
Vita: Una strada percorribile, dunque. Ma quanto lunga?
Bertotto: Difficile dirlo. Negli anni 90 in Cina c?è stata una media di quaranta condanne a morte alla settimana. Le minoranze religiose, dai Tibetani fino ai cattolici fedeli al Papa, sono ancora vittime di una repressione. Di fronte a tutto questo, è chiaro che l?apertura di relazioni mette in capo all?Unione europea e agli Stati uniti la responsabilità di intensificare gli appelli e le azioni per allentare questa morsa. E condurre la Cina verso un cammino di cambiamento.

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