Famiglia

Amnesty: le donne tra le principali vittime dei conflitti

Nuovo rapporto di Amnesty International denuncia sfruttamento sessuale e stupri di cui sono vittime le donne

di Joshua Massarenti

Vittime di stupri e ridotte alla stregua di schiave sessuali: le donne, secondo un nuovo rapporto di Amnesty International, sono tra le principali vittime dei conflitti nel mondo perche’ sono considerate come ”la macchina riproduttiva del nemico” e la personificazione dell’onore stesso della comunita’ contro cui si combatte. Dall’ Iraq all’ Afghanistan, dal Nepal alla Colombia, dal Sudan alla Repubblica Democratica del Congo, ”la strategia militare – ha dichiarato la segretaria generale di Amnesty, Irene Khan – e’ diventata quella di attaccare le donne in modo da attaccare il morale del nemico ed umiliare non soltanto le donne stesse, ma anche gli uomini, che sentono di non essere riusciti a difendere il proprio onore”. Il rapporto di 120 pagine redatto da Amnesty evidenzia centinaia di casi di violenza diretta contro le donne durante periodi di guerra. Nella regione indiana del Gujarat, dove da anni infuria la guerra tra induisti e musulmani, alle donne incinte e’ stato tagliato il ventre ed i feti gettati via. In Congo, decine di migliaia di donne sono state rapite, violentate e forzate in schiavitu’. ”L’uso della violenza sessuale come arma da guerra – ha detto la Khan – e’ la manifestazione piu’ evidente e piu’ brutale dell’ impatto dei conflitti armati sull’esistenza delle donne. I corpi delle donne, la loro sessualita’ e la loro capacita’ di procreare sono diventati campi di battaglia veri e propri”. Il rapporto evidenzia come, a dieci anni dal genocidio in Ruanda, durante il quale la violenza contro le donne e’ diventata una strategia diffusa ed evidente, la comunita’ internazionale non ha ancora imparato a fare in modo che tale strategia non si ripeta altrove. Amnesty ha sottolineato inoltre come le donne, quando non sono direttamente vittime dei conflitti, debbano sopportare piu’ di ogni altra categoria il peso dei cosiddetti danni collaterali sulla popolazione civile. Nel presentare il rapporto, la Khan ha inoltre lanciato un appello alle autorita’ in Afghanistan ed in Iraq affinche’ si impegnino maggiormente a salvaguardare i diritti delle donne. ”I diritti delle donne sono stati utilizzati come una delle principali giustificazioni per l’intervento militare in entrambi i Paesi e tuttavia nella strategia post-bellica poca attenzione e’ stata dedicata a proteggere le donne”, ha detto la segretaria generale di Amnesty. Secondo il rapporto punire chi commette atti di violenza contro le donne e’ ancora molto difficile, in quanto tali tematiche sono spesso avvolte nella segretezza ed in un senso di vergogna. Secondo la Khan, il tribunale dell’Aia dovra’ presto occuparsi anche di questi casi.

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