Welfare

Amnesty: la sicurezza dal terrorismo schiaccia i diritti umani

E' quanto emerge dal Rapporto 2002, presentato oggi a Roma. Capitolo "denso" anche sull'Italia, a causa del comportamento delle forze dell'ordine ai supervertici di Genova e Napoli

di Barbara Fabiani

Amnesty International è d’accordo con gli osservatori internazionali: dopo l?11 settembre indubbiamente il mondo è radicalmente cambiato, e il cambiamento riguarda l’affermazione sempre più stretta di un legame tra sicurezza e diritti umani, dove purtroppo i secondi sono visti come ostacolo alla prima. E? quanto emerge dal Rapporto Amnesty 2002, presentato oggi a Roma dalla Sezione italiana dell?organizzazione. Fra i temi principali: lo stato dei diritti umani nel mondo, le conseguenze dell’11settembre, torture e maltrattamenti in Italia, la crisi in Medioriente. Il Rapporto – che tasta il polso della situazione dei diritti umani in 152 paesi ? mette in luce il problema di alcuni governi che nel 2001 sono andati ben oltre lo scopo di garantire la sicurezza interna contro il terrorismo, e l?hanno utilizzato come pretesto per nuovi abusi e per ?giri di vite? contro minoranze e opposizioni politiche. E ‘il caso di Malesia, India, Pakistan, Egitto, Giordania, Sudcorea e Cina. La stessa preoccupazione riguarda anche le democrazie occidentali, quali Usa e Gran Bretagna (e analogamente la Russia nella gestione della ribellione in Cecenia), in cui dopo l’11 settembre sono stati avviati provvedimenti urgenti e commissioni militari che hanno legittimato la detenzione per via amministrativa, cioè senza l?autorizzazione di un giudice, di centinaia di stranieri provenienti da paesi nella ?lista nera? del terrorismo. “In queste nazioni si è vista sviluppare presto una giustizia di seconda classe, con scarse garanzie per il diritto alle difesa” ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di AI. “Dobbiamo capovolgere il dibattito su sicurezza e diritti umani, evitando che a prevalere siano solo gli interessi politici ed economici alcuni governi. I diritti umani non sono ostacolo alla sicurezza, ma un elemento chiave per costruirla e consolidarla”. Il Rapporto di Amnesty documenta esecuzioni extragiudiziali in 47 paesi; esecuzioni capitali in 27 paesi; sparizioni in 35 paesi; prigionieri di coscienza in 56 paesi; torture e maltrattamenti in 111 paesi. A questo proposito, Amnesty chiama in causa proprio l?Italia, chiedendo il recepimento da parte del parlamento italiano del trattato internazionale contro la tortura, in modo che nel nostro codice penale entri in modo specifico il reato di tortura. Per quanto riguarda l?Italia, mai come quest?anno il Rapporto ha avuto un capitolo così denso. In particolare per il caso di maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte degli agenti delle forze dell’ordine, “un richiamo che abbiamo sollecitato ogni anno nel nostro Rapporto – precisa Bertotto – ma che nel 2001, in occasione delle gravi situazioni che si sono verificate ai vertici di Napoli e Genova, ha avuto maggiore conferma e riscontro”. Già all’indomani dei fatti di Napoli, infatti, il Segretariato Internazionale di AI aveva richiesto al governo italiano – con una lettera indirizzata all?allora ministro Bianco – di intervenite per fare chiarezza su quanto accaduto. La stessa richiesta ufficiale venne ripetuta dopo gli scontri di Genova. AI insiste per l? istituzione di una commissione d?inchiesta indipendente che faccia luce sul comportamento delle forze dell?ordine durante queste manifestazioni. Ancora per l?Italia, Amnesty rileva una scarsa uguaglianza nell?accesso ai diritti di giustizia e nella realizzazione del pieno diritto di difesa per alcune fasce deboli della popolazione, tra cui immigrati, rom, senzatetto. Tra le buone notizie del Rapporto 2002 c?è un calo tendenziale della pena di morte nel mondo, anche se la Cina ?tiene alto? il ritmo delle esecuzioni capitali, avendone praticate, negli ultimi tre mesi, più di tutti gli altri paesi del mondo negli ultimi tre anni. Nel 2001, ad ogni modo, il Cile ha adottato la moratoria della pena di morte, il Pakistan ha rinunciato alla pena capitale sui minorenni. Info: www.amnesty.it


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