Welfare

Amnesty: introdurre subito reato di tortura in Italia

"Una lacuna gravissima perché il nostro Paese ha ratificato la Convenzione Onu contro questo reato'' ha detto Marco Bertotto

di Redazione

”L’Italia deve assolutamente introdurre al piu’ presto il reato di tortura nella propria legislazione. E’ una lacuna gravissima, anche perche’ il nostro Paese ha ratificato la Convenzione Onu contro questo reato e altre pene o trattamenti inumani o degradanti”. E’questo l’appello di Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty International, che ha presentato oggi la conclusione della campagna mondiale contro la tortura. Bertotto ha accusato le istituzioni italiane di sottovalutare il problema nel nostro Paese. ”Quando chiediamo l’appoggio delle istituzioni perche’ si approvi al piu’ presto una legge in proposito, la risposta con cui ci capita piu’ spesso di imbatterci – anche da parte di rappresentanti del governo – e’ che la tortura in Italia non esiste”, ha spiegato Bertotto, ”ma questo non e’ assolutamente vero. Noi come Amnesty riceviamo in continuazione segnalazioni di forme di tortura nelle carceri, nelle stazioni di polizia e da parte delle forze dell’ordine. Genova e Napoli, ha aggiunto il presidente di Amnesty italia, sono solo gli episodi piu’ recenti”. Solo 129 dei 189 stati membri dell?ONU sono diventati parti della Convenzione e molti fra quelli che l?hanno ratificata falliscono nell?assicurarne la completa implementazione, permettendo alla tortura di continuare ad essere praticata indisturbata. In tutti questi anni, Amnesty International ha fornito regolarmente al Comitato contro la Tortura informazioni sulla tortura e i maltrattamenti relativi ai paesi sotto inchiesta. ?Dal Brasile all?Arabia Saudita, dalla Russia all?Indonesia, dagli USA al Camerun, gli stati parti della Convenzione stanno fallendo nel compiere i passi necessari alla prevenzione e sanzione della tortura? ha dichiarato l?organizzazione. ?La tortura deve essere relegata ai libri di storia. Invece, è ancora ampiamente utilizzata per estorcere confessioni, intimidire oppositori o punire, disciplinare e umiliare i prigionieri?. I metodi della tortura vanno dalle gravi percosse all?elettroshock, dall?abuso sessuale alla deprivazione di cibo e sonno. ?Per mettere fine a tutto ciò, gli stati devono ratificare senza riserve e con urgenza la Convenzione contro la tortura e adottare misure concrete per far fede all?impegno di sradicare la tortura? ha aggiunto Amnesty International. ?Un altro passo importante per rendere gli scopi della Convenzione una realtà è l?adozione e la rapida entrata in vigore del Protocollo Opzionale alla Convenzione, che crea un sistema internazionale per la prevenzione della tortura e dei maltrattamenti? ha dichiarato Amnesty International. L?obiettivo del Protocollo, fortemente sostenuto da Amnesty International e da numerose altre organizzazioni, è di prevedere visite regolari di esperti nei luoghi di detenzione e la produzione di rapporti per le autorità competenti con raccomandazioni concrete per la prevenzione della tortura e dei maltrattamenti. La bozza del testo, che è stata approvata lo scorso aprile a Ginevra dalla Commissione ONU sui diritti umani, deve ora ottenere l?approvazione finale dell?Assemblea Generale dell?ONU e la firma e ratifica da parte degli stati. Il 9 aprile 2001, il Consiglio dell?Unione Europea ha adottato le Linee guida per la prevenzione e l?eliminazione della Tortura, un importante strumento operativo che tuttavia l?Ue fatica ancora ad applicare nelle sue relazioni con i paesi terzi e nell?ambito di incontri multilaterali. ?L?Europa deve affrontare in maniera efficace le violazioni e gli abusi dei diritti umani anche dentro i propri confini, e in questo contesto neanche l?Italia è al di sopra di ogni sospetto? ha evidenziato l?organizzazione. In Italia, Amnesty International ha condotto la campagna ?Non sopportiamo la tortura.? dal 18 ottobre 2000, sensibilizzando l?opinione pubblica sulle aree tematiche maggiormente preoccupanti: i bambini, le donne, la discriminazione, l?impunità. La Sezione Italiana ha seguito i casi di 28 persone vittime di tortura in tutto il mondo, per le quali sono state raccolte almeno 435.000 firme e lanciato 1402 iniziative in tutta la penisola. Hanno aderito alla campagna 173 scuole e università e 212 enti locali, che hanno creato, insieme agli attivisti dell?organizzazione, migliaia di simboliche ?Zone libere dalla tortura?. La mobilitazione popolare ha contribuito a promuovere ben 6 disegni di legge (3 alla Camera e 3 al Senato) che evidenziano la necessità dell?introduzione del reato di tortura in Italia, ma la legislazione italiana non è stata ancora adeguata agli standard internazionali. ?La tortura è stata vietata esplicitamente nel codice militare di guerra con una legge del gennaio 2002, ma il codice penale ancora non prevede il reato di tortura, nonostante l?Italia si sia impegnata in tal senso nel 1988 ratificando la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura? ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. ?Si tratta di una grave lacuna legislativa, perché in realtà nessuno dal 1988, anno di entrata in vigore della Convenzione per l?Italia, è stato incriminato per tortura, anche se gli episodi ? denunciati periodicamente dai rapporti del Segretariato Internazionale della nostra organizzazione ? non sono mancati? ha aggiunto Bertotto. ?E? tempo che l?Italia mantenga fede all?impegno assunto a livello internazionale per prevenire questa emergenza internazionale e per assicurare alla giustizia i responsabili di tale crimine disumano?. A questo proposito, la Sezione Italiana di Amnesty International ha promosso oggi ufficialmente l?invio di cartoline ai presidenti di Camera e Senato con la richiesta di calendarizzare nei due rami del Parlamento la discussione per l?introduzione del reato di tortura. E? possibile firmare le cartoline anche sul sito Internet dell?organizzazione all?indirizzo: amnesty


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA