Cultura

Amnesty, in Russia ancora un bavaglio sulla societeà civile

La Corte suprema russa ha respinto l’appello contro la chiusura della Societa’ per l’amicizia russo-cecena (Rcfs)

di Redazione

Amnesty International si e? dichiarata profondamente contrariata per la decisione odierna della Corte suprema russa, che ha respinto l?appello contro la chiusura della Societa? per l?amicizia russo-cecena (Rcfs). ?La decisione di oggi colpisce due obiettivi: la liberta? d?espressione e la societa? civile? ? ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International – ?e trasmette un segnale agghiacciante: le altre Ong fuori dal coro possono subire la stessa sorte dell?Rcfs. Le autorita? russe sono obbligate a garantire un clima libero dalle intimidazioni, in cui gli attivisti per i diritti umani possano svolgere il loro lavoro?.

L?Rcfs, che svolgeva un?opera di monitoraggio e d?informazione sulla situazione dei diritti umani in Cecenia e in altre zone del Caucaso settentrionale, era stata chiusa lo scorso ottobre, prevalentemente sulla base delle nuove leggi ?contro l?estremismo e sulle Organizzazioni non governative?, secondo le quali un?Ong non puo? essere diretta da una persona condannata per attivita? ?estremiste?. Stanislav Dmitrievskii, direttore esecutivo dell?Rcfs, gia? vittima di intimidazioni e minacce di morte, era stato condannato il 3 febbraio 2006 per ?crimini di odio?, per aver pubblicato articoli di natura non violenta scritti da leader separatisti ceceni. Amnesty International aveva ritenuto che Dmitrievskii fosse stato condannato per il pacifico esercizio del proprio diritto alla liberta? d?espressione e non avrebbe neanche dovuto essere sottoposto a processo.

Dopo aver appreso della sentenza della Corte suprema, Dmitrievskii ha fatto sapere ad Amnesty International che ricorrera? alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo: ?La decisione della Corte suprema? ? ha commentato ? ?e? un pericolo per la societa? civile e per la Russia nel suo complesso. E? una decisione politica, che mostra chiaramente che le autorita? russe non ci tengono alla societa? civile. Manda un segnale sbagliato, che non passera? inosservato nella comunita? internazionale. Nel nostro ricorso, avevamo dimostrato che il verdetto iniziale del tribunale di Nizhnii Novgorod era illegale. La decisione della Corte suprema ci mette di fronte a una serie di problemi amministrativi ma non ci fara? smettere di lavorare per i diritti umani?. Semplici cittadini di ogni parte del mondo, tra cui molti soci di Amnesty International, personalita? di primo piano russe e di fama internazionale, come i Premi Nobel Elie Diesel e Harold Pinter si erano rivolte alle autorita? russe chiedendo che l?Rcfs non venisse chiusa.

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