E' emergenza diritti umani negli Stati Uniti dopo l'uccisione a Ferguson, nel Missouri, del giovane afroamericano Michael Brown da parte della polizia lo scorso 9 agosto. Per la prima volta negli USA, infatti, Amnesty International ha deciso l'invio di una squadra sul campo, composta da 12 persone, con l'incarico di “verificare i metodi della polizia durante gli scontri avvenuti a Ferguson in seguito alla morte del giovane disarmato Michael Brown”.
L'organizzazione, che ha esplicitato in una nota “la necessità di un esame degli standard della polizia della città per verificare se corrispondono a quelli fissati”, ha sottolineato la propria tradizione di monitoraggio e indagine della condotta delle polizie di tutto il mondo. E il direttore Steven W. Hawkins ha aggiunto che “la nostra delegazione è arrivata in Missouri per far sapere alle autorità che il mondo le sta osservando. Chiediamo un'indagine approfondita sulla morte di Michael Brown e sugli eventi che l'hanno accompagnata”.
“E' arrivato il momento”, ha continuato Hawkins, “in cui gli americani e le persone di tutto il mondo devono farsi domande sul rapporto tra razzismo e forze dell'ordine, e sulle conseguenze della militarizzazione della polizia sul fondamentale diritto di assemblea pacifica”. Negli scontri tra manifestanti e polizia che si sono verificati dopo la morte del ragazzo, infatti, le forze dell'ordine locali hanno utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla che aveva violato il coprifuoco imposto dal governatore Jay Nixon.
Intanto sono arrivati i risultati dell'autopsia indipendente condotta su richiesta della famiglia del ragazzo dal dottor Michael Baden, ex capo medico legale di New York: il 18enne di colore è stato colpito con un’arma da fuoco almeno sei volte, di cui due alla testa.
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