Mondo

Amnesty: esecuzioni a raffica

Dopo sedici anni di inattività, il boia ha ripreso a lavorare anche in Burundi: il 31 luglio scorso sei persone accusate di aver partecipato ai massacri del ‘93 sono state giustiziate

di Redazione

Dopo sedici anni di inattività, il boia ha ripreso a lavorare anche in Burundi: il 31 luglio scorso sei persone accusate di aver partecipato ai massacri del ?93 sono state giustiziate. Dopo un processo ridicolo e senza aver avuto assistenza legale. Questa è l?accusa mossa da Amnesty International, il Movimento internazionale per la difesa dei diritti umani; la sezione italiana dell?associazione ha sollecitato il nostro governo, nella persona del ministro Dini, a prendere posizione sulla situazione sempre più ?illegale? nel Paese governato dalla minoranza etnica tutsi. L?uso da parte del governo del maggiore Buyoya della pena capitale come strumento di controllo dell?opposizione politica assume proporzioni sempre più preoccupanti: sarebbero almeno 130 i condannati a morte presenti nelle carceri del Burundi, giudicati al termine di processi politici; seimila sono invece le persone detenute, quasi tutte di etnia hutu, ancora in attesa di conoscere il loro capo d?accusa. E continuano le esecuzioni sommarie all?interno dei campi di raccolta della popolazione hutu. Come ultimo atto il governo locale ha negato l?accesso al Paese all?incaricato della Commissione per diritti umani delle Nazioni Unite. Si aspettano le reazioni della comunità internazionale.


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