Welfare

Amnesty al governo: garanzie per i prigionieri in Iraq

Amensty International chiede al governo italiano di non consegnare più prigionieri alle forze della coalizione in assenza di garanzie adeguate di rispetto dei diritti umani

di Emanuela Citterio

Non consegnare più alle forze della coalizione le persone arrestate in Iraq in assenza di garanzie di rispetto dei diritti umani.

A chiederlo al governo è la sezione italiana di Amnesty International, in una lettera inviata oggi al presidente del consiglio Berlusconi e ai ministri della difesa e degli esteri Martino e Frattini.

Nella lettera Amnesty International chiede al governo italiano quali passi sono stati intrapresi, durante l’occupazione in Iraq, per assicurarsi che gli Stati cui venivano consegnate le persone arrestate dai militari italiani rispettassero le norme internazionali sui diritti umani.

“Chiediamo formalmente” si legge nella lettera firmata dal presidente di Amensty Italia Marco Bertotto “che, in assenza di tali garanzie, le Forze Armate italiane non consegnino più persone da loro arrestate alle forze della Coalizione responsabili per gli interrogatori e i centri di detenzione. Se così non fosse, l?Italia si renderà responsabile di una violazione del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario dei conflitti armati”.

Per Bertotto, le parole di condanna del governo italiano nei confronti della tortura non risulteranno sufficienti in assenza di “rigorose garanzie sulla tutela dell?integrità fisica e psicologica di ogni persona arrestata in territorio iracheno?.

Il diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario dei conflitti armati contengono principi che affidano tali persone alla responsabilità dello Stato che li prende in custodia e li detiene.

Amnesty cita anche le norme della III e della IV Convenzione di Ginevra, secondo cui i prigionieri di guerra e i civili possono essere trasferiti a un?altra Potenza solo nel caso in cui la Potenza detentrice si sia accertata che la prima voglia e possa rispettare le Convenzioni di Ginevra. Nel caso in cui non le applichi, la Potenza che ha proceduto al trasferimento deve prendere misure efficaci per rimediare alla situazione o chiedere che le persone protette le siano rinviate.

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