Welfare

Amnesty: abolita la clandestinità si volti pagina

Il presidente dell'associazione, Antonio Marchesi, saluta con favore l'abrogazione del reato d'ingresso o permanenza irregolare nel territorio italiano

di Lorenzo Alvaro

«Occorre abolire la normativa che prevede il reato d'ingresso o permanenza irregolare nel territorio italiano». Questo era uno dei dieci punti che Amnesty International Italia aveva elencato come necessari per la tuttela dei diritti umani che erano stati sottoposti alle istituzioni italiane ed europee.

Agenda che, spiega Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, «ha accolto moltissime adesioni. Quasi tutti i leader di coalizione e oltre 800 candidati di cui oltre 100 sono stati poi eletti. Era il punto di partenza di una campagna di Amnesty sui diritti umnai in Italia. Tra i punti specifici c'er ala questione del reato di clandestinità che rappresentava un grave punto di criticità per quello che riguarda il trattamentoi dei migranti nel nostro PAese. Speriamo sia un ricordo del passato».

Il reato per Marchesi, «non solo è inefficace da un punto di vista repressivo ma è soprattutto iniquo perchè non colpisce una responabilità ma una condizione. Una cosa ingiustificabile anche da un punto di vista morale oltre che di diritti».

A cascata, causa la clandestinità, tutta una serie di diritti del migrante vengono violati, «in primo luogo la giustizia. Da clandestino un migrante non può pensare di accedere alla giustiza se ne dovesse avere bisogno. In secondo luogo dal punto di vista lavorativo, mondo nel quale finiscono inevitabilmente in stati di semi schiavitù».

Per questo l'associazione ha accolto con molto favore la proposta di abrogazione del cosiddetto reato d'immigrazione clandestina, annunciata ieri dal ministro della Giustizia Paola Severino e avanzata da una commissione ministeriale di studio sulla depenalizzazione dei reati minori. «Speriamo di riuscire a voltare pagina», conclude Marchesi, «anche se ci sono ancor atante cose su cui lavorare. Penso in particolare alla sospensione degli accordi con la Libia e alla revisione generale della politica immigratoria». 


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