Legalità

Amministratori sotto tiro, non sono pochi quelli che non arretrano

C’è chi come Gianluca Vurchio, sindaco di Cellammare, in provincia di Bari, non cede alle minacce di morte e alle bombe nel campo di calcio del suo Comune, seimila anime che hanno fatto quadrato attorno a lui. Fortunatamente non è l’unico primo cittadino che si è ribellato agli attacchi della criminalità mafiosa, di cui racconta Avviso Pubblico attraverso il rapporto che, con oltre 300 atti intimidatori registrati mediamente ogni anno, lancia l’allarme sul pericolo che corre la nostra democrazia

di Gilda Sciortino

Lo sport? Un’occasione di socialità che porta benessere alla comunità. Chi tenta di minare questo processo distruggendola per interessi personali, non può che averne un ritorno negativo.

Per Gianluca Vurchio, sindaco di Cellammare, comune di seimila anime in provincia di Bari, le minacce ricevute personalmente a fine 2019 e l’ordigno fatto scoppiare a gennaio del 2020 negli spogliatoi del campo sportivo del suo territorio non lo hanno fermato. Tutt’altro. Le sue denunce hanno, infatti portato a due arresti per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso realizzata in danno di un pubblico ufficiale, incendio in concorso e porto abusivo di esplosivi in luogo pubblico.

«La storia è drammaticamente semplice», afferma Vurchio. «A gennaio danno fuoco alla macchina dell’assessore all’urbanistica e successivamente riceviamo atti intimidatori che denuncio senza esitazione, così la Prefettura mi affida la tutela dinamica, ritrovandomi nella condizione di comunicazione all’Arma dei Carabinieri tutti i miei spostamenti».

Vurchio è uno dei sindaci che arricchiscono la purtroppo lunga lista degli amministratori presi di mira dalla criminalità mafiosa. Per tutti loro la denuncia viene prima di tutto perché sono “episodi che vanno fortemente combattuti sul piano culturale, sociale e istituzionale”.

Un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia è talmente pervasivo da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni

Roberto Montà, presidente di “Avviso Pubblico”

Loro, gli amministratori pubblici, però, non sono i primi ai quali si pensa quando si parla di intimidazioni, estorsioni, minacce e violenze da parte delle organizzazioni criminali perché, queste, sembra scontato associarle ad azioni che hanno come soggetti che le subiscono gli imprenditori. Ovviamente ciò corrisponde al vero, ma c’è una fascia di vittime a cui non sempre si presta la dovuta attenzione. Sono, infatti, gli amministratori di enti pubblici, locali e regionali, presi di mira per il loro impegno di legalità nei territori aggrediti dalla criminalità mafiosa Sono loro i protagonisti del rapporto “Amministratori sotto tiro” grazie al quale raccontare un fenomeno che Avviso Pubblico monitora da 14 anni a livello nazionale. Un arco di tempo di raccolta dei dati che ci dice che sono stati oltre 5.300 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, dipendenti della pubblica amministrazione italiani. Praticamente una media di 385 intimidazioni l’anno, 32 ogni mese, almeno una al giorno.

Un rapporto che, nel solo 2023, ha registrato 315 atti intimidatori, di minaccia e violenza (- 3,5% rispetto al 2022, quando furono 326)

Ed è la Calabria la prima regione colpita dal 2016 con 51 casi censiti su tutto il territorio regionale (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche, facendo registrare un aumento dei casi rilevati. Seguono la Campania (39 casi, – 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%). Assieme raccolgono il 50% degli atti intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale. La Toscana (20 casi), invece, svetta al primo posto in quanto regione più colpita dell’area centro-nord che, insieme alla Sardegna, registra un aumento superiore al 20% dei casi censiti rispetto al 2022. Chiudono le prime 10 posizioni Lombardia e Veneto (19), Piemonte ed Emilia-Romagna (17).

«Per la prima volta», si legge nel report, «fanno ingresso le minacce verbali e le telefonate minatorie quali tipologie vessatoria più utilizzata a livello nazionale (17% dei casi), seguita da incendi (15%, in leggero calo), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14,5%, stabile) e l’utilizzo dei social network (13%, in aumento). Rispetto, poi, agli anni precedenti, chi opera nel Mezzogiorno si trova a fronteggiare intimidazioni veicolate in modalità molto diverse rispetto a quelle di un/una collega del Centro-Nord. Gli incendi, ancora una volta la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), però, non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente scritte offensive e social network, insieme circa il 40% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole, non si collocano fra le prime cinque tipologie più utilizzate per sottomettere le vittime».

La differenza sta anche nel fatto che non si sta più zitti a subire. Lo dimostra proprio il caso di Vurchio. “Amministratori sotto tiro”, infatti, ci fa capire che, laddove si concentrano attentati e minacce, si è spesso in presenza di una resistenza al fenomeno mafioso da parte di amministratori che non cedono alle pressioni dei clan.

«Inevitabile denunciare», aggiunge il sindaco di Cellammare -, «anche perché la comunità te lo chiede senza parlare.  Dopo gli attacchi la reazione è stata forte e immediata con una fiaccolata contro la criminalità organizzata. Una mobilitazione locale che ha visto scendere tutti al nostro fianco per rivendicare spazi di socializzazione che, dopo la bomba, abbiamo recuperato attraverso un bando regionale che ci ha assegnato 120mila euro per ristrutturare gli spogliatoi. Oggi abbiamo un campo di calcio, due a cinque, uno di tennis  e un’area riservata al tiro con l’arco, fruiti da giovani e meno giovani».


A destra, Gianluca Vurchio, il sindaco soccorritore (foto fornita da Gianluca Vurchio)

Un primo cittadino che non ha mai arretrato, anche perché non è nelle sue corde

«Sono autista soccorritore del sistema 118. Faccio turni di 12 ore, spesso notturni, e ho vissuto in prima persona, sia dal punto di vista professionale sia istituzionale, l’emergenza Covid. Amo definirmi soccorritore istituzionale», conclude Gianluca Vurchio, «e i miei 39 anni, compiuti lo scorso 15 aprile, li sto vivendo con grande passione, ma anche un profondo senso di responsabilità. Anche per questo, una volta eletto, non ho voluto mettermi in aspettativa. Un’energia che mi viene traferita anche e soprattutto dai miei concittadini».

Non allontanandosi dal tema politico, arriva da Avviso Pubblico un timore che dovrebbe fare riflettere

«Ci preoccupa l’avvicinarsi delle prossime elezioni », spiega il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, «quando il fenomeno potrebbe inasprirsi per i tentativi delle organizzazioni criminali di condizionare l’esito delle urne. Infatti, a essere minacciato, oltre agli amministratori locali, è anche chi si candida a rivestire un incarico pubblico, fenomeno registrato in tutti i rapporti, che richiede un supplemento significativo di attenzione in vista della prossima tornata elettorale di giugno, quando andrà al voto il 47% dei Comuni italiani. Un quadro preoccupante, che riguarda in particolare quelli medio-piccoli, in cui più forte è la solitudine, come anche l’assenza di attenzione mediatica, e dove spesso si annida la “cifra oscura” del silenzio, descrivendo contesti territoriali, economici e sociali in cui fare il sindaco e l’amministratore diventa sempre più una attività pericolosa».

 E sono proprio i Comuni al di sotto dei 20mila abitanti quelli nei quali “Avviso pubblico” registra il 55% dei casi di aggressione e minacce; il 21%, invece, avvengono in Comuni (in tutto 42) che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Il 17 per cento del totale degli attacchi viene, ancora una volta, rivolto alle amministratrici.

Un fenomeno che non si ferma ai nostri confini

Oltre a raccontare e analizzare i fatti avvenuti nel corso del 2023 in Italia, come lo scorso anno il rapporto si è arricchito di una sezione speciale sui casi di violenza politica a livello internazionale. Lo ha realizzato Acled, organizzazione non governativa che monitora gli scenari di conflitto e violenza internazionale, dimostrando come la violenza politica non sia un’esclusiva solo italiana.

Sono, infatti, 216 gli atti di intimidazione e violenza rivolti nel 2023 contro gli amministratori locali nei paesi dell’Unione europea, con un aumento del 76% rispetto al 2022 quando gli eventi registrati erano stati 123. Un fenomeno che, solo lo scorso anno, ha coinvolto otto paesi, contro i nove del 2022. Il paese più colpito dal fenomeno risulta la Francia, con un totale di 127 casi censiti, più del doppio di quelli registrati in Italia nello stesso anno (63). A seguire la Grecia (12, contro i 5 del 2022), la Germania (6) e Cipro (4).

Al di fuori dell’UE, Acled registra un calo di oltre il 75% degli atti di violenza contro le amministrazioni locali nel 2023, per un totale di 47 eventi rispetto ai 197 registrati nel 2022. Il fenomeno è diffuso prevalentemente in Ucraina, dove gli edifici delle amministrazioni locali, come i municipi, vengono frequentemente prese di mira dagli attacchi missilistici condotti dalla Federazione russa. Seguono l’Ucraina e la Russia (15), il Kosovo e la Moldova (3)

«Come Avviso Pubblico ribadiamo la disponibilità a mettere a disposizione il nostro know-how al tavolo sul monitoraggio delle minacce subite dagli amministratori locali, istituito presso il Ministero dell’Interno dall’Osservatorio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali. La piaga, però, non si supera solo reprimendo», conclude Montà, «ma anche coltivando e promuovendo la cultura del rispetto delle regole e delle persone. Questo vuol dire partire dai più giovani, dalla scuola, dalla formazione delle amministratrici e degli amministratori locali nonché del personale che opera nella pubblica amministrazione. Su tutto questo, l’Italia deve investire affinché le istituzioni repubblicane siano abitate da persone responsabili e competenti, in grado di svolgere il loro ruolo con la disciplina e l’onore richiesti dalla Costituzione. Persone che non vengano mai lasciate sole dai cittadini e dalle cittadine. È questa una delle barriere di prevenzione e di difesa più importanti contro qualsiasi forma di minaccia e di intimidazione, ovviamente insieme all’importante lavoro svolto dalle forze di polizia e dalla magistratura».

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