Politica

Amministrative: e ora?

Stravince l'Unione a Roma, Torino e Napoli. La Cdl tiene Milano e la Sicilia. Sono 15 milioni circa i cittadini italiani andati alle urne questo fine settimana

di Riccardo Bagnato

L’affluenza è stata bassa (59,6% rispetto al 75,8% del 2001 alle provinciali, e il 71,2% rispetto al 80,6% delle comunali del 2001). Delle 8 Province (4 al Centrosinistra e 4 al Centrodestra nel 2001) 5 sono andate al Centrosinistra e 3 al Centrodestra. Per quanto riguarda i Comuni invece, che nel 2001 si erano equamente distribuiti fra Centrosinistra e Centrodestra (13 a 13): 14 sono andati al Centrosinistra, 4 al Centrodestra, 5 al ballottaggio mentre in 3 casi sono stati rinviate le elezioni. Milano ha confermato la coalizione uscente (Cdl), così come Roma, Napoli e Torino (Unione). Ugualmente si è comportata la Sicilia (Cdl) che ha riconfermato il governatore uscente Totò Cuffaro (53,08% contro Rita Borsellino al 41,63%). L’Unione riconquista capoluoghi importanti come Benevento, Crotone, Arezzo e Grosseto e la Provincia di Reggio Calabria. La Cdl rischia di perdere Milano (Letizia Moratti al 52% contro Bruno Ferrante al 46,9%) che, a fronte del successo di Chiamparino a Torino (66,6%), di Veltroni a Roma (61,4) e della Iervolino a Napoli (57,0%), ha spaventato più di un esponente della Cdl. “Questa tornata elettorale dovrà far riflettere”, ha affermato ad esempio lo sfidante Alemanno che gareggiava a Roma per la poltrana di Campidoglio. Dalle fila dell’Udc si alza invece l’allarme “Le spallate non servono”. E se An – leggi Fini – mantiene il suo canonico basso profilo, e riapre alla possibilità di diventare presidente della Commissione Esteri (un segno di riappacificazione che Berlusconi ha stoppato qualche settimana fa), lo stesso Berlusconi fa sapere che “Sono nauseato, lotto solo io”. Ironie a parte, dall’Unione giunge l’ennesima riapertura al dialogo per portare avanti la legislatura. D’Alema commenta la mancata rivincita del Cavaliere. Prodi si dice soddisfatto. Pecorario Scanio ironizza. E ora al lavoro? No, parola di Berlusconi: ora invece tutti “i nostri sforzi dovranno concentrarsi sul referendum di fine giugno”. E’ proprio vero: il potere logora chi non ce l’ha.


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