Welfare

Amici sconosciuti si parlano sul filo

Da oltre trent'anni,quando squilla il telefono rispondono "pronto, qui Telefono Amico".

di Antonietta Nembri

Da oltre trent?anni, quando squilla il telefono rispondono «pronto, qui Telefono Amico». In Inghilterra, a Londra, nell?immediato dopoguerra un pastore protestante Chad Varah, impressionato dal gran numero di suicidi mise a disposizione di quanti si sentivano in difficoltà e volevano parlare con qualcuno, il proprio numero telefonico. Nacque così Telefono Amico, che si è diffuso in tutta Europa arrivando nel 1964 anche in Italia. Tre anni dopo in Svizzera fu la volta di l?Ifotes, la federazione internazionale dei servizi di soccorso telefonico.
In Italia, il primo centro fu quello di Firenze, a cui seguirono a ruota Milano, Genova, Torino e Trieste. All?inizio degli anni ?90 nasce ?Telefono Amico Italia? (Tai), l?associazione nazionale dei centri di soccorso telefonico che raggruppa una quarantina di unità territoriali nei quali svolgono servizio volontario circa 1500 operatori. Ma ci sono anche altri centri collegati. «La nostra» spiega il presidente Salvatore Raffaele «è un?associazione che nasce dal basso. Aiutiamo la costruzione dei diversi servizi telefonici e ora abbiamo fatto anche il primo tentativo di uscire allo scoperto a livello nazionale. Ma il vero rischio è l?assenza di sensibilità sociale». I volontari sono anonimi, e questa è una delle caratteristiche fondamentali del centro.«Ma nella giornata del 2 ottobre abbiamo voluto portare i volontari tra la gente, per strada, per far riflettere la società sull?ascolto e sulla sua importanza».
?Il servizio di aiuto telefonico viene svolto da gruppi che, attraverso la disponibilità, l?amicizia piena e disinteressata, si prefiggono di dare a tutti, in qualunque momento del giorno e della notte, la possibilità di trovare una persona disponibile all?ascolto, al dialogo, pronta a venire incontro alle tensione nel momento stesso in cui sorgono?, così recita la Carta nazionale del Tai. Ogni centro italiano ha un proprio numero telefonico, nove hanno anche un numero verde (Alessandria, Bergamo, Biella, Bolzano, Imperia, Novara, Prato, Rivoli e Torino), solitamente limitato alle chiamate della stessa provincia.
Ma il progetto del Tai non è affatto semplice e richiede l?arrivo di nuove ?forze?: al momento sono ancora pochi i centri in grado di offrire un servizio full time dato il non sufficiente numero di volontari. Servono più persone disposte ad ascoltare le molte solitudine che soprattutto le metropoli nutrono.
Per diventare un turnista di Telefono Amico occorre seguire un corso di formazione della durata di tre mesi. Formazione che prosegue poi nel corso dell?attività per dare la possibilità di essere sempre in grado di rispondere a chi cerca conforto, dialogo e comprensione, una relazione con qualcuno che non riesce a instaurare nella quotidianità. E sono moltissimi quelli che hanno questo bisogno: in media centomila persone all?anno quelle che si sono rivolte ai centri di Telefono amico Italia sparsi lungo tutta la penisola.
«Non è facile diventare volontari», ammette il presidente. «Sono necessari impegno e preparazione, perché non è facile parlare al telefono e anche perché noi siamo un contenitore di situazioni di crisi e non un centro psicologico. Da un certo punto di vista possiamo essere considerati un soccorso telefonico generalista, non specializzato in problemi particolari». Per aumentare le potenzialità e la capacità di penetrazione sociale di Telefono Amico, ora si pensa alla possibilità di un numero unico, come accade in Germania dove la Telekom ha fornito gratuitamente una linea e l?associazione riceve un milione di chiamate l?anno. Ma anche nella piccola Slovenia l?ente telefonico ha concesso un numero unico. Cosa aspettano in Italia le compagnie telefoniche?
Antonietta Nembri

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