Famiglia

Amici pacifisti, non c’è solo l’Iraq

Anniversari. I 10 anni della Tavola della pace

di Ettore Colombo

N on esiste solo l?Iraq e non possiamo dire soltanto «Basta guerre». Questi, a volerli sintetizzare, gli slogan o meglio gli spunti di riflessione che il portavoce della Tavola della pace, Flavio Lotti (e, accanto a lui, Grazia Bellini) offre a Vita mentre, tra un incontro e l?altro con i suoi collaboratori, organizza l?appuntamento dell?anno più significativo per il movimento pacifista, dopo la classica Marcia per la pace Perugia-Assisi. Si tratta dell?assemblea nazionale della Tavola della pace, che festeggia i suoi primi dieci anni di vita con un seminario (il 13 e 14 gennaio) nel convento di Assisi. Seminario cui intervengono (presenze a martedì 10 tutte confermate) i segretari dei principali partiti politici e centinaia di rappresentanti («già 400, ad oggi, le prenotazioni», sottolinea fiero Lotti) delle organizzazioni della società civile e di enti locali.

Alla tavola rotonda Non c?è pace senza una politica di pace sfileranno personalità di spicco del centrosinistra come Rutelli, Bertinotti e Fassino, ma anche personalità politiche del centrodestra, e anche di buon livello, da Bondi a Gasparri. Non era così scontato che venissero, visto il duro fuoco di fila di accuse che ha contrapposto – in occasione dell?intervento in Iraq e anche in occasione dell?ultima marcia – la Tavola della pace al governo, alla Cdl e ai suoi ministri ed esponenti, quello degli Esteri, Fini in testa. «Dopo il confronto avuto con Romano Prodi nello scorso settembre», spiega Lotti, «come sempre sollecitiamo tutte le forze politiche a precisare i propri impegni a favore della pace e della giustizia. Abbiamo sempre cercato il confronto con tutti, figuriamoci se non lo facciamo adesso», continua Lotti. «Una cosa, però, deve essere chiara: non partiamo da zero. In questi anni il governo non solo è intervenuto in Iraq, appoggiando una guerra ingiusta, ma si è dimostrato sempre più sordo e avaro delle sofferenze del mondo, decurtando i fondi già stanziati e tagliando le ali alla cooperazione, nonostante gli impegni pubblicamente presi a livello internazionale».

Parole, quelle di Lotti, che fanno capire, peraltro, quanto i pacifisti italiani (o almeno quelli che si riconoscono nelle posizioni della Tavola) stiano affinando e approfondendo i loro temi d?indagine e anche d?impegno. «Basta parlare solo dell?Iraq», dice Lotti ,«una ferita terribile e insanabile ma che, nel dibattito politico e in quello sui media, tende a oscurare le sofferenze del resto del mondo: da quelle di altre aree di conflitto, l?Iran (paese a sempre maggiore rischio di escalation nucleare con gli Stati Uniti) e il Medio Oriente in quanto tale, a partire dal drammatico conflitto in atto tra Israele e Palestina. Terre in cui è obbligatorio cercare forme di convivenza e rispetto alle quali come pacifisti siamo pronti ad accettare la presenza anche di forze di polizia internazionale per aiutare a radicarsi».

«Il punto», continua il portavoce della Tavola, «è che il mondo si fa sempre più complesso e i suoi problemi con esso: anche noi abbiamo bisogno di un dibattito approfondito e non banale, che esca dalle secche della retorica. Ecco perché vogliamo sempre più coinvolgervi enti locali, associazioni, sindacati, ong: le nostre nuove frontiere si chiamano lotta alla povertà e alla guerra, democratizzazione delle Nazioni Uniti e delle istituzioni internazionali, educazione alla pace e ai diritti umani. E i nostri prossimi appuntamenti, al di là delle elezioni politiche (da cui ci aspettiamo segnali di forte cambiamento, a partire dal modo di gestire la Farnesina, che non può parlare solo la lingua delle cancellerie), sono il Forum sociale mondiale in Africa, l?alleanza con il movimento per la pace americano e tutte quelle istanze di cambiamento locale. Lavorare per la pace non si identifica solo nel classico ?basta guerre? ma tiene assieme lotta alla povertà, alle disuguaglianze e per la democrazia. Non siamo mai stati pacifisti ingenui, a maggior ragione non lo saremo a partire dai temi che lanceremo a Assisi».

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