Politica
Amici, non attacchiamoci alla scialuppa dei partiti
Perché entrare nei recinti delle formazioni politiche, magari in assoluta buona fede? Non è da lì che può venire la novità per la quale da tanti anni stiamo lavorando...
di Johnny Dotti
Avevo creduto che tra un io tracotante ed un noi oppressivo ci fosse spazio anche per altro che consentisse di mitigare violenza e nichilismo, lasciando un po? di spazio per le relazioni libere e sincere. Mi ritrovo, invece, troppo spesso ad avere a che fare con scelte individualistiche, in alcuni casi anche narcisistiche e che hanno pure la pretesa di essere rappresentative.
Avevo sperato che tra un privato senza senso ed un pubblico ideologico ci fosse spazio per luoghi di bene comune, che apertamente lo ricerchino. Mi ritrovo con uno statalismo asfissiante, in cui non c?è traccia di Stato, buono per conservare piccole e grandi rendite di posizione.
Avevo pensato che tra comunità corporative chiuse e flussi anonimi ci fosse spazio per comunità aperte e relazionate. Avevo pensato che tra la mammolatria imperante ed il buonismo ci fosse spazio per l?impresa sociale e l?economia civile, strumenti per poter condividere un po? di cammino con i meno fortunati, di gustare con loro la grazia e la bellezza della debolezza, non di farsi strada sulle spalle dei poveri… (Don Milani docet).
In questi venticinque anni ci ho proprio creduto, con altri amici. Insieme abbiamo progettato e fatto tante cose. Oggi assisto incredulo allo spettacolo, a diversi livelli, di un terzo settore smarrito di fronte a certe scelte.
Avevo creduto?
Penso, credo, spero in qualcosa di più profondo della cronaca, che sta sempre più scivolando nel pettegolezzo volgare. Ma a questo punto mi viene anche da dire che penso, credo e spero in qualcosa di più della storia, che è oggi ed è sempre. In fondo gli eventi che hanno contribuito alla trasformazione profonda dell?umanità non sono avvenuti né alla corte dei re né sotto l?occhio di una telecamera. Solo qualche pastore e gli occhi di un bue ed un asino.
Perché andare direttamente o indirettamente alla corte di partiti ormai defunti da tempo, immaginando, magari in assoluta buona fede, che lì stia la soluzione dei problemi? Mentre è proprio il bisogno di trasformazione della democrazia che rende folle il pensiero di affidare ad una somma di più parti (i partiti, appunto) le sorti dell?insieme. Come si fa a fare ancora finta che le sorti di un Paese siano affidate a qualcosa di ormai completamente astratto come ?destra? e ?sinistra? (anche nella loro versione odierna di centrodestra e centrosinistra)?
Adesso si diventa ?grandi?, si va in politica (cioè nel sottobosco di qualche partito, sia pure nuovo). Che cazzata!
Come se il terzo settore non fosse mai nato e cresciuto. Dobbiamo quindi arrenderci a dire che l?unica cosa terza, reale e di peso (cioè con un contenuto riconosciuto), emersa in questi anni sono le fondazioni? E tutto il resto rimane appeso alle scelte di leadership senza visione? Con troppi leader che si aggrappano alla scialuppa dei partiti. Aspirando a ruoli e palcoscenici senza uno straccio di copione decente.
Non basta un po? di lifting, oggi si chiama riformismo (a proposito è di destra o di sinistra?), mentre sono in corso profondi cambiamenti, dentro e fuori di noi, si continua a far finta che tutto dipende dalla legge e dal legislatore, dalle regole istituzionali. Dai partiti?
Non si può, non si deve abdicare al nulla. O per lo meno si abbia il coraggio di non cambiargli nome, di camuffarlo.
Alcune domande
Sul governo: è pronto qualcuno del terzo settore ad entrare come tecnico nel governo?
E' mai possibile che un piccolo gruppo di avvocati pro consumatori conti di più e si faccia più sentire e rappresentare del terzo settore, che associa milioni di cittadini?
Bisogna aspettare il Partito democratico, l?unificazione del centro, il partito unico di centrodestra etc… etc… per dire che negli ultimi sette anni le famiglie italiane hanno speso 15 miliardi in più all?anno per badanti e spese sanitarie aggiunte? Sarà il fondo statale sulla non autosufficienza la risposta? Sempre e solo erogazione?
Bisogna per forza finire nella tanto amata polemica tra cattolici e laici prima di porsi il problema, che non è risolvibile ahimè con una sola legge, del 27% di omicidi che si consumano tra le mura domestiche, più dei morti ammazzati in un anno da mafia, camorra ed ?ndrangheta messi insieme?
Davvero, pensando seriamente ai fenomeni migratori, immaginiamo che la forza di una formica (noi, pochi, vecchi e con la pancia piena) possa fermare la forza di un elefante (loro), tanti, giovani e con una disperata fame?
Dove è il terzo settore? L?afasia è del nostro mondo o dei suoi leader?
Per chiudere, della politica
Se la politica dei partiti e la mediazione tra le parti può produrre anche buone leggi, questi fenomeni non sono affrontabili se non se ne è consapevoli, se non si fanno esperienze coraggiose, se non si produce riflessione, cultura, confronto, se non si sta, in sostanza, dentro la vita. Utilizzando una metafora: pensare che politica è uguale a partiti è come pensare che sport è uguale calcio. Non si fa del male solo allo sport ma anche al calcio.
Se è vero che siamo cittadini, uomini dentro le polis, partecipi alla vita quotidiana, dentro le contraddizioni e le ricchezze dei diversi territori italiani, non possiamo non aver visto, non aver sofferto, non essersi interrogati? Da che parte stiamo? La politica è azione, in tal senso trasformazione, accompagna e governa la trasformazione del reale, lo informa , gli dà un senso, si fa attraversare dal reale. L?azione politica non è una proprietà privata, non coincide con i recinti dei partiti. Remember?
Qualsiasi grande sfida ha avuto bisogno della verticalità della parola e della orizzontalità dei fatti; della forza di un mito e del linguaggio dei simboli.
La sfida del ben-essere, delle relazioni positive, del bene comune, in questo inizio di secolo non ritroverà certo queste energie nel sottobosco (se pur utile), della politica dei partiti. Ma in un cammino faticoso (di parole e di fatti) di molte persone di buona volontà (anche dei partiti), consapevoli tutti di essere fragili e quindi bisognosi gli uni degli altri.
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