Welfare

Amianto: presidio degli operai Breda di fronte all’Inail

A Sesto san Giovanni (Mi) la manifestazione dei lavoratori che accusano l'ente di "essere complice dei padroni che ci hanno avvelenato"

di Stefano Arduini

Hanno respirato amianto in fabbrica per anni, e l’azienda per proteggerli da quel veleno gli passava un bicchiere di latte al giorno. In Tribunale non hanno ottenuto nulla, almeno finora. Sono morti in tanti: una settantina, secondo il Comitato per la difesa della salute, solo alla Breda Fucine di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. E ora l’Inail, denuncia in una nota il Comitato, non gli riconosce i benefici previsti dalla legge 257 del ’92 per chi ha respirato in fabbrica quel metallo, altamente cancerogeno.

Stamani gli operai delle fabbriche che fino a una decina d’anni fa dominavano la Stalingrado d’Italia (Breda, Marelli, Ansaldo e Falck), oggi pensionati o ricollocati, hanno tenuto un presidio sotto la sede dell’Inail di Sesto, per rivendicare il riconoscimento delle malattie professionali per i malati e per i morti, nonche’ i benefici pensionistici previsti dalla norma.

Alle loro richieste, spiega la nota, una dirigente dell’istituto ha risposto che ”l’indagine tecnica del febbraio 2001, pur riconoscendo la presenza di amianto in alcune lavorazioni, non ritiene vi siano gli elementi per stimare un’esposizione superiore alla soglia limite stabilita dalla direzione generale dell’Inail”.

Tutto cio’ mentre, accusa il Comitato, ”la legge non pone alcun limite per chi ha respirato amianto durante i processi lavorativi, perche’ anche una sola fibra di amianto puo’ produrre il tumore”. L’Inail, accusano ancora gli operai, ”si sta comportando peggio di una compagnia di assicurazione d’auto: per non pagare, ci tratta alla stregua di carrozzerie, contesta i danni che abbiamo subito e cosi’ facendo si rende complice dei padroni che li hanno provocati”.

Oggi in presidio c’era anche Claudio Gobbo, per 35 anni operaio nel gruppo Efim, l’ente pubblico cui la Breda faceva capo. Per anni ha lavorato alla Breda Fucine, dove operava il famigerato Flashwell, macchinario di importazione Usa (pare che abbia seminato morti anche oltreoceano), che veniva usato per forgiare le aste da trivellazione petrolifera. Per proteggersi dalle scintille, gli operai usavano guanti e grembiuli d’amianto. Negli anni 90 hanno iniziato a morire come mosche. Gobbo ha tre interventi chirurgici alle spalle, per curare un tumore all’esofago.

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