Non profit
Ambulanza privata, sanità gabbata.
I volontari Anpas denunciano il rischio che il 118 sia gestito da società profit, con notevoli costi per lo Stato. E chiedono chiarezza al ministro.
Se lo Stato dovesse sostituire il lavoro svolto dai volontari delle ambulanze, assumendolo o concedendolo in gestione a strutture private, il costo aumenterebbe di 15-20 volte. Se il lavoro dei volontari delle Pubbliche assistenze (Anpas) venisse quantificato, il valore economico non sarebbe inferiore ai 100 miliardi di lire l?anno. Ecco perché la grande organizzazione di volontariato sanitario, che assieme a Misericordie e Croce Rossa gestisce quasi l?80 per cento dei servizi di primo intervento, protezione civile, antincendio, trasporto sanitario ed emergenza 118, ha chiesto nei giorni scorsi un atto di indirizzo del governo e della Conferenza Stato-Regioni per convincere le amministrazioni regionali ad assicurare rimborsi equi e certi per lo svolgimento dei servizi di assistenza. E lo ha fatto sfilando nelle strade di Genova: la realtà associativa, che conta 700mila soci, ha infatti organizzato nel capoluogo ligure il Meeting nazionale della solidarietà, appuntamento annuale giunto alla seconda edizione.
Solo le oltre 830 associazioni delle pubbliche assistenze hanno in servizio 2.700 autoambulanze che percorrono ogni anno almeno venti milioni di chilometri, pari a 600 volte la circonferenza della Terra; ogni giorno tutti i mezzi di soccorso e i 100mila volontari compiono una volta e mezzo il giro del mondo, prestando soccorso a un milione e 600mila persone l?anno. «Nonostante la legge 266 del ?91 e la 328 del 2000 ribadiscano con chiarezza che il volontariato deve essere favorito nella gestione dei servizi di assistenza», spiega Luigi Bulleri, presidente dell?Anpas, «in molte regioni ci si affida ai servizi privati, preferendo scegliere le società con gara pubbliche, secondo il criterio dell?offerta economicamente più conveniente, principio che stride con l?obbligo di garantire elevati standard qualitativi nei servizi sanitari. In questi casi, il servizio prestato dai volontari viene considerato come ruota di scorta. La manifestazione di Genova è stata pensata dunque anche per chiedere al ministro della Sanità, Sirchia, un impegno preciso per garantire ai volontari rimborsi certi e il riconoscimento del lavoro svolto». Ci sono infatti Regioni come la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, la Puglia e l?Abruzzo che hanno escluso o comunque relegato a un ruolo del tutto marginale i servizi offerti dalle associazioni di volontariato. «Quello che noi chiediamo», continua Bulleri, «è un impegno del governo che spinga le Regioni a sottoscrivere delle convenzioni con le associazioni che erogano i servizi di assistenza per rendere certi nell?entità e nelle modalità l?erogazione dei rimborsi».
L?Anpas comunque non si limita alle rivendicazioni, ma vuole avanzare proposte percorribili. «Con la manifestazione di Genova», conclude Bulleri, «abbiamo voluto anche esaminare la possibilità di dare vita alla creazione di una rete di volontariato tra realtà associative diverse da quelle finora create e concepite soprattutto come reti di servizi; il nostro è un tentativo di realizzare dei processi di scambio continuo tra le realtà associative di tutto il continente, perché pensiamo che questo sia un passaggio obbligato per un?effettiva integrazione».
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