Sanità

«Ambiziosa e concreta»: come deve essere l’Africa quando si parla di salute

Il 2 marzo inizieranno a Kigala i lavori dell’Africa health agenda international conference 2025, organizzata da Amref insieme a Oms Africa, Unione africana, Africa Cdc e il ministero della Salute del Ruanda. Secondo Gerishom Gimaiyo, direttore per la Salute dell’Ufficio regionale Africa della Rockerfeller Foundation, il continente deve passare dalle parole ai fatti con politiche guidate dai dati. Impatto climatico, collaborazione multi-settoriale e ruolo dei giovani i temi centrali della conferenza

di Francesco Crippa

L’Africa deve essere «più ambiziosa» e «più concreta» quando si parla di salute. A dirlo è Gerishom Gimaiyo, direttore per la Salute dell’Ufficio regionale Africa della Rockerfeller Foundation. «Come continente, dobbiamo passare dall’assunzione generica di impegni politici all’intraprendere azioni tangibili. Per esempio, abbiamo avuto la dichiarazione di Abuja sull’aumento fino al 15% delle spese sanitarie, ma finora soltanto due Paesi sono stati in grado di raggiungere questo traguardo». Solo così «possiamo realizzare il nostro potenziale».

Trovare il modo di non sperperare energie e risorse e anzi di sfruttarle meglio per rendere il sistema sanitario africano più efficiente è il quesito alla base dell’Africa health agenda international conference 2025, che si terrà a Kigala dal 2 al 5 marzo. Organizzata da Amref insieme a Oms Africa, Unione africana, Africa Cdc e il ministero della Salute del Ruanda, il titolo scelto quest’anno è Connessi al cambiamento: affrontare le dinamiche socio-ecologiche della salute. L’obiettivo, infatti, è riuscire a far comprendere agli Stati e agli stakeholder privati che per migliorare la situazione occorre un approccio multi-dimensionale.

Per esempio, ampio spazio verrà dedicato al rapporto tra cambiamento climatico e salute. «Il cambiamento climatico ha un impatto molto significativo sui risultati sanitari che abbiamo raggiunto, potrebbe anche cancellarli», ha detto Gimayo parlando alla stampa. «Dobbiamo focalizzare l’attenzione su tre aree di intervento: i finanziamenti, stimolare una collaborazione intersettoriale e usare i dati per assicurarci che il settore sanitario sia pronto agli impatti del clima». Se il primo punto è scontato – senza risorse non si va da nessuna parte – gli altri due sono forse i più importanti: la salute non è solo un tema del settore sanitario e per questo servono politiche di ampio respiro che permettano di consolidare nel tempo i traguardi raggiunti di volta in volta. Politiche, queste, che per Gimayo devono essere «data-driven», cioè ispirate dall’analisi dei dati, per esempio metereologici, in modo da intervenire in maniera oculata nei confronti di chi è in una situazione di vulnerabilità o di emergenza.

In tutto questo gioca un ruolo fondamentale l’Organizzazione mondiale per la sanità. Secondo Adelheid Werimo Onyango, direttrice del Cluster copertura sanitaria universale dell’Ufficio regionale Africa dell’Oms, l’obiettivo dell’istituzione deve essere quello di stabilire delle priorità. «In una regione economicamente svantaggiata ma ricca di risorse naturali, è fondamentale sfruttare ciò che è disponibile, coinvolgendo le comunità e valorizzando le loro conoscenze e i loro meccanismi di adattamento», ha detto Onyango in sede di presentazione dell’Ahic 2025. L’anno scorso, ha aggiunto, l’Africa ha dovuto affrontare 20 emergenze sanitarie, tra cui «nove epidemie e undici crisi umanitarie, dovute a conflitti e disastri climatici». In un momento di difficoltà finanziaria come quello odierno, in cui si inserisce anche l’annunciato passo indietro degli Stati Uniti dall’Oms, sarà quindi necessario «esplorare modelli alternativi di finanziamento per la salute, che vadano oltre le fonti tradizionali e che tengano conto delle risorse interne e della collaborazione con il settore privato».

Non solo clima, finanziamenti e collaborazione tra vari attori, però. All’Ahic 2025 si discuterà anche di innovazione e, in particolare, del ruolo dei giovani. Godwin Lasisi, giovane professionista del settore sanitario pubblico nigeriano e fondatore di Interfaith alliance for Sdg Action plan, ha sottolineato come troppo spesso il potenziale dei giovani africani vengano ignorati quando si tratta di plasmare il futuro del continente. «La popolazione giovanile africana è la più grande del mondo ed è fondamentale il fatto che i giovani partecipino a queste discussioni per dare la loro visione, le loro prospettive su come vanno le cose». Tuttavia, ha aggiunto, non si può avere innovazione, né un maggiore coinvolgimento dei giovani, senza una stabilità economica che permetta adeguata istruzione prima e sperimentazione poi. 

L’obiettivo degli organizzatori di Ahic 2025, da qui all’avvio dei lavori, è trovare nuove fonti di finanziamento e sponsor, per coinvolgere più attori possibili e avviare una campagna di sensibilizzazione sui temi oggetto di dibattito.

Foto Amref Health Africa_Kennedy Musyoka

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