Sostenibilità
Ambiente, ora una roadmap per dire addio al carbone
Quella che si aprirà nelle prossime settimane sarà una legislatura cruciale per quanto riguarda l’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. «Il WWF chiede di approvare entro i primi 100 giorni gli strumenti regolatori e legislativi per dare attuazione alla decarbonizzazione della produzione elettrica entro il 2025», chiarisce Mariagrazia Midulla, responsabile Energia e clima dell'associazione
Quella che si aprirà nelle prossime settimane sarà una legislatura cruciale per quanto riguarda l’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. Sarà cruciale sia per il percorso di modernizzazione delle politiche energetiche del nostro paese, sia per la capacità del nuovo governo italiano dimostrerà nei confronti dell’Europa che deve puntare, con forza e decisione, verso un’economia decarbonizzata.
D’altronde gli ultimissimi dati diffusi dall’Organizzazione Metereologica Mondiale e dalle maggiori istituzioni scientifiche non lasciano dubbi sull’urgenza di agire: il 2017 è stato il secondo anno più caldo mai registrato (a pari merito con il 2015), e il più caldo senza il fenomeno de El Nino. Il 2016 rimane l’anno più caldo (1,2°C sopra i livelli dell’era preindustriale). La temperatura media globale nel 2017 e nel 2015 è stata di 1,1°C sopra i livelli dell’era preindustriale.
Un primo passo il governo italiano lo ha fatto fissando “l’obiettivo politico” dell’uscita dal carbone nel 2025 con la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Il fatto che, finalmente, in Italia un documento governativo ufficiale abbia dichiarato questo proposito rappresenta un passo fondamentale verso il più ampio processo di decarbonizzazione, assolutamente indispensabile per tentare di contrastare i più gravi effetti dei cambiamenti climatici in atto. È necessario, però, che alla dichiarazione della SEN seguano provvedimenti e politiche: come tutti gli obiettivi, infatti, anche quello del phase out dal carbone, necessita di azioni concrete e operative oppure rischia di rimanere sulla carta.
Il WWF chiede al prossimo governo di approvare entro i primi 100 giorni gli strumenti regolatori e legislativi per dare attuazione alla uscita dal carbone nella produzione elettrica entro il 2025, prevista dalla Strategia Energetica Nazionale, avviando analoghe misure per tutti gli impianti a carbone esistenti. Lo strumento più diretto sarebbe l’imposizione di un costo base per le emissioni di carbonio (carbon floor price), attuando davvero l’internalizzazione dei costi ambientali. E, comunque, di prevedere, almeno, un limite di emissioni di CO2 con l’emission performance standard.
Nella prossima legislatura sarà indispensabile uno strumento legislativo quadro che armonizzi e sancisca l’obiettivo di “decarbonizzare” l’economia, in armonia con la natura, fissando tappe obbligatorie in tutti i settori. Questo percorso non può prescindere da un ambizioso Piano Nazionale Clima ed Energia richiesto dalla UE e dalla Strategia di decarbonizzazione a lungo termine prevista dall’Accordo di Parigi.
Sia la Strategia che il Piano devono essere basati su due assi di intervento: in primo luogo l’obiettivo del 100% energie rinnovabili al 2050 (definendo una strategia di transizione che porti all’abbandono progressivo delle centrali alimentate con combustibili fossili, incluse quelle a gas, e confermi la scadenza del 2025 per la chiusura delle centrali a carbone); poi la definizione di una Roadmap nazionale di decarbonizzazione e di uso efficiente delle risorse per i settori di produzione dell’energia elettrica (con obiettivi ambiziosi al 2030 per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo del 100% rinnovabili), dei trasporti, dell’industria e dei servizi, che sostengano la Green Economy.
È indispensabile che il prossimo Parlamento proceda all’approvazione di una norma innovativa (a costo zero per le casse dello Stato) che stabilisca, per gli investitori istituzionali, l’introduzione di una rendicontazione con riferimento alle emissioni di CO2: una rendicontazione trasparente e chiara che introduca nel nostro ordinamento quanto previsto dall’Accordo di Parigi sui flussi finanziari che dovrebbero essere coerenti con uno scenario di contenimento del riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi centigradi.
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