Sostenibilità

Ambiente: marcia Wwf contro Traforo Gran Sasso

A piedi, da ieri, dall'Aquila a Roma in cinque tappe per chiedere di salvare una delle montagne piu' a rischio della Penisola, il Gran Sasso

di Redazione

A piedi dall’Aquila a Roma in cinque tappe per chiedere di salvare una delle montagne piu’ a rischio della Penisola, il Gran Sasso. La marcia di protesta contro la realizzazione del terzo traforo del Gran Sasso, organizzata dal Wwf, e’ partita ieri, alla viglia dell’arrivo sul massiccio piu’ alto dell’Appennino del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in occasione delle celebrazioni per l’anno internazionale della montagna. La delegazione del Wwf che partecipa alla marcia arrivera’ a Roma nella mattinata di lunedi’ prossimo per consegnare 20 mila firme di cittadini abruzzesi contro il terzo traforo e l’ampliamento dei laboratori di Fisica Nucleare (Infn) del Gran Sasso a Virginia Fragiskos, responsabile per le questioni ambientali presso la Rapprsentanza della Commissione Europea in Italia. Fulco Pratesi, presidente. Il Wwf , inoltre, denuncia la violazione della direttiva 85/337/Cee in tema di valutazione di Impatto Ambientale, essendo state apportate modifiche al progetto originario del terzo traforo che era stato approvato nel 1992 dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dei Beni Ambientali e Culturali. La modifica piu’ evidente – secondo il Wwf – e’ senz’altro l’aumento delle dimensioni della galleria (il diametro di scavo e’ passato dagli originari 5,40 metri agli attuali 6,50). I lavori per la realizzazione dei primi due tunnel, protrattisi dal 1969 al 1987, hanno provocato l’asportazione di oltre due milioni di metri cubi di roccia. “Cio’ – afferma il Wwf – ha determinato gravissimi danni all’ambiente ed in particolare all’equilibrio idrogeologico del massiccio carsico del Gran Sasso che ospita il piu’ grande acquifero d’Abruzzo. Gli scavi effettuati – aggiunge il Wwf – hanno comportato la perdita di enormi quantita’ di acqua: si e’ verificato l’abbassamento della falda acquifera di circa 600 metri, con conseguente flessione di molte sorgenti ( alcune hanno avuto una diminuzione del 60% della portata) e questo provoca inevitabilmente gravi disequilibri a livello idrogeologico”.

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