Sostenibilità

AMBIENTE. L’ecomafia non conosce crisi

Il dossier di Legambiente: 31 milioni di tonnellate di immondizie gestiti in modo illegale, ogni giorno vengono commessi 71 ecoreati

di Redazione

L’ecomafia non conosce crisi nel nostro Paese. Il business dei reati ambientali e’ pari a 20,5 miliardi di euro per 25.776 reati accertati, pari a circa 71 al giorno e 3 reati ogni ora. Crescono in Italia le aggressioni al patrimonio culturale, il racket degli animali e le agromafie. Ma soprattutto aumentano le rotte dei traffici internazionali dei rifiuti e i rifiuti speciali spariti nel nulla sono 31 milioni di tonnellate, pari a una montagna alta 3.100 metri. E ancora. Sono 28mila le nuove case abusive e 258 i clan censiti. Ma nel nostro Paese e’ anche aumentata la capacita’ di contrasto delle forze dell’ordine contro gli ecoreati e gli arresti sono saliti a +13,3% e i sequestri a +6,6%. Sono questi gli scenari da record registrati da Legambiente sulla criminalita’ ambientale e raccolti nel dossier Ecomafia 2009 presentato oggi a Roma alla presenza del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, del vicepresidente Commissione Antimafia Fabio Granata, del presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Alla conferenza hanno preso parte il presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella, Gerardo D’Ambrosio della commissione bicamerale Rifiuti, il responsabile Ambiente del Pd Ermete Realacci, e il presidente del Copasir Francesco Rutelli. Circa la meta’ degli ecoreati registrati nel 2008, pari a piu’ del 48%, si sono consumati in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, ma il resto si spalma su tutto il territorio nazionale. Secondo Legambiente, il 2008 e’ stato l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla criminalita’ in un solo anno ha raggiunto l’altezza record di 3.100 metri, quasi quanto il vulcano Etna, e non era mai stata cosi’ alta.

 

Anche l’abusivismo edilizio non conosce tregua nel nostro Paese con 28mila nuove case illegali e un’infinita’ di reati urbanistici commessi soprattutto nelle aree di maggior pregio. E dal cemento illegale si passa al saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico, il tutto per un totale di 20,5 miliardi di euro. Questo infatti e’ l’incasso totale dell’ecomafia, di quei 258 clan censiti da Legambiente nell’ultimo anno, 19 in piu’ rispetto all’ultimo dossier presentato e basato sui dati del 2007. Si tratta di clan, sottolinea Legambiente, che hanno “continuato a fare affari e a guadagnare enormi cifre alla faccia della crisi economica in atto”. Ma dal dossier Ecomafia 2009, basato su dati raccolti nel 2008, emerge pero’ una maggiore efficacia degli interventi repressivi da parte delle forze dell’ordine. Aumentano gli arresti, passati dai 195 del 2007 ai 221 del 2008 (+13,3%) e i sequestri passati dai 9.074 del 2007 ai 9.676 dello scorso anno (+6,6%) mentre diminuiscono, secondo il rilevamento di Legambiente, il numero di reati ambientali passati dai 30.124 del 2007 ai 25.776 del 2008, “a causa soprattutto -spiega l’associazione ambientalista- della tendenza da parte delle forze dell’ordine a concentrare le attivita’ investigative sui reati di maggiore gravita’, tali da determinare provvedimenti e interventi repressivi piu’ severi, come l’arresto e il sequestro”. Il comando per la tutela ambientale dell’Arma dei carabinieri, nel 2008, ha infatti operato ben 130 arresti, 115 dei quali relativi al ciclo dei rifiuti. Il maggior numero di infrazioni in materia di ambiente viene accertato dal Corpo forestale dello Stato, pari al 56,5% del totale, e molto intensa e’ anche l’attivita’ delle Capitanerie di porto per quanto riguarda sia la pesca illegale sia l’abusivismo edilizio nelle aree demaniali. Cresce anche l’azione della Guardia di finanza con un aumento del 24,8% delle infrazioni accertate rispetto al 2007, come quella della Polizia di Stato, +13%, e dei Corpi forestali delle regioni e province a statuto speciale, +9,9%. Di grande rilievo, riferisce Legambiente, e’ anche il lavoro svolto dall’Agenzia delle dogane con 4.800 tonnellate di rifiuti sequestrate, a fronet di un quantitativo accertato 6 volte superiore.

 

E a tenere ancora solida la sua posizione sul ciclo illegale del cemento e’ la Campania. Su questo fronte, spiega la Legambiente, il dato e’ a riprova che “il ciclo illegale del cemento e i rifiuti rappresentano un’abbinata pressoche’ inscindibile negli interessi della camorra e le cifre sono impressionanti”. Ben 1.267 infrazioni accertate, 1.685 persone denunciate e 625 sequestri e’ infatti il bilancio della illegalita’ del ciclo del cemento in Campania. Basti pensare che il 67% dei comuni della regione sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 ad oggi e lo sono stati proprio per abusivismo edilizio, come sottolinea Legambiente. Nel mirino dell’illegalita’ soprattutto l’agro Sarnesenocerino che ora “di agricolo ha conservato ben poco” afferma Legambiente e che conta 300mila metri quadri cementificati illegalmente su un’area di 158 chilometri quadrati. E subito dopo la Campania si conferma la Calabria con 900 infrazioni, 923 persone denunciate e 318 sequestri. Secondo il rapporto della Direzione nazionale antimafia “l’attivita’ delle imprese di costruzioni ha continuato a espandersi nel comparto delle opere pubbliche” e in particolare sulle due mega infrastrutture della regione, la Salerno-Reggio Calabria e la statale 106 Jonica. Al terzo posto si colloca quest’anno il Lazio che, nella classifica del cemento illegale, supera la Sicilia. E nel business delle ecomafie non sono risparmiati gli animali anche se, sul fronte del racket, diminuiscono i combattimenti tra cani, restano invece stabili le corse clandestine di cavalli e sono 14 gli ippodromi dove si e’ verificata la presenza di scommesse truccate e infiltrazioni della mafia, con sequestri di immobili in Sicilia, Campania, Calabria, nella Marsica abruzzese, in Puglia e in Lombardia. Reati anche sul fronte archeologico dove sono stati accertati 1.031 furti con un lieve calo del 5% rispetto al 2007. In testa nell’archeomafia il Lazio, seguito da Lombardia, Toscana, Piemonte e Campania. Aumentano invece i furti nei musei, saliti a 21 dai 13 nel 2007, parzialmente compensati pero’ da un +55% di tesori di archeologia recuperati. Aumentano infine anche gli scavi clandestini del 15% e le falsificazioni salite del 36%, sale del 9,2% il numero delle persone denunciate. “Sono i privati, in assoluto i soggetti piu’ colpiti dai furti di beni culturali con 472 casi -conclude Legambiente- seguiti dalle chiese con 443 furti nel 2008”

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