Sostenibilità

Ambiente: i Comuni Ricicloni del 2003

Legambiente premia le migliori performances nella raccolta differenziata. Vince Torre Boldone (Bg). Male le grandi citt

di Redazione

Lo scettro di comune più riciclone d’Italia è andato anche quest’anno a Torre Boldone, un piccolo paese della bergamasca dove gli abitanti arrivano a differenziare l’80% dei rifiuti. Il premio gli è stato consegnato questa mattina a Roma durante la nona edizione di Comuni Ricicloni, presenti, oltre a centinaia tra sindaci e rappresentanti delle amministrazioni locali, il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, il presidente di Legambiente Ermete Realacci, Massimo Ferlini, presidente dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, Gianfranco Faina, presidente del Conai, Carlo Noto La Diega, presidente del Consorzio Italiano Compostatori, Andrea Poggio, vicedirettore Legambiente, Lucia Venturi, della Segreteria nazionale di Legambiente.

Ma chi sono i comuni ricicloni nel nostro Paese? L’identikit è presto fatto: piccoli e intraprendenti. E’ infatti penosa la situazione delle grandi città. Tra quelle oltre i 600mila abitanti, Roma è ultima con un misero 5,6%, preceduta di poco da Napoli al 5,8% e Palermo con il 6,5%. Un po’ meglio al nord con Genova al 12,1%, quindi Torino al 22,8% e Milano al 27,4%. Risultati in crescita rispetto agli ultimi anni (vedi tabella), ma ancora troppo lontani dal fatidico 35% fissato dal Decreto Ronchi per il 2003. Meno male allora che ci sono i piccoli comuni, quelli del nord in massa, ma anche una nutrita pattuglia del centro e qualche interessante outsider del sud. Come Padula, 5.600 abitanti in provincia di Salerno, che con il 76,1% di raccolta differenziata è la prima città del Mezzogiorno e la quinta nella classifica assoluta nazionale.

“Oltre al consueto divario nord sud ? commenta Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente ? abbiamo un Paese costellato di piccole realtà con una marcia in più e di grandi città con il freno a mano tirato. I piccoli comuni, con una legge in continua trasformazione e l’annuncio del suo definitivo stravolgimento e nella cronica carenza di piani di smaltimento, si muovono in un genuino fai da te ottenendo spesso ottimi risultati. Senza dimenticare la grande occasione mancata per un paese come il nostro così povero di materie prime. La raccolta differenziata, soprattutto al sud, potrebbe essere una grande fonte di nuovi posti di lavoro e dare una grossa mano al bilancio commerciale con l’estero”.

Nonostante tutto, lentamente la raccolta differenziata in Italia avanza. Lo dimostra il numero di comuni premiati quest’anno da Legambiente, oltre il 30% in più rispetto al 2002. E lo dimostrano i casi di eccellenza che vengono presi a modello dagli altri paesi, come il Consorzio Est Milanese che smaltisce i rifiuti di una cinquantina di Comuni ed è stato recentemente visitato dagli amministratori di alcune cittadine del Galles e della Catalogna, oltre a stimolare riflessioni sulla sostenibilità di elevati obiettivi di raccolta differenziata tanto da contribuire alla revisione delle strategie nazionali per esempio in Repubblica Ceca e nel Regno Unito.

L?aumento della spazzatura raccolta in modo differenziato è comunque troppo lenta e in generale il panorama della gestione dei rifiuti in Italia non è affatto roseo, come spiega Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente. “Uno dei pericoli maggiori è il grande abbaglio dell’incenerimento come forma di recupero energetico. Il recupero energetico va bene se a finire nei forni sono i rifiuti secchi non riciclabili, in alternativa alla discarica. Ma è una pratica ben poco virtuosa se si brucia tutto il bruciabile, frazione umida e plastica inclusa, che sarebbe meglio avviare a riciclaggio. E in questo caso, secondo la normativa europea, non si può parlare di recupero energetico. Ma il governo italiano continua a incentivare come “ecologici” anche gli impianti che bruciano i rifiuti indifferenziati, in palese contrasto con la Direttiva Europea sulle fonti rinnovabili che non includono il rifiuto indifferenziato. Crediamo che anche per il nostro Paese sia giunta l’ora di puntare con decisione su riciclo e prevenzione, anche in virtù dei principi di Kyoto”.

In effetti la raccolta differenziata italiana è ferma al 14,4%, ben al di sotto dell’obiettivo del 35% fissato dal decreto Ronchi per il 2003 e ancora lontana anche da quello del 25% del 2001. Nulla si è fatto sul lato delle prevenzione: la crescita annua nella produzione di rifiuti è vicina al 2,4%. Intanto il 72% dei rifiuti continua a finire nelle discariche, presenze sempre più ingombranti per i cittadini che ci devono convivere e per le emissioni in atmosfera che rilasciano: le discariche di rifiuti indifferenziati rilasciano metano, un gas con effetti climalteranti ben maggiori rispetto a quelli della CO2.

Le classifiche

Quest’anno le classifiche delle “Riciclone” sono state stilate con una soglia di ingresso più rigida: 35% per le città del nord sopra i 10.000 abitanti, 50% per i puiccoli centri del nord sotto i 10.000 abitanti, 25% per il centro e il sud. Questo in riferimento al Decreto Ronchi del 1997 che fissava proprio al 25% l’obiettivo di raccolta differenziata in Italia per il 2001, 35% per il 2003. Al nord tra i capoluoghi vince Verbania, con il 53,6%, seguita da Lecco al 43,9% e da Bergamo con il 41%. Milano dunque, resta fuori perché non raggiunge la quota del 35%.

Il primo capoluogo del centro è Lucca, che con il 35,7% entra tra le prime dieci della classifica nazionale. Nulla da fare per i capoluoghi del sud, dove Potenza rimane fuori dalla lista nazionale e con un magro 12,1% si aggiudica il primato nell’area sud. San Pietro in Cariano (VR) guida la classifica del nord dei comuni over 10.000 con il 78,5%, seconda è Sommacampagna (VR) con il 75,7% seguita di misura da Alzano Lombardo al 75,2%. Al centro si afferma Poggibonsi (SI) con il 39,5%, quindi Calenzano (FI) al 38,7% e Montemurlo (PO) al 35,5%. Cicciano (NA) guida i comuni del sud con il 52,9%, secondo è Sala Consilina (SA) al 51,7% e terzo Palma Campania (NA) al 50,4%.

Tra i comuni con meno di 10.000 abitanti, al nord, dopo la primatista Torre Boldone, si piazzano il 77,4% di Monticello Brianza (LC) e il 76,7% di Gorle (BG). Al Centro vince Sant’Omero (TE) con il 58,6, seguita da Capraia e Limite (FI) al 36,7% e da Castagneto Carducci con il 35,8%. Infine al sud svetta Padula, quindi Tufino (NA) raggiunge il 67,4% e Giffoni Sei Casali (SA) il 66,5%.

Assegnati oggi anche alcuni premi speciali per frazioni di rifiuti. A Belluno, è andato il premio per la maggior raccolta di alluminio (lattine, vaschette, etc), settore in cui l’Italia è al vertice delle classifiche mondiali, terza dopo USA e Giappone, a pari merito con la Germania. A Sernaglia della Battaglia (TV) è andato quello per il miglior programma di divulgazione del compostaggio domestico. Olginate (LC) ha ricevuto il premio per la miglior raccolta del verde e della frazione organica, mentre Cavriago (RE) ha portato a casa il riconoscimento per la migliore raccolta del legno. La raccolta di carta e cartone ha visto vincitore Rubiera (RE), quella degli imballaggi in plastica Lignano Sabbiadoro (UD), la miglior raccolta del vetro è risultata quella di Orta San Giulio (NO).

Piccole storie di eccellenza

Sono i piccoli e medi comuni a guidare l’Italia. Sernaglia della Battaglia un paese di 6000 abitanti in provincia di Treviso ai cui abitanti, grazie all’ottimo risultato del compostaggio domestico il comune ha potuto ridurre la tassa sui rifiuti del 60%. E questo a riprova del fatto che la differenziazione è un guadagno e non una spesa per le amministrazioni. Interessanti i casi di Palagianello (TA) e Marene (CN) due probabili future avversarie della primatista Torre Boldone, cui non è stato assegnato alcun premio solo perché i sistemi di gestione differenziata dei rifiuti sono appena stati avviati e non ancora consolidati. Palagianello, caso isolato in Puglia, in breve tempo ha raggiunto risultati record intorno all’ 80%, con risparmi del 75% sui costi di smaltimento. Marene nei primi mesi di sperimentazione della raccolta porta a porta ha sfiorato il 79%. La svolta è stata resa possibile da un notevole impegno di comunicazione con i cittadini, mirato anche alla prevenzione: la produzione totale di rifiuti pro-capite è scesa da 1,3 kg/giorno/abitante a 0,58 kg/giorno/abitante.

Un discorso a parte va fatto per la Campania, in gestione commissariale da ormai quasi dieci anni. I comuni della regione continuano la scalata, ma rimane l’incognita del dopo: riusciranno a reggere su questi livelli a fine commissariamento? Un interrogativo di vitale importanza per una regione che è in continuo stato di emergenza: attraverso una buona raccolta differenziata la Campania potrà alleviare notevolmente il carico di rifiuti che al momento si trova a dover gestire, creando allo stesso tempo nuovi posti di lavoro e diminuendo il grado di dipendenza dalle altre regioni.

Comuni Ricicloni 2003 è stato realizzato con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e con l’indispensabile collaborazione di Anci, Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, Federambiente, Fise-Assoambiente, Comieco, Conai, Cic, Rilegno, Cial, Co.Re.Pla, Sapi s.r.l., Istituto Ambiente Italia, Anpar, Scuola Agraria del Parco Monza. Si ringraziano inoltre la rivista Rifiuti Oggi e lo sportello informativo sulla raccolta differenziata Ecosportello (www.ecosportello.org.)

Il dossier completo Comuni Ricicloni 2003 è consultabile su: www.legambiente.com

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