Sostenibilità
Ambiente: Cop9 a Milano, aspettando Kyoto
La nona Conferenza Mondiale sui Cambiamenti Climatici si e' aperta oggi a Milano
di Redazione
La nona Conferenza Mondiale sui Cambiamenti Climatici si e’ aperta oggi a Milano con la piena consapevolezza di tutti i partecipanti che alla sua conclusione, il prossimo 12 dicembre, il Protocollo di Kyoto sara’ ancora una volta lontano dalla sua ratifica. Nulla lascia infatti intendere che Russia e Stati Uniti, con motivazioni e posizioni decisamente diverse, siano intenzionati a firmare il Protocollo. Ma nonostante questo, non e’ detto che la COP9 non produca risultati, anzi. Grazie ai meccanismi flessibili fissati durante la COP7 di Marrakesh nel 2001, i paesi industrializzati possono infatti in parte aggirare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra in casa propria, investendo in azioni di riduzione in altri Paesi. E se questa possibilita’, da una parte, porta a favorire il raggiungimento globale degli obiettivi del Protocollo di Kyoto che impegna gli Stati firmatari a ridurre le emissioni del 5,2% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012, dalla’ altra – come ha spiegato oggi il ministro dell’Ambiente italiano, Altero Matteoli – si stanno firmando accordi con Paesi non aderenti al Protocollo, che vanno comunque nella direzione della riduzione delle emissioni di gas inquinanti. Ecco il senso della dichiarazione fatta questa mattina dal ministro: ”Guardiamo oltre Kyoto”. Oltre e non dopo – ha spiegato – ”perche’ non vogliamo pensare che il Protocollo non verra’ mai ratificato, ma perche’ nel frattempo e’ possibile lavorare anche con strumenti diversi, soprattutto con quesi Paesi che non sono ancora passati alla ratifica”. Sono tre i principali meccanismi flessibili a disposizione degli Stati per la riduzione delle emissioni nocive: il Clean Development Mechanism (tra Stati a industrializzazione avanzata e anche con Paesi in via di sviluppo), il Joint Implementation (tra Stati a industrializzazione avanzata e Paesi ad uno stadio intermedio come i Paesi dell’est Europa), e Emission Trading. I primi due prevedono la possibilita’ che uno Stato metta in piedi progetti di riduzione delle emissioni o di ‘imprigionamento’ della CO2. Si tratta dei cosiddetti ‘sink’, ‘serbatoi’, ossia le riforestazioni in un altro Paese. In questo caso, in cambio, lo Stato promotore otterra’ delle ‘unita’ di riduzione’, titoli che equivalgono ciascuno ad una tonnellata di CO2 sottratta all’atmosfera. Le unita’ cosi’ ottenute potranno essere contabilizzate nel registro nazionale attivato da ogni Paese firmatario e contribuire in questo modo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di quel Paese. In alternativa, e questo e’ il meccanismo dell’Emission Trading, uno Stato potra’ decidere di vendere le proprie unita’ di riduzione ad un altro Stato. Questo commercio potra’ pero’ solo avvenire tra Paesi a industrializzazione avanzata e in via di transizione. E dal 10 al 12 dicembre, durante il segmento finale della COP9, la tre giorni dei Capi di Stato e di governo affrontera’ proprio il nodo dei meccanismi flessibili: particolarmente acceso si presenta il dibattito sui ‘sinks’ e in particolare sulla realizzazione e la contabilizzazione dei progetti di riforestazione e afforestazione nei Paesi in via di sviluppo. Piu’ in generale, la COP9 valutera’ gli sforzi che i governi dei 188 Paesi firmatari della Convenzione Quadro stanno compiendo per affrontare la sfida ai Cambiamenti Climatici. Come ha fatto notare oggi il ministro dell’Ambiente ungherese Miklos Persanyi, presidente della COP9, le Comunicazioni Nazionali, che vengono presentate regolarmente dai governi, rilevano che la quantita’ totale delle emissioni in Europa, Giappone, Stati Uniti e altri Pesi industrializzati potrebbero aumentare fino all’8% tra il 2000 e il 2010 (pari a circa il 17% oltre i livelli del 1990). Al tempo stesso appare pero’ chiaro che i governi stanno adottando politiche e provvedimenti maggiormente ambiziosi ed ampi, rispetto a quelli adottati in passato, per ridurre le emissioni. Anche se il Protocollo di Kyoto non e’ ancora entrato in vigore molti Stati hanno rafforzato le politiche nazionali sui cambiamenti climatici.
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