Sostenibilità
AMBIENTE. Chiuso il vertice Ue, tutti contenti?
A dicembre il via libera definitivo al pacchetto energia, accolte alcune richieste di Italia e Polonia. Soddisfatti governo e ambientalisti
Si è chiuso a Bruxelles il vertice Ue interamente dedicato al pacchetto sul clima e l’energia. Si chiude con un appuntamento a dicembre per la decisione finale e con una bozza di documento che in qualche modo accoglie le richieste di Italia e Polonia, che premevano per un ammorbidimento delle misure. “I leader si sono trovati d’accordo all’unanimita’ sugli obiettivi e sul calendario del pacchetto” ha detto il presidente di turno Sarkozy. “Il pacchetto – ha proseguito Sarkozy a Bruxelles – e’ troppo importante per lasciarlo cadere con la scusa della crisi finanziaria”. Naturalmente, ha aggiunto, riferendosi alle preoccupazioni sollevata da molti stati membri tra cui l’Italia, “non possiamo chiedere alle industrie di modificare l’intera impostazione produttiva in pochi mesi, per questo bisogna dare loro una mano”. Sui modi, ha detto, “abbiamo chiesto alla Commissione Europea di trovare soluzioni”.
Nella bozza di documento, infatti, si chiede alla Commissione di fare uno screening sui costi e sui benefici per le imprese. A dicembre verrà presa la decisione finale, con un voto all’unanimità (anche se basterebbe la maggioranza, per questa materia).
“La soluzione ha esaudito in pieno le nostre richieste ed e’ una soluzione alle nostre preoccupazioni”, ha commentato il premier Silvio Berlusconi. Gli fa eco il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi: “L’allarme lanciato nelle ultime settimane sull’impatto che il pacchetto avrebbe prodotto sul nostro sistema industriale e’ stato raccolto. Quello di oggi non e’, pero’, che il primo passo. Ora e’ necessario mettersi subito al lavoro per elaborare risposte e soluzioni adeguate, rinsaldando il meccanismo di consultazione avviato con gli altri paesi dell’Unione”.
Soddisfazione anche dagli ambientalisti, che leggono nel vertice di oggi un passo avanti verso un accordo storico: “Nel summit UE”, si legge in un comunicato congiunto di Legambiente Greenpeace e WWF, “l’Italia ha minacciato di porre il veto su misure cruciali per frenare le emissioni di CO2 e ridurre la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili. Ma alla fine dei due giorni di intense discussioni in merito, i leader europei hanno confermato il proprio impegno a definire il pacchetto clima-energia prima delle negoziazioni internazionali sul clima previste per dicembre. Purtroppo, all’ultimo minuto, sono state comunque apportate alcune modifiche che hanno indebolito il documento finale”.
“I leader europei”, prosegue la nota degli ambientalisti, “hanno respinto i tentativi dei paesi che volevano favorire gli interessi a breve termine di alcune industrie inquinanti rispetto agli interessi a lungo termine dell’ambiente, dell’economia e delle persone.”
“L’Italia in questi giorni ha offerto un triste spettacolo”, attaccano gli ambientalisti, “usando toni populistici per difendere l’indifendibile, vale a dire la propria incapacità di avviare una seria politica sul clima e sull’energia. Il Governo italiano ha contestato i dati europei sui costi e i benefici del pacchetto UE sulla base di studi irreperibili e non controllabili e, da quel poco che si è potuto avere, mettendo in conto solo i costi e non considerando i benefici economici derivanti dalla minore dipendenza dall’estero e dall’innovazione. La realtà è che il sistema energetico italiano è caratterizzato da privilegi storici stratificati e dall’inefficacia degli incentivi, che in larga parte vanno ai combustibili fossili. E’ ovvio che avere dei target vuol dire riformare tale sistema, ed è questo che non piace alle industrie del settore, è su questo che la politica non sa intervenire. L’attuale pacchetto energia-clima è un’opportunità per riformare un sistema energetico che fa acqua da tutte le parti. Il nostro Paese rischia di perdere un’occasione di modernizzazione. La politica del rinvio, dell’attesa, del cercare di ridurre gli impegni è perdente da tutti i punti di vista. Espone l’Italia al rischio di rimanere il fanalino di coda non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello industriale. Non si tratta di essere conservatori o progressisti in politica, ma dinamici o pigri in economia. Oggi, con la crisi economica galoppante, la pigrizia mette fuori gioco”.
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