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Ambiente: appello delle associazioni al presidente Ciampi

La legge delega approvata oggi demanda a 24 saggi nominati dal ministero dell’Ambiente le decisioni su ambiente, rifiuti, parchi sviluppo sostenibile

di Francesco Agresti

Con la decisione di oggi il Parlamento ha definitivamente abdicato per i prossimi tre anni a legiferare sulla gran parte delle materie ambientali. Una decisione pericolosa, poco saggia e per nulla rispettosa del dibattito storico e culturale che su alcune di queste materie il Parlamento per primo aveva prodotto per decenni?. E? quanto denunciano Amici della Terra, Fai, Greenpeace, Italia Nostra e WWF ?La legge? ricordano le associazioni, ?deve ora essere ratificata dal Capo dello Stato, e le Associazioni ambientaliste si appellano a questa Autorità affinchè il testo sia rimandato alle Camere. L’ampiezza della delega (che a parere di molti travalica i limiti del dettato costituzionale), il contrasto con le direttive comunitarie (soprattutto relativamente ai rifiuti per quanto riguarda il concetto di materie prime e seconde) e la priorità della tutela sui beni paesaggistici (come chiaramente espresso dalla Corte Costituzionale in applicazione dell’art. 9 della Costituzione), giustificherebbero a parere delle Associazioni ambientaliste un rinvio alle Camere. In tal senso verrà tempestivamente predisposta un’apposita memoria da inviare al Capo dello Stato ed ai Suoi Uffici legislativi?.?Non più il Parlamento?, proseguono, ?ma un’apposita commissione composta da 24 “saggi” nominati dal Ministro dell’Ambiente predisporrà le modifiche alle leggi vigenti sui Parchi, sui rifiuti, sulla valutazione di impatto ambientale, sulle acque?. Le Associazioni ambientaliste, esponenti del mondo della cultura scientifica e umanistica, hanno più volte denunciato in questi tre anni di dibattito come la delega richiesta dal Governo fosse troppo ampia, poco precisa e per molti versi in aperto contrasto con gli indirizzi comunitari. Questi appelli non hanno modificato sostanzialmente il testo inizialmente predisposto dal Ministero dell’Ambiente che, anzi, è stato fortemente aggravato da norme immediatamente attuabili e, prime fra queste, quelle relative allo smaltimento dei rottami ferrosi anche provenienti dall’estero e, soprattutto, quelle relative alla sanatoria paesaggistica. ?In particolare?, concludono, ?quest’ultima rappresenta l’aspetto più sconcertante del provvedimento poiché il Parlamento, su proposta del Governo, modifica il Codice dei Beni Culturali entrato in vigore solo il 1° maggio di quest’anno. Nonostante il testo approvato presenti alcuni inasprimenti di pena per alcuni abusi paesaggistici, apre una possibilità di sanatoria che non riguarderà soltanto gli edifici, ma anche tutta una serie di abusi territoriali realizzati in aree vincolate (dalle cave al taglio dei boschi, dai movimenti di terra alle realizzazioni di recinzioni, pali, tralicci, strade, per non dire dei cambi di destinazione d’uso di aree e fabbricati.). Sebbene questa disposizione non costituisca un condono edilizio in senso stretto, giunge dopo che un terzo condono nel nostro Paese era stato approvato solo un anno fa e dopo che la possibilità di sanare tali opere era stato da questo esclusa. La maggioranza dunque contraddice se stessa su questo argomento, visto che per ben due volte, sia nella legge del condono edilizio che nel Codice dei Beni Culturali, aveva espresso tesi diverse?


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