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AMBIENTE. Appello bipartisan per le intercettazioni sui reati ambientali
Il ddl Alfano esclude dalle intercettazioni i reati di incendio doloso e traffico illecito di rifiuti
Traffico illecito dei rifiuti e incendio boschivo doloso concorrono a danneggiare gravemente il territorio italiano mettendo a rischio l’incolumità delle persone. Il Ddl Alfano attualmente in discussione alla Camera esclude questi due delitti dalla lista dei reati per i quali è concesso l’uso delle intercettazioni. Per scongiurare questo rischio, un emendamento al Ddl Alfano è stato presentato da Ermete Realacci, Ministro dell’Ambiente del Governo Ombra del Pd e Fabio Granata, Capogruppo Pdl in commissione Cultura della Camera dei Deputati.
«Escludere dalle intercettazioni questi reati ambientali è una scelta profondamente sbagliata», hanno detto i promotori, «anche per la pericolosità delle organizzazioni criminali che si dedicano a queste attività illecite, clan delle mafie in testa. Chi si cimenta nel business del traffico e dello smaltimento illegale dei rifiuti avvelena l’aria, contamina le falde acquifere, inquina i fiumi e le coltivazioni agricole, minaccia la salute dei cittadini, contaminando con metalli pesanti, diossine e altre sostanze cancerogene prodotti che arrivano sulla tavola delle famiglie. Chi dà fuoco boschi è colpevole di un delitto premeditato dalle conseguenze devastanti: basta lo scellerato gesto di un incendiario per bruciare ettari ed ettari di ecosistema, devastare aree di straordinario interesse naturalistico, mettere in ginocchio l’industria del turismo, costringere la gente ad abbandonare le proprie case minacciate dalla fiamme e, come ci ricordano i drammatici eventi dello scorso anno, uccidere».
Nel 2005 i dati diffusi dall’Apat denunciavano la scomparsa nel nostro Paese di 19,7 milioni di tonnellate di rifiuti, l’equivalente di una montagna di tre ettari di base e alta 2mila metri. Un dato impressionante, ma in calo rispetto all’anno precedente, a testimonianza degli ottimi risultati raggiunti dalle forze dell’ordine nelle tante operazioni dai nomi singolari: Greenland e Banda Bassotti, Longa Manus e Star Wars, ma anche Toxic e Dolcefango. Tutte inchieste portate al termine con successo negli ultimi anni che hanno permesso di scoprire e smantellare le attività di cosche criminali impegnate a smaltire illegalmente enormi quantitativi di rifiuti pericolosi, che hanno inquinato falde acquifere, terreni agricoli, quartieri abitati e parchi naturali, senza dimenticare quegli enormi quantitativi di rifiuti che sottoforma di materie prime pregiate e altri materiali hanno raggiunto le coste e l’entroterra di paesi asiatici o africani.
Numeri impressionanti anche per quel che riguarda gli incendi boschivi: sono stati 10mila i roghi che nel corso del 2007 hanno mandato in fumo oltre 225mila ettari di vegetazione e causato la morte di 18 persone. Ma i roghi non divampano mai per caso, se un bosco va in fiamme è quasi sempre perché qualcuno lo ha acceso. E la lista dei moventi è ricca: si va dagli interessi legati alla pastorizia, alle vendette tra famiglie criminali, alle mire degli speculatori edilizi, ai motivi occupazionali degli operai forestali stagionali, agli interessi della mafia.
Anche questo crimine, concludono Realacci e Granata, come quello del racket dei rifiuti, rischia di essere derubricato con il ddl Alfano sulle intercettazioni, non rientrando di fatto nelle fattispecie di reato previste. E, considerando la rapidità con cui un incendiario può accendere le micce e fuggire facendo perdere le proprie tracce, l’impossibilità di avvalersi delle intercettazioni renderebbe ancora più arduo perseguire con successo questo genere di reati.
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