Sostenibilità

Ambiente: 204mila chili rifiuti in aree protette

Legambiente e Lega Pesca con 1.300 volontari e 400 barche hanno ripulito i fondali di 20 aree marine

di Giampaolo Cerri

Quasi 204mila kg di rifiuti, 400 imbarcazioni, 700 pescatori e 600 subacquei. Sono questi i numeri di In fondo al mar, la campagna realizzata da Legambiente e Lega Pesca e promossa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e dal Ministero dell?Ambiente e della Tutela del Territorio, per ripulire i fondali di 20 aree marine protette. Tre anni di lavoro in cui pescatori e subacquei hanno riportato in superficie uno sconcertante bottino composto da batterie esauste, copertoni, lavatrici, frigoriferi, scaldabagno, cucine a gas, reti, materassi, motorini, biciclette, bombole del gas, lamiere, fusti per l?olio, tubi per ponteggi, bidoni per i rifiuti, pezzi di barche, sanitari, bottiglie di plastica e vetro, bicchieri e teloni di plastica, cordame e reti. Un campionario degno di un robivecchi, che purtroppo dimostra come sia ancora diffussisima la pessima abitudine di usare il mare come discarica sommersa. Un mal costume che mette in serio pericolo la sopravvivenza degli ecosistemi marini, con i fondali che vengono letteralmente ricoperti da uno strato di rifiuti di materiali degradabili solo in tempi molto lunghi e talvolta anche in migliaia di anni. I risultati finali di ?In fondo al mar?, sono stati presentati oggi nel corso di un convegno cui hanno preso parte: Ermete Realacci, Presidente nazionale di Legambiente, Giovanni Fucci, Vice Presidente della Lega Pesca, Sebastiano Venneri, Responsabile mare di Legambiente, Aldo Cosentino, Direttore Generale Servizio Conservazione Natura ? Ministero Ambiente e Tutela del Territorio, Emidio Novi ? Presidente Commissione Ambiente del Senato, Giovanni Della Seta ? Funzionario Delegato gestione progetto MIPAF e i rappresentati dei subacquei e delle cooperative di pescatori. ?Oltre al recupero dal degrado di tratti costa di grande valore del nostro paese?, ha dichiarato Ermete Realacci, presidente di Legambiente ?uno dei traguardi più importanti di ?In fondo al mar? è stato quello di veder lavorare per la prima volta insieme, uniti da uno stesso obiettivo, due mondi fino ad oggi spesso contrapposti e antagonisti, quello degli ambientalisti e quello dei pescatori. Un mare più pulito, tutelato e vitale è certamente un obiettivo degli ambientalisti, ma questo vale anche per i pescatori che di mare vivono. Il frutto del lavoro svolto insieme in questi anni da Legambiente e Lega Pesca, è stato quello di diffondere una cultura nuova e diversa che vede il mare non come risorsa da sfruttare indiscriminatamente, ma come bene prezioso da curare e difendere. Dall?inquinamento, da un?eccessiva pressione delle attività umane, dall?illegalità, dal cemento e da tutte quelle minacce che quotidianamente mettono in crisi una delle risorse più preziose del nostro Paese.? “L’iniziativa?, ha dichiarato Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca, ?dimostra le grandi opportunità legate ad un sempre maggior coinvolgimento dei pescatori nelle politiche ambientali di tutela dell?ambiente marino e di lotta alle diverse forme di inquinamento che quotidianamente ne minacciano l?equilibrio. E? un coinvolgimento che apre e rafforza un terreno di azione comune con il mondo dell?ambientalismo responsabile, e che mira a vincere la sfida, condivisa da tutti, di una pesca ecocompatibile che, senza penalizzazioni, raccordi le esigenze di salvaguardia ambientale con quelle di un armonico sviluppo del settore. A cominciare dalle Riserve Marine, dove il pieno coinvolgimento della categoria rappresenta grandi opportunità di crescita socio-economica delle comunità locali. ? Come si è svolta la campagna L?area di intervento di ?In fondo al mar? ha interessato i fondali marini delle zone A e B (quelle di massima tutela) di 20 aree marine protette e le operazioni di raccolta si sono svolte secondo le più moderne tecnologie. In una prima fase i rifiuti sono stati individuati grazie all?utilizzo di sofisticate apparecchiature di scandagliamento dei fondali (il R.O.V. Remotely Operated underwater Video) e attraverso delle ispezioni dirette da parte di subacquei. Successivamente si sono svolte le operazioni di recupero dei rifiuti che hanno impegnato più di 600 di subacquei volontari di Legambiente e oltre settecento pescatori con 388 motopescherecci, coordinati dalla Lega Pesca. I rifiuti, riportati in porto a bordo dei pescherecci, sono stati suddivisi per tipologie di materiali e poi smaltiti da ditte specializzate. I risultati Analizzando nel dettaglio le tipologie di rifiuti raccolte si rileva che il 51% è composto da rottami e oggetti metallici, il 25% da materiali plastici, il 7% da attrezzi da pesca reti e cordami, il 5% da vetro e un altro 5% da legno. Il mare è trattato dunque come una vera e propria discarica, ma anche come ripiego, laddove non esiste un efficace sistema di smaltimento dei rifiuti. Non a caso il problema è particolarmente sentito sulle isole dove, in ben sette località su venti, (Asinara, Arcipelago Toscano, arcipelago della maddalena, Egadi, eolie, Isole Pelagie, Isola di Tavolara), è stato raccolto l?80% del totale, più di 160mila kg di rifiuti. Per quanto riguarda la quantità di rifiuti raccolti in ogni singola area protetta, il primato negativo spetta alle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), dove sono stati raccolti 38.412 kg di rifiuti. Seguono le isole Eolie con 30.247 kg, e le isole Egadi con 29.800 kg. Tra le località minori per dimensione, risulta particolarmente rilevante il dato di Portofino che con 8.475 kg di rifiuti raccolti supera sia le Tremiti che la Penisola del Sinis che vantano aree protette più ampie. In fondo al mar con le scuole ?Personalmente ho provato un certo stupore nel vedere tutto quello che veniva tirato fuori dalle barche dei pescatori. Non credevo che i nostri fondali potessero essere stati utilizzati come luogo per buttare ciò che non serve?.? Queste sono le parole di Gabriele, un alunno di una scuola di Favignana nelle isole Egadi, uno dei tanti ragazzi che ha partecipato ad In fondo al mar, insieme a subacquei e pescatori. Uno dei tanti successi della campagna, che non ha voluto dimenticare che sono proprio questi i giovani cui affideremo la salvaguardia del nostro mare e la vitalità dei mestieri e delle tradizioni ad esso legate. Grazie ad alcune imbarcazioni appositamente attrezzate in diverse località alcune classi sono state ospitate a bordo per osservare da vicino la mole dei rifiuti recuperata dai fondali del loro mare. Tutti hanno realizzato poster e disegni dell?iniziativa ed alcuni hanno riciclato parte dei rifiuti raccolti costruendo giocattoli ed oggetti con lattine, bottiglie di plastica, legno ed altri materiali. In ogni occasione i ragazzi si sono dimostrati desiderosi di conoscere ogni aspetto della campagna tempestando di domande pescatori e subacquei e annotando le risposte sui loro notes, come piccoli reporter. Oltre all?enorme mole di rifiuti recuperati, dunque, in progetto ha fatto segnare un altro importante risultato: in tutte le aree marine protette interessate, In fondo al mar ha sedimentato collaborazione, ha creato rapporti fra cittadini che vivono e operano su queste aree stabilendo legami che, nonostante il progetto sia terminato, continuano a produrre iniziative.


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