Un’amnistia o se preferite un “condono ambientale”: è questo il punto più controverso del Codice forestale brasiliano che dovrà essere votato nei prossimi giorni dalla Camera verde-oro. Lo scontro, duro, vede da un lato la fazione dei cosiddetti “ruralistas”, ovvero gli onorevoli brasiliani che appoggiano il diboscamento produttivo e il latifondo, dall’altro i deputati “ambientalistas”, appoggiati nell’apposita Commissione che sta elaborando gli ultimi punti della riforma da un folto gruppo di ong tra cui Sos Mata Atlantica, WWF e Greenpeace. Al centro della polemica il colpo di spugna che il testo, elaborato dall’ex ministro Aldo Rebelo, eletto a San Paolo tra le fila del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), prevede per chi ha commesso crimini ambientali prima del 22 giugno 2008. Tutte le multe e sanzioni contro i diboscatori prima di quella data, quando il Codice entrerà in vigore saranno “amnistiate”. Altro punto controverso è l’eliminazione della percentuale di foresta nativa che oggi deve essere preservata da chi ha una casa o una fattoria nelle aree protette. Oggi le percentuali di foresta da preservare, per chi abita nelle regioni che sono il polmone verde del mondo, vanno dal 20% della Mata Atlantica all’80% dell’Amazzonia, ma, questione di giorni, se non ci saranno colpi di scena sarà eliminato ogni obbligo ambientale per i “piccoli proprietari”. «Una vergogna», sostengono le Ong; «ciò che ci vuole per far crescere il nostro grande Paese», ribattono i “ruralistas” che, per quanto incredibile possa apparire, godono dell’appoggio della sinistra in nome del cosiddetto “progresso”. Una pena.
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