Mondo
Amazon, un inferno sociale?
Concorrenza interna spietata, marginalizzazione dei dipendenti con problemi fisici. Sono alcune delle accuse lanciate da un’inchiesta del "New York Times". Jeff Bezos si difende. Ma non è la prima volta che Amazon finisce nel ciclone
Una lunga inchiesta pubblicata nell’edizione domenicale del New York Times mette sotto accusa l’organizzazione del lavoro nel sito di e-commerce più importante d’America. È una vera requisitoria, firmata da due giornalisti Jodi Kantor e David Streitfeld, che è il frutto di un lavoro durato sei mesi dal titolo “Inside Amazon: Wrestling Big Ideas in a Bruising Workplace” (“Lottare su grandi idee in un posto di lavoro da lividi”). Queste le principali imputazioni che l’inchiesta solleva. I dipendenti sono invitati a demolire le idee dei loro colleghi nel corso delle riunioni di lavoro; ricevono istruzioni per fare rapporti segreti ai loro superiori sui compagni di lavoro; subiscono una logica di “darwinismo calcolato”, con l’allontanamento dei perdenti nella competizione interna; si sono avuti casi di marginalizzazione di persone malate di tumore o di altre patologie, togliendo loro anche il tempo di curarsi. Sulle pagine web del New York Times sono apparsi migliaia di commenti, alcuni anche da dipendenti di Amazon che hanno smentito i contenuti dell’inchiesta.
Jeff Bezos, fondatore del grande sito di e-commerce, ha reagito inviando un messaggio ai 150mila dipendenti dell’azienda, esprimendo la sua rabbia. Doveva essere un documento interno ma è stato intercettato dal sito The Verge. Scrive Bezos: «L’articolo del New York Times accredita aneddoti che rivelerebbero metodi di conduzione davvero scioccanti, compreso il caso di persone trattate senza la minima empatia, quando i loro famigliari o loro stessi sono toccato da malattie gravi. Questo articolo non descrive la realtà di Amazon che conosco né i tanti “amazonians” molto sensibili con cui lavoro ogni giorno». Comunque Bezos si dice pronto ad affrontare tutti i casi che i dipendenti vogliono denunciare.
Secondo Jeff Jarvis, uno degli osservatori più attenti del mondo di internet negli Stati Uniti, l’inchiesta pecca di mancanza di equilibrio, e in particolare non c’è mai una contestualizzazione dei casi contestati. Alla fine del suo post sul blog Buzzmachine, Jarvis lascia spazio ad una stilettata: «Il New York Times è concorrente del Washington Post, che appartiene a Jeff Bezos».
Tuttavia non è la prima volta che Amazon finisce nel mirino per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti: la filiale francese di Chalon sur Saône era finita nell’occhio del ciclone lo scorso anno. «Quando voi passate quel portone», avevano denunciato molti dipendenti, «non c’è più la legge francese. C’è la legge Amazon».
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