Ieri sono stato a Succivo (CE) per festeggiare la conclusione di un progetto sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD: Terra Felix. 18 orti assegnati ad altrettanti anziani del paese selezionati con un bando e meta continua di scolaresche del territorio; una “tipicheria”, ristorante nel quale si gustano prodotti locali con un fortissimo richiamo alle tradizioni e alla cultura del posto; uno spazio per laboratori artigianali e per mostre (ieri c’era una straordinaria mostra fotografica sulla lavorazione della canapa). Il progetto, tra l’altro, ha recuperato un casale del Milleduecento di proprietà del Comune.
Promosso da Legambiente Campania, in partenariato con altre associazioni e cooperative sociali, questa iniziativa declina concretamente un valore che dovremmo recuperare e riempire di contenuti: l’amore per la propria terra. Espressione scontata che sa di retorica e qualche volta di nostalgia, di rimpianto per le occasioni mancate.
Non è così: lì, infatti, sono evidenti i gravissimi danni procurati da chi odia la propria terra, fino a distruggerla. Succivo è nell’agro aversano, una delle terre più fertili della Campania felix: terra di immigrazione di popolazioni lontane fin dal VII secolo a.c.
Lì , di notte, qualcuno scava la terra per depositare rifiuti tossici; lì vengono bruciati, di notte, i rifiuti; lì si manifesta chiaramente senza alibi e scusanti di alcun tipo quello che è davvero la camorra: un cancro capace solo di odio e di morte.
Amare la propria terra, in alcuni territori , è quindi una grande frontiera di civiltà e di sviluppo.
E dobbiamo convincerci, dobbiamo convincere i nostri figli che amare la propria terra, “custodirla ” – per usare l’espressione ripresa con semplicità e potenza da Francesco – non è altra cosa rispetto all’impegno per lo sviluppo. Quando, come per i ragazzi di Terra Felix, saremo fieri e gelosi della nostra terra, quando ne parleremo con entusiasmo e con la voglia di valorizzarla, come si fa con i propri figli, avremo costruito l’architrave dello sviluppo. Se queste iniziative restano nell’area delle cose belle, eccezionali, irripetibili, ma non incidenti rispetto alle “questioni vere”, continueremo su una strada senza uscita.
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