Welfare
Alzheimer: un medico su 3 pensa che non si possa fare nulla per curarlo
«Il 33% dei medici interpellati crede che una diagnosi sia inutile perché per la demenza non c’è nulla da fare: è questo il dato che più ci preoccupa del Rapporto», commenta Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. «Noi crediamo proprio l’opposto: è vero che le persone con demenza sono inguaribili dal punto di vista farmacologico, ma sono curabili».
di Redazione
Nell’annus domini 2021, un medico su 3 pensa che non si possa fare nulla per curare la demenza. È uno dei dati più impressionanti e sorprendenti contenuti nel nuovo Rapporto Mondiale Alzheimer 2021 dal titolo “Viaggio attraverso la diagnosi di demenza”, presentato dalla Federazione Alzheimer Italia – rappresentante per il nostro paese di ADI – Alzheimer’s Disease International – in occasione della XXVIII Giornata Mondiale Alzheimer che si celebra oggi in tutto il mondo. «Il 33% dei medici interpellati crede che una diagnosi sia inutile perché per la demenza non c’è nulla da fare: è questo il dato che più ci preoccupa del Rapporto», commenta Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia. «Noi crediamo proprio l’opposto: è vero che le persone con demenza sono inguaribili dal punto di vista farmacologico, ma sono curabili. Da anni portiamo avanti iniziative “dementia friendly” per far sentire accolte e incluse le persone con demenza e i loro familiari. La ricerca scientifica sta lavorando alacremente e siamo speranzosi che presto potremo contare su una cura farmacologica, ma fino ad allora abbiamo molti altri modi di prenderci cura, tutti e insieme, delle persone con demenza intorno a noi». Il Rapporto completo è consultabile sul sito di Alzheimer’s Disease International.
Il Rapporto fotografa anche la perdurante difficoltà di accesso alla diagnosi per le persone con demenza: a fronte di una stima di 55 milioni di casi nel mondo, il 75% non ha una diagnosi ufficiale, cifra che nei paesi a basso-medio reddito raggiunge anche il 90%. In base a un questionario online lanciato da ADI, a cui hanno aderito oltre 3.500 persone con demenza, caregiver e personale medico scopriamo anche che il 47% ha difficoltà di accesso a medici qualificati e che il difficile accesso alla diagnosi è causato anche dalla paura della diagnosi stessa e delle sue conseguenze (46%) e dai costi (34%). Secondo il personale sanitario invece, l’ostacolo principale nell’effettuare una diagnosi corretta è la difficoltà di accesso a test diagnostici specializzati (38%) seguita dalla mancanza di formazione e conoscenze specifiche (37%).
Per sensibilizzare quante più persone possibile ad attivarsi per combattere lo stigma che circonda la malattia, in occasione di questo X Mese Mondiale la Federazione Alzheimer lancia la campagna #Nontiscordaredivolermibene insieme a Lorenzo Baglioni: il cantautore toscano ha donato alla Federazione il brano “Non ti scordare di volermi bene”, composto insieme al fratello Michele e all’attore Paolo Ruffini, che affronta il delicato tema della perdita del ricordo da parte di una persona colpita da demenza. Collegandosi alla pagina nontiscordare.org è possibile rispondere a un quiz sulla demenza per ricevere un vero e proprio attestato che certifica l’impegno e l’ottenimento del titolo di “Persona Amica della Demenza”. L’iniziativa si inserisce nel progetto “Dementia Friendly Italia” che la Federazione Alzheimer ha avviato nel 2016 con la nascita delle “Comunità Amiche delle Persone con Demenza”, oggi 34. Un ulteriore tassello è infine l’iniziativa “Farmacie Amiche delle Persone con Demenza”, nata dalla collaborazione tra Federazione Alzheimer Italia e Federfarma. Il sito dedicato dementiafriendly.it raccoglie tutte iniziative.
Secondi i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la demenza risulta essere la settima causa di morte per malattia nel mondo: eliminare lo stigma, anche e soprattutto tra il personale medico-sanitario, è fondamentale per garantire a queste persone l’accesso a diagnosi precise e precoci per individuare tempestivamente la malattia, rallentarne il decorso e migliorare la qualità della loro vita. «Diagnosi e stigma camminano fianco a fianco: la mancanza di consapevolezza e la stigmatizzazione all'interno dei sistemi sanitari stanno ostacolando gli sforzi per sostenere le persone con demenza», riflette Paola Barbarino, Amministratore Delegato di ADI. «Questa disinformazione all’interno dei nostri stessi sistemi sanitari, insieme alla mancanza di specialisti qualificati e di strumenti di diagnosi prontamente disponibili, ha contribuito a rallentare le diagnosi in modo allarmante. È necessario che i Piani Nazionali per la Demenza includano la formazione di medici specializzati e la fornitura di attrezzature diagnostiche adeguate».
Foto Unsplash
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