Cultura
Alzheimer: pronto test sulla pelle per diagnosi precoce
In fase di sperimentazione negli Usa anche nuovi farmaci. Le nuove conquiste sono frutto del lavoro dei ricercatori della Rockfeller university di Washington
Un test sulla pelle di nuovissima concezione per la diagnosi precoce e nuovi farmaci che bloccano la malattia. Sono le nuove conquiste, ancora in fase sperimentale, contro l’ Alzheimer, fatte da ricercatori della Rockfeller university di Washington e annunciate a Catania al convegno internazionale ‘Antiossidanti e risposta cellulare allo stress”. Il test, che prevede il prelievo di cellule dalla cute (fibroblasti), e sara’ messo in commercio appena ottenuto il via libera dell’ente americano per il controllo dei farmaci (Fda). Il test ha gia’ infatti superato, e’ stato annunciato, la fase sperimentale sugli uomini. Il prof. Daniel Alkon, responsabile dello studio, ha anche annunciato che “sono stati preparati nuovi farmaci che sono in corso di sperimentazione” che hanno “dato buoni risultati” e che “presto potrebbero essere messi in commercio”. Il test, che il ricercatore consiglia “a tutti quelli che hanno superato i 50 anni ed hanno vuoti di memoria che si considerano legati allo stress o all’ eta”‘, e’ basato sull’ “evidenza che c’ e’ un sintomo premonitore ben preciso nei malati dell’ Alzheimer: la perdita dei ricordi”. “Quest’ ultima – aggiunge – e’ a sua volta legata ai meccanismi molecolari che regolano la memoria e sulla loro presenza nelle cellule si puo’ prevedere il sopraggiungere della malattia, in maniera molto precoce, ancor prima ancora che ci manifestino i sintomi”. “I nuovi farmaci – anticipa il prof. Alkon – sostituiranno le medicine ‘paracadute’, che servono soltanto a ridurre i danni irreparabili. Non si pensa a curare i sintomi ma a prevenire la malattia, prima che si sviluppi”. “Test e nuova cura – spiega – sono collegati tra loro e la Rockfeller University ha messo a punto una terapia che sembra essere molto promettente ed efficace che serve a bloccare il proseguo della malattia”. “Una nuova tesi sulle origini dell’ Alzheimer – anticipa il ricercatore – e’ che la malattia sia collegata ad una riduzione del flusso sanguigno al cervello, che attiva tutta una serie di attivita’ compensatorie che uccidono i neuroni”. Il prof. Alkon rivela inoltre che “c’ e’ una societa’ farmaceutica italiana che sta lavorando su decine di molecole promettenti per favorire il meccanismo della memoria, anche in persone che non soffrono dell’ Alzheimer” che saranno presto testate in Usa.
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