Da una recente ricerca risulterebbe che il 70% degli adolescenti e giovanissimi italiani avverte il bullismo come il fenomeno sociale più pericoloso. E la ricerca elenca cause, percentuali e infinite sfumature collegate al fenomeno.
Scelgo, fra le percentuali, due cifre: il 67% dei ragazzi italiani dice che si può essere puntati durante una sosta in piazzetta, nel solito locale o in altri abituali luoghi di aggregazione, ma (ed ecco quello che mi interessa di più) dall’80% all’86% dei minori intervistati, la scuola rappresenta la residenza elettiva del bullismo nella vita reale che trova rinforzo in quella virtuale, attraverso l’utilizzo dei dispositivi di ultima generazione. Per essere concreto vi trascrivo una delle tante e-mail che mi arrivano sul tavolo.
“Caro Don Mazzi,
mia figlia di 9 anni frequenta un “costoso” istituto privato. Dalla seconda primaria è oggetto delle “attenzioni” verbalmente violente di due compagne di classe che in questi anni hanno costituito una vera e propria “banda” associando alcuni compagni e con l’intento dichiarato di aggredire mia figlia. A nulla sono valsi i rilievi nostri e della psicoterapeuta che ha curato mia figlia, consentendole di superare lo choc di queste aggressioni, fatti all’insegnante che anziché punire queste bambine le ha recentemente gratificate eleggendole a rappresentanti di tutta la scuola primaria in un evento recentemente organizzato nell’istituto.
Dalle aggressioni verbali si è passati a quelle fisiche che, per ora, si traducono nell’immettere nei piatti che mia figlia utilizza nella mensa scolastica cibi sporchi ed altra sporcizia prelevata in loco sfruttando i momenti di assenza dedicati al bagno o al prelievo di pane o altri cibi/bevande.
Le maestre presenti in mensa sembrano non accorgersi di nulla. Mia moglie ed io siamo molto preoccupati perché temiamo una pericolosa escalation di queste aggressioni. Tentativi di sensibilizzazione dei genitori di queste bambine hanno sortito l’effetto di averci visto togliere il saluto. Ci consigli, per cortesia, sulle azioni da intraprendere in casi di bullismo come questo”.
Ho trascritto questa e-mail perché, da italiani, denunciamo, facciamo ricerche, discutiamo ma quando è ora di intervenire, facciamo quello che hanno fatto le insegnanti di questa scuola.
Se ognuno di noi avesse il coraggio di fare la sua piccola parte e spaventare di meno attraverso articoli “terroristici” forse saremmo tutti più solidali, concreti e risolutivi.
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