Welfare

Altroché mercato della terza età, questo è un business che presto diventerà grande

De Benedetti e gli altri big player del settore

di Christian Benna

Gli Anni Azzurri di Carlo De Benedetti tornano a splendere. Dopo un anno decisamente nero, il 2010, che ha visto deprimere la redditività fino a registrare un bilancio in perdita, e quindi sfumare la strada verso la quotazione in Borsa, la sua Kos, controllata del gruppo Cir e attiva nell’assistenza privata per gli anziani, torna all’utile. Nel primo trimestre del 2011 la società ha guadagnato 2,8 milioni di euro per un giro d’affari di 87 milioni di ricavi.
Nel settore delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) il gruppo Kos si conferma il primo operatore privato in Italia per ricavi e posti letto gestiti, operando prevalentemente con il marchio Anni Azzurri. Con questo brand, frutto di un’acquisizione del gruppo Cir che risale al 2006, gestisce 37 strutture in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto, per un totale di 5.500 posti letto operativi. Dietro a Kos c’è il gruppo Segesta, acquisito dalla multinazionale della sanità francese Groupe Korian, che possiede 21 centri e 2.151 posti letto, 1.056 nella sola Milano. Sul mercato poi operano numerosi altri operatori tra cui Vita Residence, Icos, Argento Vivo, Tosinvest (famiglia Angelucci), gruppo Aetas. Per tutti però il business degli anni d’argento non è rose e fiori. Il gruppo San Raffaele spa, punta di diamante della Tosinvest, e non solo nell’assistenza agli anziani, naviga in piena crisi di liquidità a causa dei mancati pagamenti della Regione, tanto da annunciare il licenziamento di 3.700 dipendenti e la cessazione dei servizi sanitari delle 17 cliniche private di proprietà. Malgrado l’annuncio choc, è prevedibile l’intervento del pubblico per sanare le pendenza dei mancati pagamenti.
Le Rsa sono particolarmente appetibili per i privati perché prevedono cospicui rimborsi da parte di Stato e Regioni: il 50% della retta è a carico dell’anziano mentre il resto arriva dal pubblico.
In media nelle case di riposo private per anziani non autosufficienti si spendono 2.700 euro al mese, il doppio rispetto a una casa di riposo tradizionale. Nonostante il problema cronico italiano del ritardo nei pagamenti, le prospettive di mercato del settori sono davvero rosee perché l’Italia è non solo uno dei Paesi più vecchi dell’Ocse, ma è anche il Paese industrializzato che più si basa sui familiari per l’assistenza agli anziani e ai disabili con un modello, quello del “welfare familiare”, sempre più messo a rischio dai cambiamenti sociali e del mercato del lavoro.
In base ai calcoli Ocse, la spesa potrebbe salire al 2,6% per arrivare fino a quasi il 4% del Pil entro il 2050 (contro una media Ocse del 2,9%), quando quasi una persona su sette in Italia avrà più di 80 anni e la Penisola sarà al quarto posto tra i Paesi Ocse per la percentuale di anziani, dopo Giappone, Germania e Corea del Sud. Le porte sono quindi aperte per i contributi dei privati.

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