Sostenibilità

Altro che privatizzare, bla tutela è il vero investimento

intervista Mario Tozzi dalla tv al vertice del Parco dell'Arcipelago toscano

di Redazione

Le aree protette rappresentano un patrimonio inalienabile della collettività. Mantenenendone intatta la bellezza, si incentiva anche il turismo.
E a lungo termine ne beneficia anche la popolazione locale C he un Parco approvi un piano di gestione del territorio non dovrebbe fare notizia. Invece in Italia esistono solo un paio di aree protette che hanno adottato un piano. Nel Parco dell’Arcipelago toscano, il più grande parco marino d’Europa, se ne discuteva praticamente dalla sua creazione, nel 1996. Ma solo oggi si è arrivati al dunque. Ecomondo ne ha parlato con il presidente Mario Tozzi, geologo, giornalista, noto volto televisivo.
Ecomondo:
Sembrerà una domanda banale: perché è importante avere un piano?
Mario Tozzi: È lo strumento base della gestione del territorio, serve a dettare delle regole di tutela condivise dalla comunità. La stessa legge quadro sulle aree protette, la 394 del 1991, attribuisce al piano del Parco un valore notevole. Indica la necessità di avere uno strumento unico di pianificazione, in grado di sostituire tutti quelli precedenti, in una visione unitaria. Ha valore sovracomunale, interprovinciale e interregionale. Solo così il Parco ha la possibilità di agire indipendentemente dalle pianificazioni parziali e settoriali che riguardano il suo territorio.
Ecomondo:
A proposito della legge 394: c’è chi dice che bisognerebbe modificarla. Lei cosa ne pensa?
Tozzi: Secondo me va benissimo così com’è. Anzi, credo che andrebbe applicata fino in fondo, cosa che attualmente purtroppo non avviene dappertutto.
Ecomondo:
Il ministro Prestigiacomo ha parlato di privatizzazione dei Parchi?
Tozzi: È un’idea priva di senso. Le aree protette rappresentano un patrimonio inalienabile della collettività, che va tutelato a prescindere dal fatto che sia remunerativo o no. Mettiamo che un Parco vada in mano a un privato: è chiaro che questo avrà interesse a gestirlo solo se porterà denari, altrimenti non gli converrà occuparsene. Oppure potrebbe pensare di farci un mega-albergo o qualcosa del genere per guadagnarci? Io sono anche favorevole a far pagare un biglietto d’ingresso, ma è necessario garantire che la natura e l’ambiente siano tutelati in ogni caso.
Ecomondo:
E privatizzare solo alcuni servizi?
Tozzi: Ma questo già avviene! Se è questo che intende il ministro, non sta proponendo nulla di nuovo. Non siamo contrari: in molti Parchi esistono da tempo servizi gestiti da privati, ad esempio gli infopoint oppure alcune spiagge.
Ecomondo:
Tornando al Piano dell’Arcipelago toscano: in sintesi, cosa prevede?
Tozzi: Il territorio del Parco è stato diviso in zone in cui si possono o meno svolgere determinate attività. La zona A, di riserva integrale, è destinata alla conservazione dell’ambiente naturale nella sua interezza. Sono consentiti solo interventi per restaurare e mantenere integra la biodiversità o alcune sue componenti. In pratica, vengono ripristinate condizioni di naturalità compromesse o degradate da antiche attività antropiche o dalla diffusione di specie aliene rilasciate in passato. Le zone B, di riserva generale orientata, fungono da cuscinetto tra le zone A e C, più antropizzate. Qui è vietato costruire nuovi edifici, ampliare costruzioni esistenti ed eseguire opere di trasformazione del territorio. Sono consentite le attività produttive tradizionali, ma nei limiti degli indirizzi di conservazione del Parco. Le zone C sono le aree più propriamente agricole, in genere di piccole e medie dimensioni. Sono individuate anche delle zone per gli eco-alberghi, cioè strutture che rispettano determinati standard ambientali.
Ecomondo:
Cosa ne pensa la popolazione locale?
Tozzi: Il Piano rappresenta la cerniera che permette la gestione del territorio sulla base di un continuo compromesso con la gente. Non tutti sono convinti della necessità della tutela. C’è chi pensa di poter continuare a sfruttare le risorse naturali a piacimento: ad esempio, dato che si pesca ancora pesce, non credono a chi dice che l’ambiente marino è seriamente compromesso. Alcuni vorrebbero incentivare il turismo di massa, senza pensare che questo danneggia l’ambiente. È una strategia che a lungo termine non paga, perché i turisti sono attratti proprio dalle bellezze naturali.
Ecomondo: Come si fa a cambiare questo modo di pensare?
Tozzi: È molto difficile in Italia perché, in generale, manca una sensibilità diffusa su questi temi. Si dovrebbe partire dall’educazione ambientale dei cittadini, che è ancora profondamente carente.

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