Famiglia

Alta velocità. I no all’accordo

Dopo la firma dei sindaci, che ne sarà del movimento contro la Lione Torino? Leonardo Cappella spiega perché nella sostanza non cambia nulla. Il treno non s'ha da fare

di Redazione

di Riccardo Bianchi

Nei movimenti No Tav la parola d’ordine è «Resistere». La nuova ferrovia non s’ha da fare, neppure col nuovo progetto. Che poi un progetto vero non c’è. Perché quello che è uscito dall’Osservatorio per la Torino-Lione è un foglio con i punti di accordo per la progettazione della nuova linea. Praticamente si tratta di proposte.
La nuova linea è stata pensata da un gruppo di esperti della società responsabile della parte comune italo-francese della Tav. Da quello che si capisce il percorso sarebbe leggermente diverso da quello del piano precedente. Il tracciato dovrebbe essere più lungo di qualche chilometro e il treno dovrebbe tornare in superficie in due punti. Uno di questi, nella piana di Susa, ospiterebbe una grande stazione di scambio per treni e auto, con navette per le località sciistiche.

Ma i comitati non ci stanno, come spiega Leonardo Capella, del coordinamento No Tav:
«Questo fantomatico accordo non è che il risultato di un confronto di alcuni, e neppure tutti, amministratori della zona. Ma si tratta soltanto di parole, non c’è niente di concreto».

C’è stato un dialogo con la popolazione?
«L’Osservatorio non può scrivere di essersi confrontato con la gente. Non abbiamo preso parte a nessun tavolo e neppure i nostri sindaci sono stati interpellati.

Il primo cittadino di Susa si è detto soddisfatto delle linee guida del progetto.
«Sandro Piano rappresenta il gruppo degli imprenditori edili della zona, che è forte nel comune. Ma la gente è fredda».

Però alle ultime elezioni nelle valli il centrodestra ha vinto.
«Erano nazionali, è diverso».

Ma Berlusconi aveva le grandi opere nel programma? Lo sapevate.

«Qui molti sono rimasti delusi dalla sinistra e non hanno votato. Inoltre la Lega è forte, e molti leghisti sono No Tav. A noi interessa solo la difesa del territorio, non il credo politico».

Chiedevate studi approfonditi sull’impatto ambientale degli scavi. L’Osservatorio li ha svolti?
«No, perché non c’è un progetto vero. Il nostro terreno è pieno di falde acquifere a pochi metri dal suolo, durante l’ultima alluvione tutti i sottopassaggi si sono allagati. Non si sa come affronteranno il problema».

Dicono che le gallerie saranno più brevi
«Sì, ma non profonde, visto che dovranno tornare due volte in superficie. Che poi un treno di alta velocità che parte da Torino e dopo 30 chilometri si ferma a Susa, come fa ad andare veloce?».

Il governo ha promesso di migliorare il servizio sulla ferrovia storica in cambio della Tav. Che ne pensate?
«È un diritto che ci spetta anche senza Tav. Già durante le Olimpiadi di Torino il servizio era ottimo, basta investire».

Vi accusano di seguire la cultura “Nimby”: tutto ma non nel mio giardino.
«Noi diciamo all’Italia che questa spesa è inutile, rovina l’ambiente e costa molto. Vorrei vedere se mettessero una discarica accanto a casa di Chiamparino se sarebbe d’accordo».

Ma l’Unione Europea dice che dell’Alta velocità c’è bisogno.
«Non è vero, abbiamo già un treno che va a Lione e non ferma a Torino perché non salgono passeggeri. Per quanto riguarda le merci, la ferrovia che già esiste è sfruttata soltanto per 1/3 delle sue capacità. Se è necessario, potenziamo quella».

Quali iniziative pensate di prendere per criticare le nuove decisioni?
«A Luglio ci sarà un campeggio anti-Tav, già programmato da tempo. Intanto partiamo per far conoscere alla gente i punti che sono usciti dall’incontro di Pracatinat e quello che dovrebbe essere il nuovo progetto».

Niente manifestazioni nazionali?

«Certo, ad autunno».

E parteciperanno tutti i “gruppi del No”? No-Aviano, No-inceneritore, No-discarica…?
«Noi siamo vicini a chi, come noi, ha visto la polizia forzare la volontà della gente per far passare opere dannose e inutili. Il nostro è un messaggio ai politici. Bisogna dire “no”, e non “ni”».


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