Mondo

Alpi, le prove dell’eccidio

La cronaca di cinque anni alla disperata ricerca della verità.Per scoprire chi ha ordinato l'eliminazione della giovane cronista Rai e dell’operatore Miran Hrovatin.

di Paola Mattei

Ilaria Alpi era una giovane inviata del Tg3, una delle poche assunte per concorso e senza raccomandazioni, che amava il mondo arabo e ne seguiva le vicende. Credeva nel giornalismo d?inchiesta e per questo sembrava una voce fuori dal coro. Venne uccisa in un agguato a Mogadiscio, in Somalia, a 32 anni, il 20 marzo 1994, insieme con il teleoperatore Miran Hrovatin. Dopo quasi cinque anni i suoi genitori aspettano ancora di sapere da chi e perché. «L’esecuzione» è la cronaca di questi cinque anni. Del calvario vissuto da Luciana e Giorgio Alpi alla ricerca della verità e del loro personale muro di gomma. Magistratura, governo, Forze armate, servizi segreti, perfino la Rai, per cui Ilaria lavorava, hanno fatto poco e niente per aiutarli. Ma hanno fatto molto per nascondere, confondere e scoraggiare. Per questo «L?esecuzione» (Kaos edizioni, lire 28.000) non è solo un?appassionante denuncia civile, quanto soprattutto il lucido resoconto di come si costruisce, tessera dopo tessera, un ?mistero d?Italia?. La chiave della tesi sostenuta dagli autori – Luciana e Giorgio Alpi, insieme con Mariangela Gritta Grainer, ex deputata e membro della Commissione d?inchiesta sulla cooperazione, e Maurizio Torrealta, giornalista della Rai – sta tutta nel titolo. Perché il termine «esecuzione» esclude che la morte dei due giornalisti sia stata incidentale, ma premeditata: implica che dietro le mani armate quel 20 marzo del 1994 ci siano stati dei mandanti. L?inchiesta parte da quella maledetta domenica 20 marzo, dal prinio lancio Ansa che batteva la notizia della morte di due giornalisti italiani uccisi nella Mogadiscio abbandonata in fretta e furia dalla Forza multinazionale di pace. I primi capitoli ripercorrono la cronaca dei soccorsi arrivati in ritardo e del trasporto delle salme in Italia, della sparizione di documenti importanti e dell?approssimazione dell?autorità giudiziaria. Davanti a queste strane ?coincidenze? Giorgio e Luciana Alpi capiscono subito che la figlia non è stata la vittima predestinata di un colpo di coda della guerra civile e che la sua morte nasconde qualcosa di più, ma trovano ben poche persone disposte ad aiutarli. Tra quei pochi c?è il collega di Ilaria, Maurizio Torrealta, che raccoglie le ultime videocassette girate dalla giornalista e ricostruisce a ritroso l?inchiesta cui stava lavorando: che fine hanno fatto i soldi della cooperazione italiana in Somalia? Si apre così uno dei capitoli più tristi della nostra storia di aiuti al Terzo mondo; un colossale giro di soldi finiti nelle tasche di Siad Barre e dei soliti protagonisti di Tangentopoli, un traffico clandestino di armi destinate ad alimentare la guerra civile e trasportate su navi donate dal governo italiano. In cinque anni nessuno ha potuto smentire questa vicenda, che anzi si è arrichita di nuovi scandali, dalla costruzione di opere pubbliche fantasma a un traffico di scorie nucleari. Nella seconda parte il libro racconta la travagliata vita della Commissione parlamentare d?inchiesta sulla cooperazione. In questi capitoli emergono le bugie, le omissioni e i depistaggi messi in atto da esponenti dell?esercito e dei servizi segreti: le contraddizioni, le responsabilità scaricate, le verità non dette. «L?esecuzione» non ha un ultimo capitolo, resta aperto agli sviluppi e alle sorprese che porterà il processo (il 4 febbraio a Roma) all?unico esecutore finora individuato. Il libro termina con dieci pagine intitolate «Nuovi elementi». Inchieste giudiziarie messe a confronto, intercettazioni telefoniche finora inedite, nuove testimonianze confermano che la morte di Ilaria Alpi doveva servire a nascondere un verminaio. Ma che invece lo ha scoperchiato e rivelato a tutti. “Aprite quei cassetti” Luciana e Giorgio Alpi hanno dedicato gli ultimi cinque anni alla ricerca della verità sulla morte della figlia Ilaria. Non hanno ancora trovato il nome dei colpevoli, ma hanno scoperto quanta paura faccia la loro vicenda e a cosa si possa arrivare per nascondere ogni responsabilità. «Il nostro libro serve proprio a questo», spiega Giorgio Alpi, «perché nessuno possa dire: io non sapevo. Questo volume è la storia di cinque anni di battaglie. Ci sono parecchie cose rimaste oscure, ma dalle nostre indagini emergono prove incontrovertibili del coinvolgimento dei servizi segreti, che non potevano non sapere e invece hanno nascosto e depistato. Da quel tragico 20 marzo si sono succeduti ben cinque governi: perché nessuno ha voluto aprire i cassetti? Perché nessuno ha inchiodato i servizi segreti alle loro responsabilità?». In questi anni vi siete fatti molti nemici «Sì, ma non abbiamo mai chiesto vendetta. Perfino il tribunale ci ha dato ragione quando mia moglie ha dato del bugiardo al generale Fiore, il comandante del contingente italiano in Somalia. Eppure lo Stato permette che un generale bugiardo resti al suo posto». Sta per aprirsi a Roma il processo all?unico sicario individuato finora. Avete fiducia? «Non sappiamo se il giovane somalo sotto processo sia colpevole o sia stato incastrato. Quello che posso garantire è che non sarà un capro espiatorio: a noi non basta sapere chi ha premuto il grilletto, vogliamo conoscere i nomi di chi lo ha pagato e i motivi che li hanno spinti a decidere a tavolino che nostra figlia doveva morire».


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