Sostenibilità

Alpi: ecoabusi in Valtellina. Bormio 2005, qui la natura ha già perso.

Colate di cemento e milioni di euro “riqualificheranno” la zona delle gare. Calpestando tutte le leggi.

di Redazione

Nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio (area prioritaria per il WWF), si terranno tra gennaio e febbraio 2005 14 giorni di kermesse sciistica: i Campionati del mondo di sci. Un appuntamento che vedrà opere – nuove piste, impianti da sci, impianti di innevamento artificiale, illuminazione, rifugi, ski stadium, strade di cantiere, un ponte in cemento armato sul torrente Frodolfo – realizzate in spregio alle primarie esigenze di conservazione del preziosissimo e delicato equilibrio ambientale-paesaggistico dei luoghi. L?elenco delle specie vertebrate dell?area interessata alle gare iridate e alle speculazioni connesse dette «di riqualificazione degli impianti sciistici» include 52 specie di fauna protetta dalla Convenzione di Berna, 13 uccelli tutelati da norme europee, 12 uccelli protetti dalla legge 157/92 in ambienti protetti dalla Comunità europea. Mentre il finanziamento pubblico trovava corsie preferenziali nella Finanziaria e grande disponibilità di spesa nella Regione Lombardia, mascherata da irrinunciabile «occasione di riqualificazione turistica della Valtellina e della intera montagna lombarda», il Parco veniva messo all?angolo e ridicolizzato dallo strapotere della Federazione internazionale sci, dalla sua omologa nostrana Fisi e da amministratori pubblici quali l?assessore lombardo all?Ambiente, Nicoli Cristiani, che paventò di smembrare il Parco se non avesse concesso le autorizzazioni richieste. Una potente lobby La Soprintendenza ai beni ambientali della Lombardia, per anni baluardo della difesa di questi luoghi, ha accettato, sulla parola, senza progetti, marginalissimi interventi (copertura del ponte con prato) di difesa del paesaggio. Una lobby potente composta da alcuni imprenditori locali, che antepongono i propri interessi a una visione moderna ed efficiente di turismo, e da una cordata di pochi, ma influenti personaggi appoggiati anche al ministero dell?Ambiente, ha trasformato quest?area del Parco nazionale dello Stelvio in un triste e scandaloso luna park. La Fis ha dimostrato come si possono calpestare le proprie stesse regole che prevedono una assoluta compatibilità ambientale: «Il rispetto delle condizioni ambientali deve essere una parte vincolante della candidatura (…) non devono sussistere dubbi che i fini statutari della Fis possano essere raggiunti congiuntamente alle misure di protezione di natura e ambiente». Le stesse regole prevedono la collaborazione delle associazioni ambientaliste come requisito della candidatura di un territorio a tenere le gare iridate, collaborazione che non c?è stata. Gare che peraltro si svolgono ogni due anni e lasciano dietro di loro indebitamento delle amministrazioni locali ospitanti e devastazione del territorio. Santa Caterina Valfurva ospitò già vent?anni fa le stesse gare, e in quell?occasione i lavori per un parcheggio fecero perdere per sempre una storica fonte di acqua ferruginosa ed altri beni indicati ancora oggi (!) sul sito internet del Comune come attrazione turistica. I Mondiali 2005 sono stati pensati su una nuova pista (a meno di 1 chilometro da quella del 1985, ancora tecnicamente valida) inutile e devastante, guarda caso da realizzare tagliando un bosco di piante secolari, luogo di nidificazione e rifugio della fauna, e predisponendo l?arrivo sopra un nuovissimo ponte in cemento armato e con uno sbancamento di migliaia di metri cubi di terreno, interessanti un ameno torrente dalle sponde geologicamente instabili. Per le piste e le infrastrutture sono state ?costruite? sulla carta valutazioni positive di compatibilità ambientale e valutazioni di incidenza. Il plurale usato è già indice di scorrettezza, in quanto il Consiglio di Stato ha ribadito che deve essere effettuata un?unica valutazione di impatto ambientale relativa alla stessa opera. Un?occasione persa Le regole sono state disattese, ignorate. Il ricorso del WWF alla magistratura e al Tar della Regione Lombardia a nulla è valso rispetto all?esigenza primaria di fare le opere per i Mondiali. I giudici hanno perfino creduto alla rimovibilità, dopo le gare, di 40 metri di ponte in cemento armato costruito sul torrente Frodolfo. È anche stata sventrata la cresta sommitale del monte Sobretta, a 2700 metri, per giungere nella Valle dell?Alpe, l?ultimo paradiso. Da lì già è in progetto un carosello sciistico che passando da aree incontaminate del Parco giungerà sino a Bormio. Ma il Parco lo si vuole, certo, a parole, perché solo il nome dà ?valore aggiunto? alle speculazioni edilizie e alle piste da sci. Ma è bene dire forte che l?oggetto dell?interesse è stato in gran parte distrutto. Appare strano alla gente comune come si riescano a costruire opere faraoniche con i soldi dei contribuenti e come le stesse siano sproporzionate e neppure facilmente fruibili. Solo per gli impianti di Santa Caterina verranno spesi 30 milioni. La capacità di trasporto orario sarà di 2.400 persone/ora, cioè quante ne può ospitare, compreso baristi ed albergatori, l?intero paese. Santa Caterina, per inciso, non dispone di fognatura e rovescia nel torrente poco prima del nuovo ponte. La viabilità valtellinese, già super congestionata, non è stata modificata. Non sono neppure state realizzate tangenzialine per portare fuori dai centri abitati un traffico insostenibile. I treni sono la cenerentola dei trasporti in una valle dove potrebbero avere un ruolo primario. Invece è in calendario una conferenza di servizi che autorizzi una ?tangenziale? inutile e devastante da Santa Caterina per il passo del Gavia, percorso da un traffico veicolare ridicolo per solo un mese all?anno. I Mondiali rappresentano un?altra occasione persa nella sfida per promuovere i valori ambientali della Valtellina, vero irriproducibile tesoro, per riqualificare i trasporti pubblici e la disastrata viabilità, per distinguere la preziosità del proprio territorio, e al solito sono stati una cieca occasione predatoria e priva di programmazione, come lo sono stati i Mondiali di 20 anni fa, che hanno lasciato la stessa lamentata crisi del prima Mondiali con un po? più di povertà: quella delle risorse perdute per sempre. di Enzo Venini consigliere nazionale WWF italia


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA