Sostenibilità
Alpi e accordi: la ratifica a metà della svizzera. Luci e ombre sui Cantoni.
La confederazione elvetica ha implementato solo parte della Convenzione delle Alpi, perché ritiene di fare già abbastanza. Sui trasporti sì. Ma sul resto?
di Redazione
Lo scorso giugno, dopo una discussione durata quasi quattro anni, il Senato federale elvetico ha ratificato i primi tre protocolli (Difesa del suolo, Pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile, Trasporti). Gli svizzeri, tradizionalmente gelosi della propria neutralità e indipendenza, trovano piuttosto indigesto il tribunale arbitrale previsto nel protocollo Composizione delle controversie. La pratica si è infatti arenata al Consiglio nazionale (la seconda camera del Parlamento federale), che ha deciso di prendere tempo per valutare l?impatto della Convenzione delle Alpi sulla politica regionale svizzera. Difficile che i protocolli vengano approvati prima di sei mesi, un anno. «È una storia lunga e dolorosa», commenta sconsolato Andreas Weissen, responsabile Alpi del WWF elvetico e per quasi un decennio presidente della Cipra internazionale. «Una situazione incresciosa per un Paese che ama proporsi come una sorta di faro per il mondo delle Alpi».
Dal punto di vista dell?attuazione della Convenzione, finora la Svizzera non ha fatto granché: forse perché si ritiene che la politica federale in favore della montagna integri già i principi della protezione dell?ambiente e dello sviluppo sostenibile. La Costituzione svizzera contiene un articolo sullo sviluppo sostenibile e protegge esplicitamente l?agricoltura alpina, allo scopo di impedire lo spopolamento delle Alpi. Quanto ai trasporti, negli anni 90 gli svizzeri, a colpi di referendum, hanno dato una spinta progressista alla loro politica: nel 1992 fu approvata la costruzione di gallerie ferroviarie ad alta velocità attraverso il Gottardo e il Lötschberg. Nel 1994 la cosiddetta ?Iniziativa delle Alpi? sancì il divieto costituzionale di costruzione di nuove vie di grande comunicazione attraverso le Alpi. Quattro anni dopo fu approvata l?introduzione di una tassa sul traffico pesante, ispirata al principio della ?verità dei costi? (presente nel protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi). Infine, quest?anno, gli elettori elvetici hanno detto no all?ampliamento della galleria del San Gottardo, una proposta legislativa che costituiva un attacco flagrante ai principi contenuti nell? articolo costituzionale per la protezione Alpi.
«La politica svizzera degli anni 90 non è il risultato di una scelta del governo, ma piuttosto di una forte pressione popolare, dei movimenti e delle organizzazioni della società civile, come il WWF», commenta ancora Andreas Weissen. «La politica svizzera corrisponde al 100% al protocollo Trasporti della Convenzione: stop alla costruzione di nuove strade di grande comunicazione, priorità al trasporto ferroviario e verità dei costi».
Non per nulla Orizzonte 2010, il libro bianco della Ue sul trasporto, parla di «modello svizzero» da imitare. Un modello però tutt?altro che acquisito, e sempre soggetto a pressioni di lobby potenti e alle necessità di bilancio dello stato federale. «Bisogna difenderlo con le unghie e coi denti», dichiara Andreas Weissen. «Non possiamo certo dormire sugli allori». E se non possono farlo gli Svizzeri?
di Sergio Savoia
responsabile comunicazione European Alpine Program
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