Sostenibilità

Alluvioni, disastri senza fondo

Messina conferma la mancanza di una politica ambientale, stanziamenti fermi per il patto di stabilità.

di Franco Bomprezzi

La sensazione che non faccia quasi più notizia: una nuova alluvione in Sicilia, pochi giorni dopo il dramma della Liguria. I giornali comunque riescono ad occuparsi del dissesto idrogeologico italiano, dopo il consueto pacchetto di pagine dedicate alla crisi dei mercati e alla politica interna.

Quasi ci si fosse ormai abituati ai drammi del territorio in dissesto, l’alluvione che ha colpito il messinese e ha causato tre morti si guadagna solo un taglio a metà prima pagina del CORRIERE DELLA SERA, che apre sulla proposta del Ministro Clini: “Svuotare le aree a rischio”. «Il prezzo che si paga aspettando e traccheggiando è molto alto. Bisogna cominciare ad agire sui territori, svuotando le zone dove non si sarebbe dovuto mai costruire», è la linea. Che porta sul concreto il richiamo del presidente Napolitano: «La nuova tragedia ripropone l’esigenza assoluta di adeguate e costanti politiche di prevenzione, a cui affiancare una puntuale azione di vigilanza». L’approfondimento del Corriere alle pagine 10-11: la procura di Messina ha aperto un’inchiesta per disastro ed omicidio colposo, ma al di là della cronaca il governo prende atto che le calamità naturali di questo tipo non possono più essere considerate eventi eccezionali. Clini: «È urgente che l’Italia prenda atto che siamo in una situazione climatica nuova, e occorre aggiornare le mappe di vulnerabilità». Ed è proprio sulla “proposta” di sgomberare le aree a rischio che il quotidiano apre una pagina di dibattito, dove i “no” sembrano prevalere. A porre un freno è il governatore della Sicilia, Lombardo: «La teoria delle nuove case che costerebbero molto meno che rimettere in sicurezza le case crollate trova la resistenza imbattibile dei cittadini». Favorevoli WWF e Legambiente: «La delocalizzazione è una proposta che noi facciamo da sempre. Delocalizzare una struttura è un intervento risolutivo, la messa in sicurezza è invece infinitamente più onerosa».

LA REPUBBLICA dedica all’ennesima sciagura legata al maltempo due pagine interne, la 16 e la 17. “Il sacrificio del piccolo Luca «La felpa rossa si è impigliata e il fango lo ha trascinato via»”. Aveva dieci anni il primogenito di Piera, che è incinta e si è salvata e non sa ancora che suo figlio non ci sia più. È ricoverata per lo shock. Luca Vinci «era cresciuto nelle nostre case, per questo era il bambino di tutti e per questo è come se ognuno di noi avesse perduto un figlio» spiega un’amica-vicina della famiglia. In tutto tre le vittime nel messinese. In un altro pezzo Fabio Tonacci riferisce la nota del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime: «questa tragedia ripropone l’esigenza assoluta di adeguate e costanti politiche di prevenzione». Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini «è urgente aggiornare la mappa di vulnerabilità e in alcuni casi considerare la possibilità di svuotare da attività produttive e residenziali le zone fortemente esposte». Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, da Saponara, punta il dito contro Roma: «A Messina dovevano arrivare 162 milioni di euro per le emergenze passate… ma i fondi sono stati bloccati dalla legge Milleproroghe che li ha vincolati al patto di stabilità».

IL GIORNALE dedica una pagina (la 18) al caso maltempo. “Sono tre i morti a Messina. Lo strazio di una mamma: dov’è il mio piccolo Luca” è il pezzo a cura di Carmine Spadafora. «I morti per la terribile alluvione sono 3, un bambino di 10 anni e padre e figlio. Un costone staccatosi da una collinetta che sovrasta Scarcelli, una frazione di Saponara si è abbattuto sulle case del paese, provocando panico, distruzione e morte. Ma, le cause di questa tragedia sono da ricercare nel dissesto idrogeologico, mai curato, l’incuria e l’abusivismo, fenomeni mai arrestati dalle amministrazioni locali. Tragedie come queste ne avvengono da decenni in quasi tutto il sud: Sicilia, Calabria ma, soprattutto la Campania. Intanto il maltempo ha fatto già 32 vittime in meno di 3 mesi, in tutta Italia. La procura di Messina ha aperto una inchiesta.». 
 
C’è un piccolo richiamo in alto a sinistra, come prima notizia della colonna dei richiami nella prima pagina, oggi molto affollata, del MANIFESTO che titola “Morti nel fango, cronaca di un disastro annunciato” «Sicilia e Calabria flagellate dal maltempo. Tre morti ingoiati dal fango a Saponara, in provincia di Messina, una vittima a Catanzaro. Accade ancora, come due anni fa, in una terra fragile dove manca la prevenzione e si edifica a vantaggio delle nuove lottizzazioni. Dove la messa in sicurezza poteva essere avviata con i fondi stanziati per l’alluvione di Giampilieri del 2009 ma che il governo Berlusconi ha congelato» scrive il testo che rimanda alle pagine 2 e 3 che nella fascia in alto dà i numeri dell’emergenza: “Da settembre a oggi in Italia sono 32 le vittime del dissesto idrogeologico. Manca un piano nazionale di prevenzione. La vergogna dei fondi Fas stanziati per il nubifragio 2009 e bloccati per i limiti del Patto di stabilità”. A cavallo delle due pagine domina una grande foto del disastro, mentre Tonino Perna firma una colonna di commento: “Stress test territoriali, non grandi opere”. Scrive Perna: «(…) Gli eventi estremi di cui tutti ora parlano con padronanza di linguaggio – uragani, tifoni e alle nostre latitudini piogge intense e concentrate alternate a periodi di forte siccità – sono ormai una tragica normalità. Il cambiamento climatico è una verità scientifica e non un’opinione. Di conseguenza, accusare la natura come il Fato è sbagliato e serve solo a nascondere altre responsabilità, umane e politiche. (…) Fare i conti con la normalità degli “eventi estremi” è una necessità che non trova adeguata rispondenza nelle volontà politiche dei governi» e prosegue «Eppure le idee e le competenze per intervenire con successo non mancherebbero. Basterebbe farla finita con le grandi opere per destinare le risorse a un’unica opera di messa in sicurezza del territorio, a carattere nazionale, articolata in tante piccole opere locali sulla base di una scala di priorità, come da tempo propone anche Sbilanciamoci. Ma come si definisce questa scala di priorità? Attraverso degli stress test territoriali, simulando l’impatti di una pioggia intensa su un determinato territorio (…)» e conclude osservando che il non averlo fatto non solo causa tragedie e morti, danni ambientali, ma anche alimenta «l’assistenzialismo statale, ad esempio pagando per anni l’albergo a chi è rimasto senza un tetto. Quello stesso assistenzialismo che a parole si dice di voler combattere».

Interessante pezzo a pagina 29 de IL SOLE 24 ORE sui risvolti economici dei periodici disastri naturali, soprattutto idrogeologici, che colpiscono l’Italia. In particolare per la frana di Messina si dice che servirà (forse) a sbloccare «i finanziamenti per 162 milioni che erano stati stanziati (e non spesi) per l’alluvione di Giampilieri di due ani fa», Monti ha promesso infatti che troverà «nel primo Consiglio dei ministri possibile la soluzione giuridica per rendere disponibili i 162 milioni». Il SOLE poi allarga lo sguardo e riferisce che il ritardo nella prevenzione del rischio idrogeologico «è stato misurato ieri a Roma durante il Water Forum, organizzato da Confindustria e dall’Ambasciata dei Paesi Bassi». I numeri della mancata prevenzione: «Nel ’98 è stato stimato che per la mitigazione del rischio idrogeologico in Italia sarebbero stati necessari 40 miliardi di euro. Dal ’99 al 2010, nonostante questi propositi, la spesa è stata di 3 miliardi». Come contraltare, l’esperienza olandese: «nel delta del Reno, i Paesi Bassi hanno a disposizione un miliardo di euro l’anno» per opere di consolidamento e prevenzione. 

Il richiamo in prima pagina su AVVENIRE parla di “un fiume di fango e di dolore”. La parola d’ordine, da Napolitano ai nuovi ministri Cancellieri (Interno), Clini (Ambiente) e Barca (Coesione territoriale) è “prevenzione”. Per Clini bisogna «prendere in considerazione la possibilità di delocalizzare gli insediamenti abitativi e produttivi» e «aggiornare la mappa della vulnerabilità del nostro territorio». Il Capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha puntato il dito contro il fatto che le spese per emergenze debbano essere autorizzate dal ministro delle Finanze. Intanto, racconta AVVENIRE scorrendo le pagine del Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo, fatto dall’Ispra, dal 2009 l’Italia non spende più un euro per argini, muri di contenimento, insomma per la prevenzione dell’erosione e del crollo del suolo. Nella banca dati ufficiale nel 2010 infatti si contano appena due (!) lavori in esecuzione e di ben 1200 interventi su 1465 non si sa assolutamente nulla. Quel che si sa è che con il decreto 195/2009, lo stesso che voleva istituire la Protezione civile SpA, gli appalti sono stati tutti trasferiti nella mani di commissari straordinari, 20 gran commis che costano 130mila euro l’uno per tre anni. Oltre alla prevenzione, Francesco Napolitano, docente alla Sapienza, spiega che «l’unica soluzione è rendere obbligatorie le assicurazioni, a condizioni agevolate e controllate». Si comincerebbe dalle imprese, per passare poi alle abitazioni private.

Al centro della prima pagina de LA STAMPA la foto del ponte ferroviario crollato a Marcellinara, in Calabria, sotto le frane. Titolo: «Messina, si scava per recuperare i corpi. Occhiello: «Maltempo, la protesta dei siciliani: mobilitazione per Liguria e Toscana, da noi non si fa nulla». Alle pagine 12 e 13 il reportage di Francesco Semprini comincia così: «”Santino dì al macchinista di fermarsi”. L’urlo affannato rimbomba sulla collina di Scarcelli. Immediato il braccio meccanico della ruspa smette di muoversi, mentre un assordante silenzio accompagna la corsa degli uomini dei Vigili del fuoco e della Protezione civile mentre affondano le braccia nel fango per afferrare quel corpicino privo di vita. Sono passate oltre dodici ore dallo tsunami di fango e le squadre di soccorso sono appena riuscite a recuperare il cadavere di Luca Vinci, il bambino di dieci anni travolto in casa dalla frana causata dalle piogge incessanti che nella serata di martedì hanno devastato Saponara, comune di alcune centinaia di anime in provincia di Messina». Nel taglio basso si riferisce del vertice a Messina – «Il ministro Cancellieri sul luogo del disastro “Faremo il necessario”» – e della «rabbia di Giampilieri: “Al nord si mobilitano qui dopo dua anni non è cambiato nulla”».

E inoltre sui giornali di oggi:

CRISI
LA REPUBBLICA – “Allarme Btp, pressing su Monti”: LA REPUBBLICA drammatizza così, in apertura, la crisi aggiungendo nel sommario: “Vertice da Napolitano, Palazzo Chigi accelera. Berlino, invenduti i bund”. Ieri un’altra giornata nera: i rendimenti dei Btp schizzati oltre il 7% e piazza Affari che ha perso il 2,6%. Ad aggravare la situazione, il fatto che ieri l’offerta dei bund tedeschi non è stata accolta benissimo dai mercati (invenduto il 40% dei titoli).

IL MANIFESTO – “Eurobotto” è questo il titolo di apertura del MANIFESTO sopra una foto di Angela Merkel, “Crisi di investimenti e consumi, l’Europa si ferma. Per la prima volta va male l’asta dei bund tedeschi, il 35 per cento resta invenduto. Merkel dice no alle misure di emergenza: niente eurobond, nessuna modifica alle funzioni della Bce” precisa il sommario che rinvia alla pagina 7 che si apre con un titolo emblematico “E anche i Bund fanno flop”.  Alla crisi europea è dedicato anche l’articolo di Galapagos che inizia in prima pagina sotto il titolo “Vicolo cieco” e prosegue a pagina 7 con un secondo titolo “L’Europa allo sbando”. Scrive Galapagos, dopo aver riportato il virgolettato del rapporto previsionale della Commissione sulla crescita europea al palo osserva: «(…) La crescita la si può intendere quantitativa – replicando l’attuale modello di sviluppo – o qualitativa, ovvero con un nuovo modello di sviluppo. Da escludere che si possa rimanere fermi tentando unicamente di tamponare le falle dei conti pubblici con manovre restrittive già abbondantemente varate senza attenzione per gli effetti distributivi (…) Fa veramente pena assistere al dibattito che si sta svolgendo accentuato in questi giorni sugli euro bond. Emerge in tutta la drammaticità il risorgere degli egoismi nazionali (…) Gli ultimi dati macroeconomici, oltre alle previsioni, confermano: l’Europa sta scivolando in una nuova recessione nell’indifferenza delle autorità politiche che, forse, la ritengono una catarsi, una cerimonia di purificazione necessaria, rigeneratrice (…)».

SOLE 24 ORE – Intervento in prima pagina del rettore della Bocconi nonché probabile futuro sottosegretario all’Economia Guido Tabellini. Titolo: «Il re è nudo». Dice: la Germania continua a richiamarci a sanare i conti pubblici, ma anche se questo va fatto, non basta ad arrestare la crisi. Perché? «La sfiducia non riguarda più il singolo Paese, ma l’intera zona euro», risponde Tabellini, «e ormai si è diffusa la convinzione che le fondamenta stesse dell’euro sono viziate da un difetto costitutivo». Anzi, da due: primo, la Bce «può offrire liquidità alle banche in difficoltà, ma non può farlo nei confronti degli Stati dell’euro»; secondo, «la politica monetaria è stata centralizzata, ma la supervisione bancaria è rimasta una competenza nazionale». Conseguenza di ciò è che abbiamo una moneta unica, con 17 mercati bancari e del debito pubblico, che praticano tassi di interesse diversi alla loro clientela. «Una situazione del genere non può durare a lungo», secondo il rettore, perché «il sistema non riesce più a funzionare. È giunto il momento di ammetterlo, dichiarando apertamente che il trattato va rivisto». E la «svolta» per Tabellini sarà tagliare più decisamente i tassi di interesse, ma anche «generalizzare l’acquisto di titoli di Stato».

PACE
AVVENIRE – Carlo Vallauri, storico che ha appena dato alle stampe l’opera in tre volumi “L’arco della pace. Movimenti e istituzioni contro la violenza e per i diritti umani tra Ottocento e Novecento” fa un appello. Per costruire la pace, mettiamo più nozioni sulla cooperazione internazionale e l’educazione alla pace dentro i libri scolastici, che invece danno per scontate le guerre e fanno pochissimi accenni ai movimenti di costruzione della pace.

RENZI
IL GIORNALE – Spazio ad una curiosità sulla partita di ieri tra Milan e Barcellona. In tribuno poco sopra il posto occupato da Silvio Berlusconi è stato inquadrato dalla tv Matteo Renzi, sindaco di Firenze. Adalberto Signore sottolinea l’incontro tra i due che avrebbero avuto anche un  lungo colloquio. Secondo il giornalista, che sottolinea come l’ex premier incontrerà al Ppe in Europa anche Pierferdinando Casini, «si tratta di una sorta di anticipazione di quella grossa coalizione alla tedesca (dal Pd al Pdl, passando per il Terzo Polo) che il leader centrista ha auspicato per la prossima legislatura in un’intervista a Panorama».

RISIKO BANCARIO
SOLE 24 ORE – Bazoli ha vinto: dopo un lungo percorso di confronto e anche scontro, soprattutto con le fondazioni azioniste che avrebbero preferito un successore «interno» a Passera, Bazoli ha scelto il nuovo consigliere delegato del Gruppo IntesaSanPaolo. È Enrico Tomaso Cucchiani, 62 anni, attuale numero uno di Allianz, bocconiano (ancora!) e con curriculum internazionale. Cosa farà? Il SOLE se lo chiede e risponde così: spingerà Intesa a diventare un grande gruppo europeo, essendo lo stesso Cucchiani uomo di solide relazioni con la Germania.

INTEGRAZIONE
LA STAMPA – «Il parco è degradato, lo ricostruisce  il Marocco» è il titolo a pagina 17 sotto l’occhiello «Prove di convivenza». Una storia da Reggio Emilia, dove dal governo nordafricano sono arrivati 50mila euro «per il giardino dei maghrebini». Scrive Valentina Roberto: «Grazie Marocco. Ci andava una mano tesa dal governo di Rabat all’amministrazione comunale di Reggio Emilia per rimettere a posto uno dei parchi cittadini. Dal Nordafrica arriveranno freschi freschi 50 mila euro per riqualificare il degradato Parco delle Paulonie». L’aiuto maghrebino non arriva a caso: «da anni la presenza di cittadini d’origine marocchina è particolarmente consistente proprio in quell’area, e con il tempo quella presenza ha generato problemi d’ordine pubblico e sociale. Il risultato di questo accordo è un’intesa unica in Italia che vede per la prima volta il governo di un Paese dal quale provengono cittadini immigrati, impegnarsi nella riqualificazione urbanistica della città dove essi vivono, studiano e lavorano. “Si chiama Patto di Convivenza – spiega Franco Corradini, assessore comunale alla Coesione e Sicurezza Sociale – ed è frutto di una convenzione tra il Comune di Reggio Emilia , Fondazione Mondinsieme e Stato Nordafricano. Una svolta per la nostra città, ma non solo. Questo modello, infatti, potrebbe diventare un progetto pilota per altre realtà alle prese con problematiche d’integrazione sociale”».

AFRICA
ITALIA OGGI – Nonostante l’aids la popolazione africana continua a crescere. Lo sostiene il pezzo “Nove miliardi di persone nel 2050” dedicato alle proiezioni formulate dall’Onu sulla crescita demografica. Nel continente nero, le stime sostengono che la popolazione potrebbe più che quadruplicare dell’arco di un secolo, passando da 800 milioni  nel 2000 a 3,6 miliardi nel 2100. Un uomo su 3 sarà africano. L’incremento demografico dovrebbe farsi sentire soprattutto nell’africa subsahariana. 

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