Il centro della Gallura è l’unico su cui finora si è provveduto alla stima certa dei danni. In risposta alla tragedia gli imprenditori isolani si stanno mettendo in atto meccanismi di mutuo aiuto originali. Intervosta al presidente regionale di Confartigiananto
Nella sola città di Olbia cento imprese colpite dalla furia del ciclone Cleopatra: sono i dati diffusi da Confartigianato Sardegna. Purtroppo è solo l’inizio di un censimento funesto sull’entità dei danni in seguito all’alluvione della settimana scorsa, che ha messo in ginocchio molti imprenditori dell’isola. I quali però stanno scoprendo –e non era così scontato- l’importanza del mutuo soccorso: una rete di solidarietà tra colleghi che gestiscono diverse attività. È il risvolto positivo della enorme sfiducia della popolazione nei confronti dello Stato e dell’amministrazione centrale. Ne abbiamo parlato con Luca Murgianu,presidente della sede sarda di Confartigianato.
Come procede il censimento delle imprese colpite dall’alluvione?
«Finora abbiamo dati certi solo su Olbia, dove l’alluvione ne ha colpite cento. Molte imprese non hanno ancora fatto sapere in quale condizione si trovano: hanno ancora il fango dentro i capannoni e stanno portando via l’acqua, quindi sono impegnate tutto il giorno a rimettere a posto la propria attività. Alcune solo allagate, altre hanno subito danni ai macchinari. Teniamo conto che tantissime imprese sono a conduzione familiare, quindi in un colpo solo hanno perduto l’abitazione e l’azienda»
Come fate a censire le imprese in nero?
«È un grosso problema perché, essendo quelle imprese irregolari, hanno perso sia l’azienda sia la possibilità di usufruire degli incentivi – che lo Stato, auspicabilmente, prima o poi darà. Si è presentata una situazione simile otto anni fa con l’alluvione in Ogliastra. L’Ente Bilaterale aveva messo a disposizione una grossa cifra. Ebbene, nessuna delle imprese aveva partecipato. Questo perché è avvenuto? Perché la maggior parte non era regolare, poi perché c’è una sfiducia enorme nei confronti dello Stato e dell’amministrazione pubblica. In questi giorni, uguale: non stanno minimamente pensando ai contributi; si stanno auto-aiutando, un auto- welfare motivato dal disincanto nei confronti del governo centrale. Sento quotidianamente i colleghi della Gallura: mi dicono chiaro e tondo che degli aiuti governativi non gliene frega niente. Visto come i politici hanno gestito la situazione in Emilia e in Abruzzo, hanno scelto di fare da sé. Ma c’è appunto un risvolto positivo in tutto questo: si sta innescando un circuito virtuoso. Perfino gli operai dell’Alcoa –che pure di guai ne hanno già abbastanza- hanno affittato un pullman e sono saliti in duecento per dare una mano».
Quanti volontari iscritti a Confartigianato sono impegnati in queste ore?
«Tra gli iscritti in Confartigianato della Gallura almeno trecento persone, che vanno da impresa a impresa a dare l’aiuto che possono. Abbiamo ingegneri, geometri che fanno le valutazioni –perché l’edificio deve risultare a norma se l’azienda vuole riprendere. Complessivamente i volontari in tutta la Sardegna sono almeno quattromila. Tra di loro i ragazzi che la mattina vanno a scuola poi la sera si mettono a disposizione; i cassaintegrati; chi lavora negli uffici pubblici. Insomma, quello che non poteva fare la Protezione Civile lo ha fatto la gente comune, in modo gratuito».
Si parla giustamente dei danni in Gallura, meno di una zona flagellata come il Nuorese
«La provincia più colpita è proprio quella del nuorese -che è montuosa, quindi il problema della viabilità è grave anche senza alluvione. Ora si è aggiunta questa drammatica tegola in testa del ciclone. Le industrie del marmo di Orosei sono completamente sommerse dal fango. Non tutti sanno che per lavorare il marmo sono necessari grandi macchinari: dovranno essere completamente smontati, non sarà un’operazione semplice».
Poi c’è l’Oristanese e il Medio Campidano
«Ci ha chiamato un collega da Cagliari: al conteggio dobbiamo aggiungere altre tre imprese tra San Gavino e il circondario».
C’è chi sta speculando sulla tragedia tra i commercianti?
«Purtroppo sì. Un negozio alle porte di Olbia in particolare ci ha già provato: il giorno prima dell’alluvione vendeva gli stivali in gomma a sei euro, il giorno dopo a 69 , tanto che è stato necessario trasportarli da Cagliari»
A livello nazionale ci sono politici che stanno mostrando una particolare sensibilità?
«Ci fa molto piacere l’attenzione di Lello di Gioia, presidente della Commissione parlamentare per il controllo dell’inps e dell’Inail. L’ho sollecitato, gli ho fatto presente che la situazione è veramente grave. Prontamente, mi ha risposto che tra pochi giorni arriverà ad Olbia con la Commissione. Ha promesso che l’Inail metterà a disposizione 30 milioni, insieme a una serie di sgravi fiscali.
Facendo una stima complessiva dei danni alle imprese, a quanto ammontano?
«Circa un miliardo di euro. Il problema è che le imprese bisogna farle ripartire subito: la politica parla di stanziamenti nel giro di quattro mesi, ma in quattro mesi siamo già ad aprile, ovvero nella stagione in cui arrivano i primi turisti. Bisogna essere più celeri».
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