Non profit

All’ora di matematica, nessuno in cattedra

Un paradosso dell'anno appena iniziato

di Daniele Biella

Non si trovano professori. Soprattutto al Nord. Così per molte classi le prime settimane sono state perse. In particolare alle medie: Come si può rimediare? Qualcuno ha un’idea…
Povera matematica, non la vuole insegnare più nessuno. O meglio, non si trova chi la insegni. È quello che avviene con sempre maggiore frequenza nella scuola media italiana: un’epidemia che in questo inizio d’anno scolastico ha raggiunto tempi record, con cattedre vuote (in attesa di assegnazione) anche tre settimane dopo l’inizio della scuola, con conseguente disagio per migliaia di studenti.
Succede in tutta Italia, ma i picchi, una volta tanto, si ritrovano nel popoloso Nord. Il caso di Milano e provincia fa scuola: «Sui 173 posti disponibili al primo settembre 2010, 29 sono stati coperti dal ministero con assunzioni, 49 con supplenze di docenti iscritti nelle graduatorie a esaurimento (quelle bloccate nel 2007 dall’allora ministro Fioroni nel tentativo di eliminare il precariato ma che oggi, complice anche la scomparsa della Sis, la scuola di abilitazione, contribuiscono a far lievitare il numero di nuovi precari neolaureati), il resto, ben 95, sono rimaste vacanti a scuola iniziata e quindi assegnate dai presidi a personale con titolo di studio ma non abilitato», spiega Rita Frigerio, responsabile Cisl scuola Milano. Molti degli iscritti in graduatoria hanno rifiutato il posto: «Visti i ritardi nelle nomine, avevano già trovato un’altra assegnazione, magari alle superiori», pur di trovare dove insegnare. Alla fine, comunque, buchi d’organico coperti e lezioni garantite, «ma il problema sarà sempre più grave, il numero di chi aspira a insegnare matematica e altre materie scientifiche è in progressiva diminuzione», avverte Gianni Manuzio, segretario nazionale Cisl scuola. La ragione? «La maggiore gamma di opportunità che si trova davanti un laureato in queste materie: cerca un impiego più sicuro e appagante a livello remunerativo, la scuola è l’ultima scelta». Meno male che ci sono loro, gli “aspiranti precari”, come li chiama lo stesso Manuzio: docenti di ogni età (vedi l’intervista al “prof per forza” Carlo Rapetti) che «lavorano senza prospettive perché sanno già che non potranno essere confermati», sottolinea il sindacalista.
«La vera vittima di questa situazione è la continuità didattica», afferma Walter Maraschini, presidente dell’Anim – Associazione nazionale insegnanti di matematica. «A rimetterci sono gli alunni che, in assenza di standard univoci, escono frastornati dalla diversa impostazione che ogni professore sceglie di dare alla materia, dato che alle medie si può insegnare matematica anche con altre lauree, come biologia o geologia», spiega Maraschini. La mancanza di formazione può incidere sulla qualità: «Tutto dipende dalle capacità di programmazione didattica del singolo docente, ci saranno studenti più “fortunati”, altri meno». Un problema che desta preoccupazione in particolare nelle realtà periferiche, «le quali rimangono scoperte più a lungo», e che rischia di declassare il far di conto a materia secondaria nel ciclo scolastico più delicato. «Una soluzione provvisoria ci sarebbe, ovvero potenziare il raccordo formativo tra insegnanti che vanno e vengono», propone il presidente Anim, «ma questo comporterebbe una spesa che oggi il sistema scolastico non prevede, dato che la preoccupazione è solo di ridurre i costi». Scelta legittima? «È una visione a breve termine: il risparmio di oggi si pagherà tra qualche anno, in termini culturali».


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