Sostenibilità

Allevamenti-lager: e se le vittime non fossero solo i polli?

Oxfam America pubblica un rapporto in cui alza il velo sulle condizioni dei lavoratori dell'industria avicola. Sfruttati, non curati, pagati pochissimo. Il tutto in nome di una produzione a basso costo che non danneggia solo la salute

di Gabriella Meroni

Si pensa alla catena di montaggio degli allevamenti di polli, e il pensiero corre subito ai poveri pulcini selezionati, buttati nel tritacarne ancora vivi se difettosi o avviati senza complimenti al macello. Pochi però pensano che le altre vittime di questi allevamenti intensivi sono i lavoratori, a difesa dei quali Oxfam ha presentato negli USA un dettagliato rapporto che alza il velo su un mondo di sfruttamento senza scrupoli del lavoro.
Ecco le cifre. In base al documento Lives on the line. The human cost of cheap chicken, l'industria alimentare del pollame negli Stati Uniti impiega circa 250mila lavoratori, la maggior parte dei quali di colore, immigrati o rifugiati, e molte donne. Il valore degli stipendi di questi lavoratori è diminuito del 40 per cento dal 1980, mentre la velocità della linea di trasformazione è due volte più veloce ora rispetto al 1979. Non basta. Oxfam ha anche analizzato rapporti governativi, libri e pubblicazioni mediche per indagare gli impatti economici della produzione avicola sui lavoratori e delle comunità, scoprendo costi sociali elevati quali la scarsa sicurezza dei lavoratori, infortuni sul lavoro, malattie croniche. I lavoratori del settore, intervistati in modo anonimo dalla ong, hanno riferito di infortuni e ferite non curate o non trattate in modo corretto per mantenere le linee di produzione in movimento. Altri diritti di base dei lavoratori, come le pause per andare in bagno o le protezioni contro gli ingranaggi, sarebbero sistematicamente non applicati.
Sempre secondo il rapporto, su ogni dollaro speso per i famosi McNugget di McDonald's, solo due centesimi vanno ai lavoratori dello stabilimento che appendono, tagliano, congelano e confezionano la carne per le crocchette. Un altro problema è rappresentato dallo scandaloso divario salariale il presidente e CEO di Tyson Foods, per esempio, ha guadagnato oltre 12 milioni di dollari nel 2014, ovvero 550 volte quello che pecepisce un lavoratore medio della sua industria.

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