Welfare

Allenare l’innovazione

di Flaviano Zandonai

Vediamo come va. E’ un azzardo dell’ultimo minuto ma abbiamo voluto provarci. Stesera porteremo 25 imprenditori sociali al museo Mart di Rovereto per un workshop di lateral thinking. Una fruizione guidata e interattiva di opere d’arte moderna e contemporanea per stimolare il pensiero divergente, quello che consente di rompere gli schemi e di generare innovazione. In molti sostengono questo punto punto di vista, in primis il professor Pierlugi Sacco, e quindi abbiamo approfittato della vicinanza del museo e di una mostra temporanea davvero particolare che si intitola “ti tengo d’occhio” e che consente di guardare a distanza ravvicinatissima sei opere della collezione interna: De Chirico, Carrà, il grande Melotti.


Un’occasione da non perdere. Soprattutto per imprenditori sociali che sono alle prese non con l’avvio di nuove iniziative, ma con la rigenerazione di imprese esistenti. Ricche di cultura, sapere, esperienza, ma anche di formidabili ostacoli al cambiamento rappresentati da routine di servizio che sono state codificate e ricodificate dai meccanismi burocratici delle gare d’appalto, degli accreditamenti, delle certificazioni. Un incrementalismo spinto che oggi risulta asfitticco rispetto ad esigenze di cambiamento sistemico. E se a questo aggiungiamo una tendenza alla chiusura in contesti di relazioni che della ricchezza e varietà degli ecosistemi di innovazione hanno ben poco, la frittata è fatta.

Ci proviamo quindi. Non che l’innovazione si faccia attraverso queste performance. Serve duro lavoro sul campo, capacità di interlocuzione e di leadership di un cambiamento dagli esiti incerti. Un’innovazione che procede comunque per via dialogica come si è più spesso ripetuto – piuttosto sorprendentemente – nell’ambito del corso di formazione che ha ispirato questa visita. Ma la capacità di dialogo ha bisogno di un innesco. Di un “tic” (o un più startupparo “tac”) che speriamo di far scattare stasera…

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