Non profit

Allegria! Anche io adesso sono buono

L’associazione “Raggio di luce” nasce per risolvere ogni anno una situazione di bisogno. Dove Daniela Zuccoli ha scoperto la fede e il desiderio di fare del bene.

di Gabriella Meroni

«Amici della Rosetta, allegriaaa!» Incredibile Mike. Entra nel ristorante gremito di persone e subito lancia il suo grido di battaglia. Otto ore filate di registrazione della sua ?Ruota della fortuna? non l?hanno stancato, e adesso è già pronto per il suo nuovo impegno: battitore d?asta per beneficenza. L?occasione è speciale: siamo al ristorante Rosetta, nella Bassa cremonese, per il debutto ufficiale dell?associazione ?Raggio di luce?, voluta e fondata dalla moglie di Mike Bongiorno, Daniela Zuccoli, poco meno di un anno fa. Scopo generale: riunire tutte le persone che si riconoscono nei valori spirituali comuni alle principali religioni del mondo e risolvere un caso di bisogno all?anno. Scopo immediato: costruire un asilo per bimbi abbandonati a Medjugorje, il paese della Bosnia in cui da 18 anni la Madonna appare a sei ragazzi del luogo. Daniela Bongiorno ci è andata in pellegrinaggio nel giugno del ?97 con i due figli maggiori, Michele detto Micky, 25 anni, e Niccolò, di 22. E da quel viaggio in poi non è stata più la stessa. Ha abbandonato definitivamente la moda per dedicarsi «alla solidarietà e alla preghiera», sostenuta dal medico e sensitivo Giulio Ancona, fondatore insieme a lei di ?Raggio di luce?. Con la casa di produzione del marito, la Bongiorno Production, ha in cantiere alcuni documentari spirituali, «sul desiderio di Dio che c?è in tutti noi». «La fede l?avevamo anche prima» ci racconta Niccolò, il più simile fisicamente alla madre, mentre l?altro figlio è il ritratto di suo padre, anche nell?algida freddezza con cui tiene a distanza gli ospiti della serata. «Ma lì, a Medjugorje, si respira un?aria diversa» riflette. «Più… spirituale. C?è qualcosa, sì, c?è qualcosa». Soprattutto c?è bisogno di aiuto. Medjugorje si è trasformata in questi anni in una sorta di rifugio per orfani, vittime della guerra che ha insanguinato il resto della Bosnia, ex tossicodipendenti, persone senza fissa dimora. E di conseguenza vi sono sorte molte case di accoglienza di vari ordini religiosi. L?asilo che Daniela Bongiorno vuole costruire qui si chiamerà ?Villaggio della Madre? e ospiterà circa 40 bambini. All?associazione ?Raggio di luce? il compito di raccogliere i fondi necessari. «È il nostro debutto in società» dice Daniela, emozionata, prima di mettersi a tavola. «Questa è la prima di una serie di cene che vogliamo organizzare per sensibilizzare le persone su questa causa. Se tutto andrà bene, con un appuntamento al mese in otto o nove mesi ce la dovremmo fare». Alla fine della serata, però, a ben guardare il risultato della vendita all?incanto, la signora Daniela dovrà forse rivedere i suoi conti. Sulla sua ?conversione?, comunque, gli stessi fedeli di Medjugorje non hanno dubbi. Daniela è una di loro, ormai. L?hanno incontrata al santuario, l?hanno vista pregare. E un po? sono venuti anche per lei, per contribuire alla raccolta fondi che ha voluto così fortemente. Ma l?asta può attendere, prima deve intervenire l?altro ospite della serata, Jakov Colo, uno dei sei veggenti di Medjugorje. «Ringrazio la Madonna perché siete qui», esordisce. «Grazie a nome del nostro paese e dei nostri bambini». Daniela gli siede accanto al tavolo dei vip, mentre parla annuisce, alla fine gli sussurra ?bravo?. Dai tavoli vicini si alza un applauso: sono gli amici di Jakov a riempire per metà la sala, che in tutto contiene più di 150 persone. Per diramare gli inviti sono perfino apparsi degli annunci sui giornali locali, l?Ansa ha battuto la notizia una settimana prima. Ma il vero tam tam l?hanno fatto i tanti appartenenti ai gruppi di preghiera di Medjugorje sparsi per l?Italia, che seguono tutti gli spostamenti di Jakov e degli altri veggenti. Alcuni sono arrivati apposta da Ravenna, una signora perfino da Montecarlo. Dove, tra l?altro, Mike e signora hanno la residenza da anni. Istancabile Mike. Stasera non è venuto solo. Ha convinto qualche amico a seguirlo: Fausto Leali («il primo cantante moderno degli anni Sessanta»), la valletta della ?Ruota?, Miriana Trevisan (subito reclutata per l?asta: «Tu dai un bacio al vincitore, al resto penso io»), il fratello di Stefano Casiraghi, Vittorio (che si distingue per le offerte generose) e la vera star locale, il televenditore Roberto da Crema («ho imparato tutto da lui», dichiara Mike in un eccesso di modestia). Ma ecco che comincia l?asta, e si capisce la vera anima da uomo-marketing di Mike: donatori degli oggetti sono infatti gli sponsor delle sue trasmissioni tv, dalle pellicce alle pentole ai prosciutti. Inutile dire che gli articoli vanno via con facilità, anche perché è lo stesso Mike a proporli a prezzi clamorosamente stracciati. «Sono stata io a convincere mio marito a impegnarsi per l?associazione» riprende Daniela Zuccoli. «Anche se non è venuto a Medjugorje con me, sono felice che non si tiri indietro in queste occasioni». In effetti, vedere Mike pubblicamente impegnato in attività solidali è una novità. Ma lui sembra aver preso sul serio l?impegno. Se n?erano già accorti, ad esempio, i migliaia di partecipanti alla Convention milanese del volontariato del 24 gennaio scorso, che l?avevano visto comparire in tribuna al termine dei lavori, davanti al sindaco Albertini, a presentare l?attività di ?Raggio di luce?. Che importa se poco prima, il 6 gennaio, lo stesso Mike aveva ricevuto una seria censura da parte degli ambientalisti, avendo distrutto un?area verde del centro di Busto Arsizio, sede di ?Raggio di luce?, per fare posto a una serie di box? In quella occasione si era aggiudicato tra i fischi il poco solidale premio ?Attila il distruttore?. Ma stasera gli applausi sono tutti per lui, e uno dopo l?altro gli oggetti venduti si ammassano sul tavolo centrale, su cui troneggia una statua in gesso della Madonna. Incontentabile Mike. È riuscito a raggranellare più di dieci milioni, aggiudicando una litografia di De Chirico per 5 milioni e mezzo, ma non è soddisfatto. Si vede che avrebbe voluto fare di più. Dal tavolo degli amici di Jakov qualcuno scuote la testa. «Ma quanto devono raccogliere per costruire l?asilo?» chiede la signora Annalisa, venuta apposta da Ravenna con il marito Mario. «Centocinquanta milioni» risponde fra? Antonio, che è di Bergamo e si definisce ?padre spirituale? di Jakov. «Ma non poteva tirarli fuori Mike e buonanotte?» si inserisce un?altra signora. Al tavolo nessuno sa, oppure osa, rispondere. E mentre i fotografi bombardano di flash la famiglia Bongiorno riunita attorno alla statua di gesso, Annalisa si lascia sfuggire: «Bella la pelliccia. Se fosse costata qualcosina in meno…». L?opinione di don Vinicio Albanesi Giudicheremo i frutti Il legame tra personaggi famosi e solidarietà? Ormai è una necessità, dobbiamo ammetterlo, specialmente negli ultimi anni. È finito infatti il tempo in cui si riuscivano a comunicare iniziative e buone cause con il passa parola e i ciclostile. Oggi purtroppo se non si ?arruolano? i grandi personaggi molte attività non riescono a partire, o almeno non con la sola forza delle idee. La gente è inondata da troppi messaggi, forse, o forse non è più attenta come qualche anno fa. E allora via con la caccia al grande nome. Ma adesso pare che anche i personaggi famosi si siano stancati di fare da testimonial e vogliano scendere in campo da soli nella solidarietà, con proprie associazioni e iniziative. Io non sono contrario, ma ho due preoccupazioni fondamentali: primo, che tutte le raccolte fondi e i progetti vari sponsorizzati dai divi servano davvero a chi sono diretti, e non a chi li promuove, né come ritorno d?immagine né come pubblicità; secondo, che si risolvano i problemi veri, quelli dei poveri, degli emarginati, cioè coloro che hanno veramente bisogno della solidarietà di chi può. Se si riesce a dare una mano a chi sta male, allora va tutto bene. Giudichiamoli dai loro frutti, come dice il Vangelo. L?intervento di Giusi Ferré Troppi miliardari col piattino La schiera dei vip che si dedicano alla beneficenza è enorme e si ingrossa sempre più, ormai stiamo assistendo a una tendenza incontrollata e incontrollabile. Su questo non si discute. Se poi vogliamo cercare di capire le ragioni del fenomeno, allora le cose non sono più così chiare. Da una parte credo ci sia un desiderio di emulazione dei soliti americani: negli Stati Uniti, infatti, con tutte le fondazioni che hanno, organizzare serate di beneficenza a cui partecipano personaggi famosi è normale, la gente ci è abituata, e si riesce a raccogliere magari un milione di dollari in una serata. È un fenomeno di moda ormai da anni, arrivato qui con il consueto ritardo. C?è poi anche un desiderio se non di pubblicità – perché in alcuni casi, come quello di Mike Bongiorno, non ce n?è bisogno – sicuramente di vanità, di ostentazione. È come se il vip, straricco e oberato di contratti miliardari, volesse far vedere che ebbene sì, guadagna, ma fa anche tanto bene al prossimo. La domanda che mi faccio è un?altra: perché se hanno tanti soldi non fanno direttamente una bella donazione a qualche associazione già presente e attiva? Ce ne sono tante, serie e sagge, a cui appoggiarsi. Mi viene il dubbio che questo atteggiamento individualistico, per cui si mette in piedi un?associazione intitolata al proprio nome, nasconda un po? di diffidenza. E poi, diciamocelo: è proprio necessario far sapere a tutti che si fa della beneficenza? Bisogna per forza fare comunicati stampa e passaggi televisivi? Io so di personaggi molto famosi che donano ambulanze agli ospedali nel più assoluto anonimato.Che siano da apprezzare di più? A volte, dico la verità, quando vedo uno di questi stramiliardari che vanno in giro a chiedere le centomila lire mi verrebbe da dargli due schiaffi, poi penso che è sempre meglio che usino i soldi così invece che per comprarsi l?ennesima pelliccia o l?ultima borsa coccodrillata. Se riescono davvero a fare qualcosa di costruttivo, quindi, ben venga. Basta che ci sia qualcuno che si prenda la briga di controllare poi che tutto vada a buon fine. Perché altrimenti…


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