Cultura

«Alle nostre figlie insegniamo che non occorre essere perfette in tutto»

Rossella Migliaccio è testimonial della campagna "Mamma per la Vita" di AiBi: «Fare la madre è un “lavoro” complesso e faticoso: si pensa che si “nasca” madri, ma la verità è che lo si diventa giorno dopo giorno ed errore dopo errore. Aiutare e accompagnare le madri in difficoltà significa crescere generazioni di bambini più felici, fa bene alle singole persone ma anche a tutta la comunità»

di Sara De Carli

Imprenditrice, autrice di "Armocromia" ed esperta di immagine, Rossella Migliaccio è la testimonial della campagna “Mamma per la vita” di AiBi. Una linea di merchandising dedicata – una t-shirt, una tazza, una shopping bag illustrate ad hoc – sono disponibili per tutto il mese di maggio sul sito della Fondazione. I fondi raccolti andranno a sostegno di “Fame di Mamma”, la campagna di Amici dei Bambini e della cooperativa AIBC per garantire a ogni bambino una vita in famiglia e a ogni mamma o famiglia in difficoltà un adeguato accompagnamento. L’iniziativa in particolare punta a raccogliere fondi per l’acquisto di un pulmino necessario alla Family House di AiBi, nella periferia sud di Milano, per proseguire nella sua opera di sostegno alle mamme in situazione di fragilità accolte insieme ai loro bambini.

«Passiamo il tempo alla ricerca della perfezione fuori di noi, sentendoci sempre “non abbastanza”. E invece il segreto per essere e sentirci speciali è a portata di mano e non lo conosciamo»: usa queste parole per presentare il suo libro e il suo lavoro. Non vale solo per la propria immagine. Come mamme ci sentiamo spesso inadeguate e non abbastanza: rispetto alle aspettative sociali, rispetto ai bisogni dei figli, rispetto agli obiettivi lavorativi, rispetto alla forma fisica, rispetto alla relazione di coppia… Lei incontra tante donne: siamo davvero schiacciate dal “non abbastanza” o stiamo imparando a far pace con noi stesse?
Che si tratti di una giovane single o una mamma lavoratrice, le donne hanno questa sensazione innata di dover spingere se stesse a fare tutto. E con “tutto” intendo ogni obiettivo che si sono prefissate, il che spesso è quasi impossibile. Vedo le mie amiche farlo quotidianamente: gestire aziende, affrontare la vita familiare, e tenere tutto sotto controllo. Talvolta si pensa che sia il nostro istinto naturale di donne a spingerci a voler lavorare sodo ed essere tutto per tutti, perchè prendiamo sul serio i nostri ruoli di Wonder Woman. Tuttavia, credo anche che la società ci abbia portato a credere che dobbiamo metterci alla prova e lavorare più duramente di chiunque altro per ottenere la credibilità e il riconoscimento che meritiamo: dobbiamo essere belle, ma anche intelligenti, preparate ma gentili, materne ma indipendenti… Credo che la strada per diminuire la pressione che anche noi stesse applichiamo sia ancora lunga e passi anche attraverso ciò che insegniamo ai nostri figli, soprattutto alle bambine: non occorre essere perfette in tutto.

Lei sembra voler mettere un po’ di leggerezza e semplicità in questo naturale e legittimo desiderio di piacere e di piacersi, rendendo più “a portata di mano” la bellezza: non la perfezione ideale ma il valorizzare le proprie caratteristiche. Pensa che valga non solo per la propria immagine ma anche per noi tutte “mamme imperfette”?
Certamente: le persone sono entità complesse e piene di sfaccettature, sono soggette al tempo, alla natura, ai sentimenti… questo non esclude le madri: da un lato impariamo a normalizzare che anche la mamma può essere imperfetta e avere bisogno di aiuto, dall’altro impariamo a chiedere aiuto se ne abbiamo bisogno, evitando di sovraccaricarci di compiti per rincorrere un ideale di perfezione che non esiste sul piano fisico né tantomeno su quello dei ruoli.

«Mia madre ha scelto il mio nome dopo aver visto Via col Vento: ottimista e determinata come la mia eroina, penso che domani sia sempre un altro giorno», ha raccontato. Le mamme accolte e supportate dai progetti di AiBi sono mamme che hanno incontrato la fragilità sulla loro strada, imperfette anche loro, ma anche loro con il diritto di avere un’occasione di riscatto, di miglioramento, di poter dire “domani è un altro giorno”. Perché ha scelto di dare il suo contributo ai percorsi e ai servizi proposti da AiBi alle mamme in difficoltà?
Fare la madre è un “lavoro” complesso e faticoso: si pensa che si “nasca” madri, ma la verità è che lo si diventa giorno dopo giorno ed errore dopo errore. Anche io, in quanto madre, so di commettere sbagli talvolta, ma sono felice di avere la possibilità giorno per giorno di rimediare e migliorare: perché dunque non dare la stessa opportunità a tutte le madri? Aiutare e accompagnare le madri in difficoltà aiuta anche a dare loro gli strumenti per crescere generazioni di bambini più felici e migliori di noi, fa bene alle singole persone ma anche a tutta la comunità.

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